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DENOMINAZIONI DI ORIGINE E IGT, DAL 1 AGOSTO 2009, SARANNO SOSTITUITE DA DOP E IGP, COME PREVISTO DALLA NUOVA OCM VINO. QUALI CONSEGUENZE PER LA VITICULTURA ITALIANA? A WINENEWS, IL PRESIDENTE DI FEDERDOC, RICCARDO RICCI CURBASTRO

Italia
Riccardo Ricci Curbastro, presidente Federdoc

La nuova Organizzazione Comune di Mercato (Ocm) del vino è entrata in vigore il 1 agosto, ma uno dei suoi dispositivi più delicati diventerà attivo solo tra un anno, il 1 agosto del 2009. È quello che prevede modifiche molto importanti per il sistema delle denominazioni: le uniche sigle valide per l’Unione Europea saranno Dop e Igp, con relativo addio a Docg, Doc e Igt, e saranno assegnate da Bruxelles e non a livello nazionale. Un passaggio che coinvolgerà tutti i Paesi dell’Unione Europea dove esistono diversi sistemi di denominazione, ma che avrà un impatto particolarmente forte in Italia, che con 38 Docg, 316 Doc e 118, vede il 50% della sua produzione tutelato dalle denominazioni di origine o dalle indicazioni geografiche territoriali.

Una questione che non riguarderà solo un cambio di nome, ma che potrebbe riaccendere il dibattito sui disciplinari di produzione, di cui si è parlato anche per le recenti inchieste che hanno coinvolto il vino italiano.

E, se per il Ministro all’Agricoltura francese Michelle Barnier, che ha lanciato un piano di ammodernamento per il vino francese, i disciplinari in futuro dovranno garantire “elasticità, qualità del prodotto e informazione leale al consumatore”, per l’Italia, che dovrà stare attenta a non subire danni dalla riforma, potrebbe essere un’occasione per fare ordine tra le tante denominazioni concesse dal Comitato Nazionale per la Tutela delle Denominazioni d’Origine dei Vini del Ministero per le Politiche Agricole.

Ma quali sono, in particolare, i cambiamenti previsti dalla nuova Ocm? WineNews l’ha chiesto a Riccardo Ricci Curbastro, presidente di FederDoc, la confederazione nazionale dei consorzi per la tutela delle denominazioni dei vini italiani.

“Nell’aspetto più importante della nuova Ocm, ossia quello riferito alle denominazioni di origine, avremo ancora un altro po’ di tempo - risponde Ricci Curbastro - visto che il regolamento applicativo per i Vqprd (che comprenderà anche le norme per etichettatura e le pratiche enologiche) sarà effettivo a partire dal 1 agosto 2009.

Tra le novità è previsto il passaggio delle nostre Docg, Doc e Igt al sistema già in uso per le Dop/Igp, eliminando del tutto il nostro sistema piramidale della qualità. Verrà quindi semplificata, a livello comunitario, la classificazione dei vini che prevede due uniche categorie: Vini senza Indicazione Geografica (vini varietali) e Vini con Indicazione Geografica (che comprenderà i Vini con Denominazione di Origine Protetta e d i Vini ad indicazione Geografica Protetta). Secondo il nostro punto di vista, questa nuova classificazione potrebbe garantire una maggiore protezione internazionale delle nostre denominazioni, ma, dall’altra parte, contiene alcuni pericolosi elementi tra quali la mancanza di adeguato sistema di protezione delle menzioni tradizionali (come per esempio Vinsanto, Vino Nobile, Amarone, Brunello, Est!Est!Est!, ma anche menzioni utilizzate da altri paesi come chateau, vendages tardives, reserva, vintage, tawny ...).

Presidente, che impatto avrà la riforma, e quali la posizione e le azioni di Federdoc?

“In rapporto all’iniziale proposta di riforma della Ocm Vino, fatta dalla Commissione Europea, la Federdoc si è dichiarata parzialmente soddisfatta per alcuni importanti modifiche ottenute con una strenua battaglia combattuta anche con i colleghi europei (francesi e spagnoli).

Siamo ovviamente tutto d’accordo sul fatto che l’attuale politica del settore dovesse essere rivista correggendone errori e distorsioni, ma la nuova Ocm continua a rappresentare per il mondo delle Denominazioni una grave minaccia. La Federdoc ha più volte sottolineato come al comparto servissero una politica di difesa e di tutela delle Denominazioni, che puntasse al tempo stesso, coraggiosamente, allo sviluppo in ambito comunitario ed internazionale. La riforma avrebbe dovuto costituire la base per una politica di sviluppo della vitivinicoltura e di riconquista dei mercati, mentre così come è rischia ancora una volta, al finanziamento di operazioni essenzialmente passive. Infatti tra le novità più eclatanti di questa riforma c’è senz’altro il nuovo sistema di classificazione dei vini che merita un’attenta riflessione sulle reali ripercussioni che potrà avere, con un appiattimento delle Indicazioni Geografiche per via di disciplinari di produzione troppo simili da Doc/Docg e Igt ma soprattutto per il rischio di confusione ingenerata nel consumatore per la possibilità di indicare in etichetta sui vini da tavola elementi (quali annata e vitigno) che consideriamo valorizzanti e che non possono essere in alcun modo certificati nei vini non a Denominazione, mancando qualsiasi elemento di tracciabilità tra la vigna e la bottiglia.

Altri importanti elementi che rischiano di compromettere l’attuale sistema di equilibri faticosamente raggiunti, sono la liberalizzazione degli impianti (se pure a lungo termine), la reintroduzione di meccanismi di mercato difensivi (come le distillazioni), la reintroduzione dello zuccheraggio. Inoltre, il budget messo a disposizione per l’Italia non consentirà, probabilmente, l’avvio di politiche di sviluppo e di penetrazione sui mercati soprattutto nei primi anni di attuazione della riforma”.

Che segnali arrivano dalle istituzioni italiane, e in particolare dal Ministero delle Politiche Agricole?

“Senz’altro sono segnali positivi e soprattutto di condivisone di preoccupazioni che sia la Federdoc unitamente ad altre organizzazioni (anche di altri paesi) hanno sollevato. Il Ministero sarà poi impegnato in importanti attività, come la modifica della Legge 164 che dovrà adeguarsi alle disposizioni della nuova Ocm ma soprattutto nell’elaborazione di tutti quei provvedimenti applicativi che sono stati demandati agli stati membri per l’adeguamento della propria base normativa alle disposizione dell’Ocm”.

Concretamente, cosa cambierà per produttori e consumatori?

“I consumatori si troveranno davanti ad un nuovo sistema di etichettatura e classificazione, dovranno quindi porre molta attenzione a non fare confusione nella scelta dei prodotti, dall’altra parte ci dovrà essere l’attenzione da parte delle amministrazioni di programmare attente campagne informative a livello comunitario proprio per evitare questo.

I produttori saranno senz’altro i più colpiti, basti pensare a tutto ciò che riguarda gli aiuti come quelli per la distillazione che verranno via via eliminati, all’estirpazione che per l’Italia è stata fissata a 175.000 ettari.

A destare particolare preoccupazione è l’eliminazione dei diritti di reimpianto, anche se prevista per il 2015 il rischio di trovarsi di fronte ad uno spropositato aumento della superficie vitata è alto e che si manifesterebbe senza ombra di dubbio, con una svalutazione di alcune grandi produzioni di pregio, fiore all’occhiello della vitivinicoltura italiana”.

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