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IL “CONSUMO ETICO” DIVENTA ADULTO: DAI CIRCUITI DI NICCHIA ALLA GRANDE DISTRIBUZIONE. TRA FILANTROPI, BOICOTTATORI ED EQUO-SOLIDALI IN ITALIA E’ BOOM DI UN SEGMENTO CHE VALE OLTRE 100 MILIONI DI EURO L’ANNO

Dopo un primo timido avvio negli scorsi anni, oggi il consumo etico è una realtà affermata ed in grado di incidere quasi sulla metà dei consumatori italiani: in uno studio dell’Osservatorio Demos-Coop/La Polis, risulta che il 47% degli intervistati avrebbe sperimentato nell’ultimo anno forme di acquisto definite “etiche”.

Nella stessa ricerca questo tipo di consumatori sono stati suddivisi in quattro categorie distinte: i “boicottatori” (18,7%), ovvero coloro che evitano di acquistare specifiche marche o prodotti per motivi etici, politici o ecologici; i “consumatori responsabili” (30,1%) che, invece, acquistano specifici prodotti in base a motivazioni etico, politico, ambientali; gli “equo-solidali” veri e propri (30,6%), orientati nelle scelte di acquisto verso quei circuiti commerciali che non hanno come scopo primario il profitto ma lo sviluppo responsabile di aziende e società del sud del mondo; infine vi sono i “filantropici” ovvero coloro che acquistano prodotti che finanziano anche una buona causa.

Se in un primo momento era parso che il commercio etico fosse un mercato esotico e di nicchia, con prezzi alti e riservato a pochi sentimentali o radical-chic, oggi è ormai chiaro come esso sia una realtà solida ed in espansione, costituita anche da ottimi prodotti a prezzo concorrenziale. Particolare attenzione meritano i prodotti alimentari e l’abbigliamento che, da diversi anni, si stanno facendo spazio anche sugli scaffali dei supermercati (tra questi Coop Italia, Crai, Auchan, Lidl) e generano un giro d’affari di quasi 100 milioni di euro. Ed è stata proprio questa sinergia con il mondo della grande distribuzione che ne ha permesso una diffusione esponenziale presso tutti i livelli di consumatori: si stima siano oltre 5.000 i punti vendita del solo mercato equo e solidale nella gdo.

E se il profilo tipo di questo segmento di consumatori indica, come prevedibile, che con più frequenza sono persone con un’istruzione media (32,4%) e alta (40,9%) ad orientarsi verso questo tipo di commercio, stupisce invece un po’ di più il fatto che il campione si distribuisca equamente secondo le varie fasce d’età: dai 15 ai 65 anni quasi 1 italiano su 2 acquista equo e solidale. Un’indicazione non di poco conto per le imprese impegnate nell’elaborazione di nuovi strategie per affrontare la crisi dei consumi attuale. E ancor di più se si pensa che la crescita registrata in Italia nel 2007 (+35% per i prodotti certificati dal marchio equo-solidale “Fairtrade”) è, comunque, inferiore a quella globale cresciuta invece ben del 47% per un valore complessivo di 2,3 miliardi di euro in prodotti certificati.

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