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Sondaggio WineNews/Vinum - Partire alla volta delle Langhe, Chianti Classico o Montalcino, con in tasca un budget di 200 euro: ecco il week-end ideale dell’enoturista. Il paesaggio “entra” in bottiglia e diventa elemento del potere evocativo del vino

Gli elementi indispensabili per un perfetto week-end all’insegna del buon bere? Le Langhe, il Chianti Classico o Montalcino come destinazione, un budget medio di 200 euro a testa, il desiderio e la curiosità di scoprire o riscoprire le cantine del territorio. Parola degli enonauti - ovvero appassionati al mondo del vino e di Internet - che hanno risposto al sondaggio di www.winenews.it, uno dei siti di comunicazione sul vino più cliccati d’Italia, condotto su 18.850 persone (con risposte da 1.930), realizzato per conto dell’associazione Go Wine per Vinum 2008 (Alba 25/27 aprile - 1/4 maggio), uno degli eventi enoici più interessanti che si tengono in Piemonte(www.gowinet.it).

Gli eno-appassionati che partono per un “fine settimana” nei grandi territori del vino considerano il vino un elemento centrale del loro viaggio, ma non l’unico; nella scelta delle loro destinazioni sono guidati soprattutto dalla ricerca personale e dalla fama dei produttori, non disdegnano il passaparola, Internet e una limitata influenza dei media specializzati; per questa mini-vacanza sono disposti a spendere, in media, dai 150 ai 250 euro, dimostrando grande oculatezza, senza per questo rinunciare all’acquisto di “buone” bottiglie; sanno riconoscere la qualità dell’accoglienza e del contesto che visitano, considerando la bellezza del paesaggio capace di influire sulla percezione qualitativa di un vino; bocciano senza appello l’offerta enoturistica, giudicandola ancora episodica e improvvisata.

Variegato il profilo che emerge dal sondaggio-inchiesta, fin dall’identikit dell’enoturista medio: in assoluta maggioranza maschio, nel 27% dei casi dichiara un’età compresa tra i 35-45 (percentuale identica per chi dichiara un’età fra i 45 e 55 anni), nel 25% un’età tra i 25 e i 34 anni; è del 14% la percentuale di enoturisti con un’età di oltre 55 anni. Solo il 7% del campione rappresenta la giovane generazione dell’enoturista, con un’età compresa tra i 18 e i 24 anni. La regione di provenienza degli enoturisti è nel 35% dei casi la Lombardia, nel 28% la Toscana, nel 15% l’Emilia Romagna, nel 12% la Campania, nel 5% Lazio, Umbria e Veneto, nel 3% il Piemonte e nel 2% dei casi l’Abruzzo, il Friuli, la Sicilia e il Trentino.

Il 34% degli enoturisti italiani dichiarano una disponibilità di spesa, a persona, per un classico weekend enoturistico tutto compreso (trasporto, soggiorno, musei, enogastronomia ...) da 200 a 250 euro; tanti anche quelli che dispongono di un budget da 150 a 200 euro (29%), da 250 a 500 euro (23%), da 100 a 150 euro (12%); solo il 2% del campione intervistato può contare su oltre 500 euro. Un orientamento alla spesa tendenzialmente oculato, dove sembra però evidente la presa d’atto del complessivo e generalizzato aumento medio dei prezzi. Ma al di là della portata dei rincari generalizzati, il 42% del campione dichiara di aver aumentato negli ultimi tre anni la propria spesa in vino e a favore di viaggi enoici, mentre il 38% dichiara di aver mantenuto questa spesa costante e il 20% di averla diminuita.

Non stupisce, poi, il fatto che il vino rappresenti l’elemento principale che stimola il viaggio nelle terre dove viene prodotto: per il 53% degli enonauti il vino è centrale nella scelta dell’itinerario da intraprendere, fondamentale per il 32%, complementare per il 10% e marginale solo per il 5% degli intervistati. Dal punto di vista dell’influenza sulla scelta della destinazione da visitare, sembra privilegiata l’autonomia: il 37% sceglie in base ad un mix all’insegna della soggettività, che prevede curiosità, spirito di ricerca, desideri personali, ma anche la concentrazione di produttori famosi che il territorio prescelto offre; il 30% del campione si lascia influenzare dal passaparola, il 23% da Internet; solo il 5% si affida alla casualità e nella medesima percentuale alla pubblicità. L’influenza dei mezzi di informazione specializzati risulta media per il 40% del campione, poca per il 30%, molta per il 18% e nulla per il 12%.

