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LA FILIERA “ALLARGATA”DEL VINO ITALIANO VALE 47,5 MILIARDI DI EURO, OCCUPA 200.000 PERSONE E PRODUCE 4,7 MILIARDI DI REDDITI. A DIRLO UNO STUDIO DELL’UNIVERSITA’ DI BOLOGNA E DEL CONSORZIO UNIVERSITARIO DI ECONOMIA INDUSTRIALE, PROMOSSO DA FEDERVINI

Italia
Piero Mastroberardino, presidente Federvini

La filiera “allargata”del vino vale in Italia, per capitale investito, 47,5 miliardi di euro, occupa 200 mila persone, producendo 4,7 miliardi di redditi. A radiografare il comparto che si estende dal vigneto a cantine, liquorifici, distillerie e acetifici, è una ricerca commissionata da Federvini, e composta da due studi realizzati da Cueim (Consorzio Universitario di Economia Industriale e Manageriale) e da Deiagra (Dipartimento Ingegneria ed Economia Agrarie Università di Bologna ed Aretè Srl), con l’obiettivo di misurare il valore economico e sociale della filiera vitivinicola italiana nel suo impatto economico a livello regionale e nazionale.
Su tutto il territorio nazionale le strutture sono 340.000, occupano 200.000 addetti con una produzione di oltre 30 milioni di ettolitri tra vino, liquori, distillati ed aceti che genera flussi per 13,5 miliardi sul mercato interno e quasi 4 miliardi di export.
Entrambi i progetti di ricerca, impostati su base nazionale, hanno inizialmente focalizzato lo studio sul Piemonte identificato quale ideale “laboratorio” di analisi del valore della composizione della filiera vitivinicola.
Lo studio dell’Università di Bologna, in particolare, ha consentito di evidenziare il contributo fornito dalla filiera vitinivicola all’economia regionale e nazionale; 20.000 addetti diretti, l’8% della produzione nazionale di vino ed il 15% di quella di distillati e liquori proveniente da cantine ed impianti produttivi piemontesi.
La ricerca Cueim, dal canto suo, ha esteso il campo di indagine alla cosiddetta filiera allargata che oltre ai produttori include i fornitori di beni e servizi degli operatori della filiera così come, in senso più ampio, le attività economiche indirettamente sostenute come il turismo, l’enogastronomia i beni culturali la tutela ambientale e paesaggistica, attività tutte che considerate nel loro complesso significano quasi il 14% del Pil regionale.
Piero Mastroberardino, presidente di Federvini, pur evidenziando il contributo regionale al sistema vitivinicolo nazionale ed il ruolo del Piemonte quale area test nell’economia dei due progetti di ricerca, ha sottolineato però il carattere nazionale dei due studi, annunciando la prossima estensione dei progetti ad altre regioni significative su tutto il territorio nazionale.

“Il settore enogastronomico - ha sottolineato Luigi Rossi di Montelera, presidente della Confindustria del Piemonte - è un grande potenziale per il territorio, va incentivato il suo sviluppo, facendo attenzione a non inflazionarlo e a garantire sempre un alto livello qualitativo. La risorsa vitivinicola rappresenta un bacino di ricchezza e di valorizzazione territoriale essenziale. Con questo convegno siamo riusciti a capire meglio come sfruttare questo potenziale, e come far sì che diventi sempre più un elemento di crescita, di distinzione e di orgoglio della Piemonte”.

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