“La tendenza ad eccedere con l’alcol in Italia tocca una parte minoritaria di popolazione e varia molto al variare dell’età e il consumo responsabile nel nostro Paese è ancora dominante sul consumo smodato di alcolici”: è l’estrema sintesi della ricerca, realizzata da Isp (Renato Mannheimer), per Federvini, l’organizzazione delle imprese del vino e dei liquori, ha indagato le abitudini sul bere dei giovani italiani comparandole con quelle dei giovani di altri tre paesi europei: il Regno Unito, la Francia e la Germania.
L’obiettivo della ricerca è capire se il comportamento delle nuove generazioni in Italia, in fatto di consumo di alcolici, si stiano uniformando al modello anglosassone o piuttosto se sia ancora rintracciabile la tendenza, raggiunta una certa soglia di età, a “redimersi” dall’uso strumentale dell’alcol per recuperare il gusto del bere di qualità. Per raggiungere tale obiettivo abbiamo intervistato quattro campioni statisticamente rappresentativi della popolazione tra i 14 e i 44 anni residenti rispettivamente in Italia, in Francia, in Germania e in Gran Bretagna.
Uno dei primi e più importanti risultati della nostra ricerca dimostra che la tendenza ad eccedere con l’alcol in Italia tocca una parte minoritaria di popolazione e varia molto al variare dell’età: si parte con il 19% tra i 16-17enni, si raggiunge il picco del 23% tra i 18-19enni per poi riscendere al 16% tra i 20-22enni, al 12% tra i 23-29enni e così via. In Germania e UK, invece, non solo il consumo eccessivo di alcol è più diffuso che in Italia, ma si mantiene pressoché costante a tutte le età: tra gli inglesi si parte con il 33% dei 14enni, per proseguire con il 40% tra i 20enni e il 25% tra i 40enni; in Germania abbiamo il 50% tra i 14enni, il 45% tra i 20enni e il 22% tra i 40enni. Anche i fenomeni di “binge drinking” in Italia sono meno frequenti che nel resto d’Europa e sono circoscritti ad un segmento ristretto di popolazione, per lo più giovane: solo uno su dieci, infatti, ammette di bere “non di frequente ma molto”, mentre in UK questa percentuale sale al 23% e in Germania al 27%.
È emerso, inoltre, che i giovani all’estero sono più precoci nelle prime esperienze legate all’alcol. Analizzando, ad esempio, l’età del primo drink alcolico, pare che l’Italia sia indietro di una generazione rispetto a Germania e Uk: la maggioranza relativa (32%) degli intervistati ha dichiarato, infatti, di aver bevuto il primo drink alcolico a 15-16 anni mentre solo l’8% l’ha fatto prima dei 15 anni; in Gran Bretagna, invece, la maggioranza assoluta degli intervistati (51%), l’ha fatto prima dei 15 anni e il 32% tra i 15 e i 16. Anche l’età della prima “sbornia” è indicativa delle differenze tra cultura mediterranea ed anglosassone: in Italia avviene tra i 17 e i 18 anni, mentre in Uk e in Germania è anticipata tra i 15 e i 16. Inoltre in Italia la maggioranza relativa (35%) degli intervistati ha dichiarato di non aver mai vissuto una “sbornia”, mentre in Francia si scende al 23%, in Germania al 14% e in Uk addirittura all’8%. Tuttavia analizzando i dati tra le diverse generazioni si ravvisano anche da noi i primi segnali di una tendenza a “bruciare le tappe” e ad anticipare l’età della prima “sbornia”: la percentuale di chi ha vissuto questa esperienza tra i 15 e i 16 anni cresce al decrescere dell’età e passa dal 12% tra i 35-44enni al 30% tra i 16-18enni; al contrario la percentuale di chi ha vissuto questa esperienza tra i 19 e i 21 anni cresce al crescere dell’età e passa dall’1% tra i 16-18enni al 15% tra i 35-44enni. Si tratta, tuttavia, di fenomeni ancora numericamente limitati e che andrebbero monitorati negli anni a venire per capire se si tratta effettivamente dei primi segnali di una cultura che sta cambiando oppure no.
Un altro interessante risultato della ricerca dimostra che il consumo responsabile nel nostro paese è ancora dominante sul consumo smodato di alcolici: in Italia, più che in altri paesi d’Europa, è ancora diffusa la tendenza a dilazionare il consumo di alcol nel corso della settimana: 25% contro il 17% di Uk e il 10% di Germania e Francia. Se da noi bere uno o due bicchieri di vino durante i pasti è cosa consueta, in Germania la maggioranza assoluta degli intervistati (64%) non lo fa e preferisce concentrare il consumo di alcol in un unico giorno. L’Italia è anche un popolo di intenditori: l’80% ama “bere poco ma bene” e il 70% riconosce che “saper bere bene è una vera e propria arte”. Il gusto del “bere di qualità” si affina al crescere dell’età, se la maggior parte dei 14enni non beve praticamente mai, nelle generazioni successive comincia a farsi strada il piacere di bere in misura moderata: 68% tra i 16-18enni, 77% tra i 19-24enni, 83% tra i 25-34enni e così via. L’attenzione per la qualità di ciò che si beve è decisamente meno sentita in Germania (-29 p.p) e in Uk (-11 p.p.). In Italia, inoltre, è forte il binomio tra buon vino e buon cibo: il 64% ama bere in misura moderata quando si mangia bene, al 16%, invece, non piace. Questa percentuale, tuttavia, è inferiore alla quota di chi non beve mai o quasi (25%), ad indicare come il gusto di bere a tavola coinvolga praticamente tutti, anche chi di solito non beve.
Abbiamo visto che bere tutti i giorni, prestando attenzione alla qualità di ciò che si beve e accompagnando l’alcol al buon cibo sono gli ingredienti principali dello stile italiano. Secondo quanto emerge dai risultati della ricerca pare inoltre che identificare nell’alcol un rituale domestico possa favorire il consumo responsabile, invece, concentrare il consumo in un unico giorno e attribuire all’alcol un valore strumentale, cercando in esso effetti che vanno oltre la semplice degustazione, potrebbe comportare il rischio di eccedere, di bere “finché se ne ha voglia”. Alla domanda “Quanto le piace bere bevande alcoliche per sentirsi più sicuro?” il 59% degli italiani, infatti, risponde “non mi piace”, mentre in Francia scendiamo al 48%, in Germania al 38% e in Uk al 25%. Al contrario all’estero aumenta la quota di chi ammette di bere “per sentirsi più sicuro”: 8% in Italia, 17% in Germania e 25% in Uk. Germania e Gran Bretagna sono i paesi nei quali è più diffusa la tendenza ad attribuire all’alcol valore strumentale, ed è proprio in quei paesi che risulta più diffusa anche l’abitudine ad eccedere con l’alcol.
Ci siamo chiesti se il richiamo allo stile e alla cultura del bere mediterraneo possa bastare ad infondere nelle future generazioni l’educazione al consumo responsabile o se non sia necessario un intervento legislativo. Di fronte alla domanda esplicita sull’opportunità di introdurre il divieto di vendita di bevande alcoliche ai minori di 18 anni e alzare il divieto di somministrazione di bevande alcoliche dai 16 ai 18 anni, le risposte degli intervistati non ci vengono in aiuto: la maggioranza assoluta (57%), infatti, appare indecisa, e il resto del campione si divide a metà tra favorevoli (19%) e contrari (24%). Tra questi ultimi, però, troviamo, in misura più accentuata, i giovani: 18-19enni (41%); 20-22enni (31%). Che non si debba prestare ascolto al loro parere?
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