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IN LEGNO, TARTARUGA, OSSO, MADREPERLA, CORNO, EBANO, AVORIO, ARGENTO, OTTONE ... LA CAVATAPPI MANIA DILAGA E CONTAGIA NON SOLO GLI ENOAPPASSIONATI MA ANCHE I CULTORI DELL’ARTE: IN PIEMONTE, A BAROLO, RIAPRE IL MUSEO DEI CAVATAPPI

Italia
Un mini cavatappi

Degustare una bella bottiglia di vino rappresenta un rito vero e proprio che inizia con la stappatura. I cultori autentici della materia non si affidano ad uno strumento qualunque ma scelgono con cura il cavatappi e lo custodiscono con sé come un fido compagno di vita. Se la questione vi incuriosisce nella patria del nebbiolo c’è un luogo creato apposta per voi che vi inizierà ai misteri dell’arte della stappatura e non solo: il Museo dei Cavatappi (www.museodeicavatappi.it; tel. 0173 560539; info@museodeicavatappi.it).

Nato da un’idea di un fine collezionista, innamoratosi dei cavatappi grazie ad un colpo di fulmine con l’Excelsior, un esemplare brevettato da Jacques Pérille nel 1880, il Museo, situato nel cuore della città di Barolo, accoglie circa 500 esemplari che coprono un arco temporale che va dalla seconda parte del XVII ai giorni nostri, di varie epoche, nazioni e tipologie.

Ognuno può trovare il modello che fa al caso suo: sobri esemplari in legno a “t” per gli spartani del vino, avorio e corno per gli appassionati di cacciagione, madreperla per i romantici, ebano e argento per i modaioli, tartaruga e bronzo per gli eclettici.

Tuttavia se la visita al Museo da una parte riesce a placare la curiosità e la sete di sapere dall’altra genera un diverso tipo di desiderio: vedere i cavatappi all’opera e degustare qualche buona bottiglia.

Niente paura, il Museo ha pensato a tutto e propone delle visite guidate con degustazione di Barolo incorporata.


La storia del cavatappi - Quando, come e dove nasce il cavatappi?

Quando, come e dove nasce il cavatappi? Non è facile rispondere a questa domanda, ma possiamo fare delle ipotesi attendibili. Partiamo da due certezze: il cavatappi nasce per estrarre un tappo di sughero da un recipiente di vetro anche se non necessariamente da una bottiglia contenente vino; il primo brevetto di un cavatappi risale al 1795, ed è dell’inglese Samuel Henshall.

All’inizio del XVIII secolo, il contenitore di vetro a bottiglia era un oggetto raro, costoso, fragile e dalla capacità non sempre uguale. In Italia sino al 1728 il commercio del vino in contenitori di vetro era vietato e uno dei motivi principali era dato dall’esigenza di opporsi alle frodi visto che la produzione allora artigianale, non consentiva di produrre bottiglie tra loro identiche e con la stessa capacità.

Fu il Regio Decreto del 25 maggio 1728 ad autorizzarne la vendita e questo è legato alla comparsa di bottiglie più solide, provenienti dall’Inghilterra, del tipo detto “a vetro nero” che garantivano una omogeneità di capienza. Sino ad allora il commercio del vino avveniva in fusti e botti, la bottiglia e il boccale erano utilizzati solo per portare il vino dalle cantine alla tavola e queste stesse bottiglie erano tappate con pezzi di legno cui si avvolgeva attorno della canapa o della stoppa allo scopo di renderle sufficientemente ermetiche. In seguito, si utilizzarono tappi di sughero che però oltrepassavano il collo della bottiglia ed erano di conseguenza facili da rimuovere. In sostanza l’imbottigliamento era considerato una operazione destinata a durare poche ore o pochi giorni.

Gli inglesi, paese di abili commercianti e navigatori, erano anche amanti del buon vino che importavano da Italia, Francia e Portogallo, nazioni produttrici anche di sughero. Quindi vetro, vino e tappi di sughero.

Abbiamo quindi tutte le premesse per l’invenzione del cavatappi, ma a cosa ci si è ispirati per realizzarlo? La teoria più attendibile ci dice che esisteva allora un oggetto metallico dalla punta attorcigliata, semplice o doppia, che serviva da cavapallottole, attrezzo in uso già a partire dalla metà del XVII secolo.

Contemporanea sembra essere anche l’invenzione dei cavatappi in miniatura, spesso in materiali preziosi, che avevano la funzione di permettere l’apertura di flaconcini e ampolle contenenti profumi, unguenti di bellezza e preparazioni farmaceutiche.

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