02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

“VICENDA MONTALCINO” - “IL DISCIPLINARE NON È UNA IDEOLOGIA …”: ECCO LO ZAIA-PENSIERO. MA BIONDI SANTI: “SANGIOVESE 100%”. CURIOSITÀ: QUANDO IL BRUNELLO SI POTEVA FARE ANCHE CON ALTRE UVE (10%) … L’EX-SINDACO (1960-1980) RAFFAELLI: “SOLO SANGIOVESE”

Italia
Vigneto a Montalcino

“Se i produttori ravviseranno la necessità di modificare il disciplinare noi andremo loro incontro e cercheremo di evitare le pastoie burocratiche”. Lo ha dichiarato il Ministro dell’Agricoltura sulla “vicenda Brunello”. Luca Zaia che, con la sua apertura al cambio del disciplinare sembra voler mandare il segnale forte e preciso di essere disposto a tutto pur di risolvere la spinosa impasse in cui si trova la denominazione toscana, ha sottolineato che il disciplinare “é una questione che riguarda anzitutto i produttori” e che “non è una questione ideologica, ma rispetta uvaggi, produttori e consumatori”.
Il Ministro delle Politiche Agricole teme che “la vicenda del Brunello di Montalcino possa diventare un grande domino, e noi questo non lo vogliamo. Vogliamo congelare la situazione”. Zaia ha, comunque, evidenziato che “il fatto che la vicenda sia partita dai controlli italiani dimostra la validità di tali controlli. E non si tratta di un fatto di sicurezza alimentare. Comunque, il danno d’immagine va sanato: anche perché il vino é uno dei prodotti trainanti dell’export agroalimentare italiano nel mondo”.
Sul “Comitato di garanzia”, appena istituito, con un decreto ministeriale ad hoc, Luca Zaia spiega che ha nominato i “tre saggi” per salvaguardare la nostra immagine a livello internazionale. “Non si tratta - secondo il ministro - di un problema di sicurezza alimentare, ma di credibilità sui mercati”. “E proprio sui mercati internazionali restiamo leader - afferma Zaia - ma a noi perdonano meno che ad altri. Nemmeno il grande pubblico del resto conosce a fondo la questione. Vorrei sapere in quanti sanno che il Brunello è fatto solo con il Sangiovese. Sono abituato a prendere decisioni senza perdere tempo. Ho dovuto agire così per curare un malato eccellente ma grave, ed evitare di farlo arrivare in sala operatoria”.
Eleonora Ciolfi

La curiosità - Quando il Brunello di Montalcino si poteva fare anche con altre uve (ma solo per un 10%) …
Forse non tutti sanno che il primo disciplinare del Brunello, stilato nel 1966 con l’istituzione della Doc e in vigore fino al 1980, anno del riconoscimento della Docg, ammetteva l’utilizzo di altre uve oltre al Sangiovese. Basta andare a scorrere il Decreto del Presidente della Repubblica datato 28 marzo 1966 “Riconoscimento della denominazione di origine controllata del vino Brunello di Montalcino e approvazione del relativo disciplinare di produzione” per scoprirlo.
L’articolo 2 recita testualmente “Il vino Brunello di Montalcino deve essere ottenuto dalle uve del vitigno Brunello di Montalcino (Sangiovese Grosso), prodotte nel territorio comunale di Montalcino”. Ma, nell’articolo 4 del decreto, è scritto anche “E’ ammessa la correzione con mosti e vini provenienti da altre zone nella misura massima del 10%”.

