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LE CITTA’ DEL VINO A ANGELO GAJA: “D’ACCORDO SU AZIENDE PIU’ RESPONSABILI E COMPETITIVE, MA LA PROMOZIONE DEL VINO HA POCHE RISORSE, BEN SFRUTTATE SOLO SE UNITE A CONOSCENZA, CULTURA, TERRITORIALITA’ E SOCIALITA’ ... IL VINO NON E’ PRODOTTO ELITARIO”

Italia
Valentino Valentino, a capo delle Città del Vino

“I fondi europei stanziati dal nuovo Regolamento Comunitario devono essere ben spesi, aumentando la competitività del vino italiano sui mercati esteri e internazionalizzando e responsabilizzando le aziende a cui sono destinati, così da favorire un progressivo spostamento delle quantità dai consumi interni a quelli internazionali. Lo stesso vale per un’auspicata riduzione delle rese e della qualità dei vini prodotti. Ma come si può pensare di rinunciare ad una stabilizzazione dei consumi interni e favorire le condizioni di un miglioramento del mercato interno con strategie chiare e risorse appropriate, che invece non ci sono?” Così le Città del Vino, l’associazione dei Comuni a più alta vocazione vitivinicola d’Italia, rispondono all’intervento di Angelo Gaja a WineNews, sottolineando “che, grazie alla propria intensa attività, sono tanti gli eventi e le feste che hanno riacquistato qualità e notorietà, conservando intatte le proprie tradizioni, fatte di conoscenza e cultura, rispetto per il territorio e socialità, perché il vino lungi dall’essere un prodotto elitario, è fatto anche di questo”.

Luci e ombre di fronte alle parole di Angelo Gaja. Le Città del Vino sottolineano come “le risorse destinate alla promozione del vino italiano non sono affatto pari al 50% del denaro pubblico, ma rappresentano appena lo 0,05% dei Piani di Sviluppo rurale delle Regioni italiane (pari a 181 milioni su 90 miliardi di euro complessivi per gli anni 2007-2013), e pur essendo così poche sono un buon moltiplicatore per i bilanci delle aziende, secondo i dati dei rapporti di Mediobanca e quanto emerge dall’Osservatorio sul Turismo del Vino, redatto annualmente per conto dell’associazione. L’enogastronomia, ed il vino in particolare, rappresentano il secondo criterio di scelta del nostro Paese come destinazione turistica. I fondi a disposizione sono assai pochi, ma, fortunatamente nella stragrande maggioranza dei casi, spesi anche bene. Occorre fare di più, piuttosto, per far avvicinare ed educare le giovani generazioni al corretto consumo dei nostri vini”.

“L’intensa attività delle Città del Vino - spiega una nota - non ha trascinato il vino per le “strade” (le oltre 140 strade del vino e dei sapori, ovvero i tanti itinerari enogastronomici dal nord al sud dell’Italia?) e non ha diffuso il costume del “bere per strada” o in occasione di festeggiamenti, fiere ed eventi, con lo scopo di promuovere un consumo inconsapevole dei nostri vini: è stata proprio l’associazione, piuttosto, ad aver riqualificato feste e sagre che già esistevano primo della sua nascita - con bicchieri di vetro, degustazioni a pagamento e così via - senza eliminarne gli elementi fondanti, la conoscenza e la cultura, il rispetto per il territorio ed il valore della socialità. Wittgenstein diceva: “in ogni percezione - orecchio, naso, bocca, dita, cuore e cervello - echeggia un pensiero” e questo vale per tutti”.

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