Il “caso Brunello” prende la via della chimica del vino e la Procura di Siena nomina sei periti di parte per verificare se la produzione 2003 del Brunello di Montalcino delle cantine coinvolte nell’inchiesta sia stato effettivamente prodotto con sole uve Sangiovese, come prevede il disciplinare di produzione.
Il team di esperti è formato dall’enologo e fondatore del laboratorio piemontese Enosis Meraviglia, Donato Lanati, dalla direttrice del laboratorio, con sede a Fubine Dora Marchi, da Luigi Dagna e da Giacomo Mazza, ricercatori del stesso Istituto, da Stefania Pastorelli dell’Istituto per il Controllo della Qualità (già Repressione Frodi) e il professor Massimo Vincenzini, ordinario di Microbiologia Agraria al Dipartimento di Biotecnologie Agrarie dell’Università di Firenze.
La scelta della Procura di Siena deriverebbe dall’articolo 360 del Codice di Procedura Penale, il che significa il necessario svilupparsi di un contraddittorio tra le parti: da un lato, i sei periti nominati dall’accusa (Procura) e, dall’altro, quelli scelti dalle aziende sotto inchiesta, che sarebbero quindici (e non soltanto cinque come da più parti segnalato).
Uno scontro tra gli esperti più importanti del mondo del vino italiano - enologi, chimici e professori universitari - dunque, decreterà il corso del “caso Brunello”. Un lavoro squisitamente analitico che impiegherà due/tre mesi … per stabilire se “Sangiovese sì, Sangiovese no”.
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