“Io esco, vado al bar a pagare la bolletta, ricaricare il cellulare, giocare al superenalotto e, semmai, bevo qualcosa...”. Eccolo, in poche parole, il bar moderno, lontano anni luce da quel caffè di ottocentesca memoria, dove si formavano correnti letterarie e artistiche, ma anche da quel luogo di aggregazione popolare che è stato per quasi tutto il ‘900, e che, in questa forma, sopravvive solo in qualche paese di provincia. Soprattutto in città, è ormai il regno della pausa pranzo, a suon di piatti freddi o al micro onde, e punta sempre più sull’offerta di servizi fino a pochi anni fa di esclusiva competenza di altre attività. E così insieme al caffè si ricarica la scheda del digitale terrestre, e con un buon bicchiere di vino si pagano le bollette. Una trasformazione che investe gran parte dei 150.000 bar italiani, e mette a rischio il modello tradizionale. Eppure, rileva Fipe-Confcommercio, la redditività non cresce, perché i guadagni non compensano l’aumento delle spese, soprattutto di affitto.
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