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LA VITICOLTURA BIODINAMICA? PER I CONSUMATORI E’ ANCORA UN “MISTERO”, O QUANTO MENO UNA STRANEZZA. UN CONVEGNO PROMOSSO DALLA CANTINA TOSCANA COSIMO MARIA MASINI METTE A CONFRONTO FILOSOFIE ED ESPERIENZE PRODUTTIVE

Per i consumatori la viticoltura biodinamica è avvolta dal “mistero” e per molti, come viene confermato dagli ultimi sondaggi, è ancora considerata una sorta di stranezza. Per gli studiosi, invece, sarà questo l’unico modo per combattere l’inaridimento del pianeta. Proprio con l’obiettivo di fare chiarezza ed approfondire questo tema, nei giorni scorsi, si è tenuto un convegno “Biodinamica, Filosofia di vino”, organizzato dall’azienda sanminiatese Cosimo Maria Masini. Una giornata nella quale sono state messe a confronto varie esperienze, dando voce a quei produttori che ormai da anni hanno applicato con successo nelle loro aziende questa pratica: dalla Cosimo Maria Masini alle biodinamiche Caiarossa, Fabbrica di San Martino e Tenuta di Valgiano. A moderare il convegno, il direttore di Porthos, Sandro Sangiorgi.

Insieme ai produttori anche l’esperienza di Marco Nuti, docente alla Facoltà di Agraria dell’Università di Pisa, che ha spiegato come anche l’offerta didattica ai nostri giorni risente di un “disagio colturale”, che non soddisfa l’animo: il sistema agricolo fino ad oggi applicato non è trasmissibile alle generazioni future. “Lo sfruttamento indiscriminato del terreno, il boom demografico e l’aumento dei consumi energetici, costituiranno una miscela esplosiva. Le piante infatti - ha spiegato il docente universitario - trovano naturalmente ciò che necessita loro per crescere e riprodursi in maniera autonoma e con i loro tempi. Spingere l’acceleratore e forzare questo equilibrio fornendo elementi chimici in sovrabbondanza obbliga le piante stesse a eliminare questi eccessi. Un esempio? Fornendo azoto alla pianta questa “denitrificherà”, liberando azoto nell’aria”.

“Personalmente - ha detto Cosimo Masini - ho iniziato questa avventura nel 2003 con l’intenzione di intraprendere un’agricoltura che potesse essere sostenibile. I terreni erano stanchi e molto compatti, inariditi. Con dedizione e pazienza ha cominciato il lavoro in vigna rivitalizzando il terreno con l’aiuto dei preparati biodinamici. L’obiettivo primario è sempre stato quello di arrivare a conoscere fino in fondo il territorio, per acquisire la sensibilità necessaria a comprendere i naturali ritmi biologici della natura e le energie che entrano in gioco quando si lavora con le piante, ma molto più estesamente quando si opera per mantenere vitale l’organismo agricolo”.

Un cambiamento che, secondo il giovane produttore, non ha interessato solo l’ambiente circostante, ma la continua attenzione, l’osservazione della natura - per capirne e assecondarne le esigenze - hanno mutato anche la sensibilità di chi vi ha lavorato. “Il prodotto che si ottiene è vivo, non è sempre uguale e standardizzato, ma diventa il risultato di un’annata, del microclima, espressione del terroir. Non ci sono vini standard, frutto di protocolli che omologano il prodotto. L’agricoltura biodinamica - ha detto Masini - non è solo un impostazione filosofica, ma diventa una necessità per salvaguardare la nostra salute e per preservare la capacità produttiva della nostra terra. Questo, inoltre, ci permette di creare un prodotto che abbia un suo carattere e connotazioni che lo rendano riconducibile al territorio di provenienza”.

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