I commenti - Biondi Santi, la famiglia che ha inventato il Brunello: “deve essere 100% Sangiovese”. L’ex sindaco Ilio Raffaelli: “Non ho mai saputo quando nacque l’idea del 100% Sangiovese … ma il Brunello è e deve essere solo Sangiovese … ”
“Nella mia azienda abbiamo sempre prodotto il Brunello con il 100% di Sangiovese, e non abbiamo mai sentito l’esigenza di aggiungere altri vitigni. Non ho nemmeno un ricordo della specifica del vecchio disciplinare del 1966 (“che consentiva la correzione con mosti e vini provenienti da altre zone nella misura massima del 10%”, ndr). Sulla possibilità della modifica del disciplinare di produzione, avanzata ieri dal Ministro, sono molto allarmato e preoccupato: ritengo che tutti i produttori di Montalcino debbano compattarsi e lottare affinché questa eventualità non si verifichi”.
“Nel 1964 - ricorda Ilio Raffaelli, storico sindaco di Montalcino, dal 1960 al 1980, negli anni cruciali di quella che lui definisce la “rinascita” del Brunello - si produceva Brunello, ma non c’era un disciplinare. In un’intervista a “La Nazione” del 27 novembre 1963 affermai che la rinascita di Montalcino doveva passare prima di tutto attraverso la viticoltura. Qualche anno più tardi furono Tancredi Biondi Santi e il professor Giovanni Garoglio, enologo di fama mondiale, a parlarmi della necessità di regolamentare la produzione di Brunello a Montalcino. Non essendo un esperto in materia, sottolineai piuttosto l’assoluta importanza di individuare nel nome “Brunello di Montalcino” e, nel territorio del Comune come unica zona di produzione (peraltro delimitata già nel 1932, ndr), gli elementi di assoluta distinzione del nostro vino”.
“Si arrivò così - continua - alla stesura del primo disciplinare, con Decreto del Presidente della Repubblica del 28 marzo 1966, ad opera degli stessi Biondi Santi e Garoglio, in concomitanza con l’ottenimento della Doc come settimo vino in Italia. E’ all’articolo n. 4 del Decreto che si legge che, oltre alle uve Sangiovese, era “ammessa la correzione con mosti e vini provenienti da altre zone nella misura del 10%”. Non ho mai saputo quando nacque l’idea del 100% Sangiovese, come nessuno mi ha mai parlato dell’uso che si faceva di altre uve. Ricordo, però, che, in una pubblica assemblea del 1972, Tancredi Biondi Santi sostenne che il suo Brunello non aveva bisogno di nessuna aggiunta né di mosti né di vini, perché lui produceva Brunello ricavato da viti vecchie, non prima di dieci anni. Garoglio è stato l’autore anche del secondo disciplinare del 1980, con Decreto del Presidente della Repubblica del 1 luglio 1980, quando il Brunello fu il primo vino italiano ad ottenere la Docg: dall’allora in poi l’uso di altri “mosti e vini” non è più ammesso. Il Decreto del 1980 stabilisce che “il vino Brunello di Montalcino deve essere ottenuto esclusivamente dalle uve provenienti dai vigneti composti dal vitigno Brunello di Montalcino (Sangiovese Grosso)”.
“Il Brunello è e deve essere - commenta Raffaelli - solo Sangiovese, perché qui è la terra dove la resa è migliore, senza bisogno di alcuna aggiunta. Non sapendo quanto dura e migliora nell’invecchiamento, con l’aggiunta di altre uve cosa potrebbe succedere? Essere 100% Sangiovese significa “eccellenza”, che nessuno può copiare, a differenza di quanto avviene ad esempio in Francia. Se modifichiamo la sua composizione, il Brunello non sarà più lo stesso”.

La posizione - Il presidente “reggente” del Consorzio di Montalcino, Patrizio Cencioni: “per il momento no al cambio del disciplinare del Brunello”

I produttori del Brunello non hanno intenzione di cambiare il disciplinare di produzione: “fino ad adesso abbiamo manifestato l’intenzione di lasciarlo così com’è adesso”.
Lo ha detto il presidente reggente del Consorzio, Patrizio Cencioni, al termine dell'incontro di questo pomeriggio con la delegazione statunitense della Attb, Alcohol & Tobacco Tax & Trade Bureau.
“Fino a che non viene dalla maggioranza dei produttori una richiesta in questo senso - ha proseguito Cencioni - non si cambia. Occorre una maggioranza condivisa. Comunque, ad oggi, la richiesta non c’è”.
Emma Lucherini - Gioia Bazzotti

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli