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CITTÀ DEL VINO : “LE GRANDI REGIONI VINICOLE ITALIANE ALLINEATE SULLA DECISIONE DI NON INVIARE ELENCHI PER SALVARE LE AREE VITATE D’INTERESSE STORICO, AMBIENTALE E PAESAGGISTICO …”. SOLO SICILIA E TRENTINO HANNO DETTO QUALI VIGNETI SONO DA PROTEGGERE

Italia
I terrazzamenti a vigneto della Val di Cembra

Solo il Trentino Alto Adige e la Sicilia hanno inviato l’elenco dei loro vigneti da proteggere, ma il resto delle Regioni? Veneto, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Sardegna, Molise, Lazio, Valle d’Aosta, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana e Marche non hanno consegnato il loro elenco; Lombardia, Abruzzo, Campania e Calabria probabilmente lo faranno; Umbria, Liguria e Basilicata restano nell’incertezza. Per le Città del Vino, l’associazione dei Comuni a più alta vocazione vitivinicola d’Italia, un futuro allarmante si prospetta per l’Italia enologica: secondo quanto approvato dal Decreto del Ministero delle Politiche Agricole del 23 luglio scorso (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 29 luglio), le aree vitate di particolare pregio storico e ambientale rischiano di essere estirpate perché non iscritte nell’apposito elenco che ogni Regione avrebbe dovuto presentare entro il 28 luglio 2008 allo stesso Ministero.

“Lascia davvero perplessi l’assordante silenzio sulla materia - denuncia il presidente delle Città del Vino, Valentino Valentini - da parte di tutti: istituzioni nazionali, Regioni, associazioni di categoria e Consorzi”.

“Le grandi regioni vitivinicole italiane - prosegue Valentini - si sono allineate sulla decisione di non inviare gli elenchi per salvare le aree vitate d’interesse storico, ambientale e paesaggistico o di montagna, giustificando la loro scelta perché si tratterebbe di un provvedimento controverso o perché i tempi per farlo erano troppo ristretti (entro il 25 luglio per la stesura degli elenchi e il 28 luglio per la presentazione al Ministero), quando tempi e scadenze sono state approvati dalle stesse Regioni nella conferenza Stato-Regioni del 17 luglio. Di fatto, quindi, su questi temi non c’è molta cultura e conoscenza e, come lo è a livello statale, anche nelle Regioni esiste la dicotomia tra l’interesse economico tout-court e l’interesse immateriale”.

La parola, a questo punto, passa ai viticoltori che decideranno o meno l’estirpo anche dei vigneti di particolare pregio, presentando semplicemente la domanda di contributo per l’estirpazione alla Comunità Europea, entro il 15 settembre 2008: “bastava poco - aggiunge Valentini - per mettere al riparo da ogni rischio di estirpazione aree viticole di alto pregio, quali i terroir vitivinicoli delle Isole Giglio e Elba, dei Colli Apuani e della Val d’Orcia in Toscana; l’area del Soave Superiore (dove fra l’altro gli stessi viticoltori hanno riconosciuto i propri cru) e quella del Cartizze a Valdobbiadene, e, sempre per rimanere nel Prosecco, le colline terrazzate di San Pietro di Feletto in Veneto; l’intera zona di confine con la Slovenia del Collio e dei Colli Orientali in Friuli Venezia Giulia; la Val di Susa e il Canavese in Piemonte; i "vigneti delle sabbie" (a piede franco) del ferrarese in Emilia Romagna e le aree vitate del Parco dei Colli Romani nel Lazio”.

Motivate e concrete le scelte operate in Trentino (inseriti nell’apposito elenco dei vignati da salvaguardare 1.300 ettari sopra i 500 metri di altezza, 2.500 ettari di superfici terrazzate; 200 ettari con pendenza superiore al 30%) e in Sicilia (vietato l’estirpo sull’Etna, Pantelleria e Eolie), le uniche due Regioni a presentare elenchi aggiornati.

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