Il campione sondato, in fatto di preferenze territoriali, ha stilato una sorta di classifica delle regioni preferite, distinta da una più circoscritta dedicata ai territori del vino in senso stretto: nella prima il 38%, decreta la propria preferenza alla Toscana, al Piemonte (30%), all’Alto Adige, Trentino, Umbria e Friuli appaiate al terzo posto (12% delle indicazioni), seguite da Veneto e Sicilia (10%), Sardegna e Abruzzo (8%), Lazio, Puglia e Marche (2%). Nella seconda classifica, dedicata ai “distretti” del vino, in testa fra le mete più gettonate troviamo le Langhe (40%), il Chianti Classico (25%), Montalcino e la Borgogna (15%), la Franciacorta (10%), Montefalco (8%), Collio, Bolgheri e Champagne (2%).

Una classifica da cui emerge un dato sintomatico: Borgogna e Champagne non sono più percepite come luoghi “impossibili”; un ampliamento “fuori confine” delle mete enoiche concretamente raggiungibili che dipende non solo dalla sempre maggiore offerta, per esempio, di voli low-cost, ma anche da una concorrenzialità maggiormente aggressiva dei prezzi e dei servizi praticati all’estero.

Nell’immaginario degli enoturisti l’associazione mentale più immediata al turismo del vino è quella dei prodotti tipici (30%), naturalmente delle cantine storiche (22%), della ristorazione (18%), di natura e relax (15%), degli eventi/manifestazioni che nei territori del vino si svolgono (5%), delle attrattive culturali (4%), dell’artigianato (3%), delle cantine firmate dai grandi architetti (2%) e, infine, della presenza di hotellerie e wellness (1%).

Il vino, invece, che viene immediatamente ricondotto al suo territorio d’origine, dal campione è il Barolo (30%), seguito dal Chianti Classico (22%), dal Brunello di Montalcino (18%), dal Chianti (10%), dal Taurasi (8%), dal Franciacorta e dal Sagrantino di Montefalco (5%), dal Nobile di Montepulciano, Nero d’Avola di Sicilia, Amarone della Valpolicella e Sfurzat della Valtellina (4%), e, infine, dai vini di Bolgheri, dal Prosecco, dal Barbaresco e da quelli di Borgogna (3%).

Sempre in tema di associazioni mentali, per il 77% dei “sondati”, la bellezza del paesaggio influisce direttamente sulla percezione della qualità di un vino: un segnale inequivocabile di quanto il paesaggio sia “entrato” ormai nella bottiglia, assumendo quel ruolo evocativo necessario e determinante a completare il valore aggiunto che da sempre accompagna un vino, uno dei pochi oggetti di consumo capaci di regalare un’atmosfera o un’emozione particolare.

Ma coloro che vanno alla scoperta dei territori del vino, non solo arrivano, guardano e assaggiano vino: nella stragrande maggioranza (90%), tornano a casa anche con una piccola scorta di bottiglie; per almeno tre “pezzi” da mettere in collezione, o da bere con gli amici a cena nei giorni seguenti, i turisti del vino sono disposti a spendere da 45 a 60 euro (nel 33% degli intervistati), da 30 a 45 euro (27%), da 60 a 90 euro (18%), da 15 a 30 euro (12%); oltre la soglia dei 90 euro, si spinge solo il 10%.

Nel sondaggio, condotto da www.winenews.it, non manca anche un dato di segno negativo: l’offerta del turismo del vino, secondo l’80%, è attualmente in Italia caratterizzata da improvvisazione, individualismo ed episodicità. Un po’ meglio per quanto riguarda il giudizio sull’accoglienza offerta dalle cantine (in termini di accessibilità, orari, servizi e cura del turista): è buona per il 40% degli intervistati, sufficiente per il 30%, scarsa per il 25% ed eccellente solo per il 5%. Un bilancio sconfortante che dà corpo a non pochi problemi, ancora lontano dalla loro soluzione come, per esempio, la mancanza di una logica di sistema per il turismo del vino o l’assenza di una necessaria sinergia fra aziende, operatori turistici, istituzioni ed enti locali. Al tirar delle somme, siamo, insomma, lontani anni luce dai modelli francese e americano che hanno dimostrato sul terreno e nel tempo un’efficacia a tutta prova.

Ma chi sono gli enonauti di www.winenews.it? Ecco il loro identikit: prevalentemente maschi (82%), il 54% di loro ha un’età compresa fra i 30 e i 45 anni; hanno un elevato titolo di studio (l’85% ha conseguito il diploma di scuola media superiore o la laurea), godono di un buono/ottimo livello socio-economico (imprenditore, bancario, avvocato, commercialista, ingegnere, medico, agente di commercio, architetto, commerciante …).

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