“Le indagini sono sacrosante, abbiamo fiducia nell’operato della magistratura ed è giusto che chi sbaglia paghi, ma la stessa profusione e l’impegno, anche finanziario, vengano impiegati al servizio della stragrande maggioranza dei produttori italiani e nella promozione di quanti lavorano correttamente e fanno della qualità la loro filosofia produttiva”. Così il presidente delle Città del Vino, Valentino Valentini, sull’inchiesta dei 70 milioni di litri di vino “inquinato”, l’associazione dei comuni ad alta vocazione vitivinicola nata all’indomani dell’ “era metanolo” per esaltare valore, peculiarità e ricchezze del territorio ”.
“La lezione del metanolo forse non è bastata! Abbiamo impiegato 20 anni, dopo il metanolo, per rimettere in sesto l’immagine del vino italiano e della sua qualità ed oggi le inchieste e gli scandali rischiano di farci ripiombare nuovamente in quel periodo. Per colpa di una microscopica percentuale di approfittatori, il mondo del vino corre il rischio di ripiombare in una situazione anologa e di caduta di credibilità nel mondo, costruita faticosamente negli anni”.
“Serve - commenta Valentino Valentini, presidente delle Città del Vino - uno sforzo comune da parte di organizzazioni, imprese, istituzioni, ma anche da parte della stessa magistratura affinchè l’immagine di un importante settore del “made in Italy”, come il vino, non venga nuovamente inquinato agli occhi del mondo da parte di pochi approfittatori”.
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