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4.512 SONO I PRODOTTI TIPICI REGIONALI DEL BELPAESE NEL 2010 (+40 SUL 2009). GALAN: “DIMOSTRANO GENIALITA’ E VITALITA’ DEI PRODUTTORI ITALIANI” E “SPINGONO IL TURISMO ENOGASTRONOMICO A 5 MILIARDI DI EURO”, SECONDO LA COLDIRETTI. FOCUS: LA MAPPA

“Il nostro patrimonio agroalimentare quest’anno si arricchisce di 40 nuovi prodotti tradizionali. E’ la dimostrazione che continua a crescere, e questo grazie anche alla genialità e vitalità dei nostri produttori, che sanno difendere le tradizioni, riuscendo a coniugare saggezza e innovazione”. Così il Ministro delle Politiche Agricole, Giancarlo Galan, sull’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali delle regioni, aggiornato con la decima revisione pubblicata nella Gazzetta Ufficiale. In particolare, i prodotti tradizionali (Pat) salgono a 4.512, 40 in più sul 2009. Il primato del maggior numero è detenuto dalla Toscana con 463 Pat, mentre al secondo posto si collocano, con 367 prodotti a testa, Lazio e Veneto, seguiti dal Piemonte con 365.
“Per l’estate 2010 il turismo enogastronomico con un valore stimato di 5 miliardi di euro - sottolinea la Coldiretti - si conferma il vero motore della vacanza made in Italy che è l’unica nel mondo a poter offrire la più ampia varietà di prodotti tradizionali regionali, ma anche il record comunitario nella produzione biologica, ben 207 denominazioni di origine riconosciute a livello europeo, mentre sono 477 i vini a denominazione di origine”.
Si definiscono “prodotti agroalimentari tradizionali”, spiega il Ministero, quei prodotti le cui metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura risultano consolidate nel tempo. Più dettagliatamente, devono risultare praticate sul territorio di riferimento in maniera omogenea secondo regole tradizionali e protratte nel tempo, comunque per un periodo non inferiore ai 25 anni. Sono esclusi i prodotti agroalimentari registrati come Dop e Igp. La maggior parte dei Pat rientra tra pane, pasta e biscotti, seguiti da verdure fresche e lavorate; salami, prosciutti, carni fresche e insaccati; formaggi; bevande tra analcoliche, liquori e distillati e prodotti di origine animale.
L’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali è stato pubblicato per la prima volta nel 2000, con il decreto ministeriale del 18 luglio 2000. Successivamente, con decreto interministeriale 9 aprile 2008, i prodotti agroalimentari italiani tradizionali sono stati considerati espressione del patrimonio culturale italiano. Il Ministero delle Politiche Agricole cura la pubblicazione annuale dell’elenco, formato dai prodotti definiti tradizionali dalle singole Regioni e delle Province Autonome di Trento e Bolzano e inseriti nei rispettivi elenchi, che devono essere trasmessi al Ministero entro il 12 aprile di ogni anno.
Con l’ultimo elenco dell’estate 2010, sottolinea la Coldiretti, si registra un incremento rispetto all’anno scorso nonostante siano stati cancellati alcuni prodotti divenuti Dop o Igp e quindi protetti a livello europeo come ad esempio il Ciauscolo marchigiano, il prosciutto crudo di Cuneo, il pistacchio di Bronte (Sicilia), il marrone di Caprese Michelangelo (Toscana), l’Aglio bianco polesano e l’Insalata di Lusia (Veneto). In particolare, sono stati messi “sotto tutela” nuovi prodotti come la “ncandarata” lucana (carne di maiale conservata sotto sale) e tutta una serie di fagioli autoctoni della Basilicata, come quelli di Muro lucano, di San Gaudioso e Zeminelle. L’Emilia-Romagna, oltre a mettere in elenco il celebre e imitatissimo “ragù classico alla bolognese” ha tutelato, ad esempio il “latte ruolo” (latte intero bollito, mescolato con pan pangrattato, profumato con succo di limone e messo al forno) e la “piada coi ciccioli” (di maiale). E se il Lazio ha introdotto in elenco il “caciocavallo di Supino” e i “canasciunetti” ciociari (pizze rustiche con l’impasto all’uovo e farciti di formaggio e uova), la Puglia ha protetto il “pallone di Gravina” (formaggio semiduro a pasta cruda filata, prodotto con latte bovino intero crudo o pastorizzato e stagionato fino ad 1 anno dalla caratteristica forma a palla), la Sardegna l’”abbamele” (un decotto di polline usato per insaporire ed esaltare il gusto di numerosi piatti e dolci tradizionali) e il Veneto ha reso giustizia allo “spiedo d’alta marca” e ai “rofioi di Sanguinetto” (dolci di forma triangolare fatti di pasta simile alla sfoglia, ripieni di un composto fatto con biscotti, mandorle, canditi, cioccolato, zucchero e rum).
Secondo la Coldiretti, in dieci anni, rispetto al luglio 2000 quando è iniziato il lavoro di catalogazione a livello regionale, i prodotti censiti sono più che raddoppiati grazie all’impegno degli imprenditori agricoli nel recupero delle tradizioni. “Un risultato - sottolinea la Coldiretti - finalizzato a proteggere dalle falsificazioni e a conservare anche in futuro nella sua originalità il patrimonio gastronomico nazionale che rappresenta una componente determinante per la competitività del made in Italy”.

Focus - La mappa dei prodotti tipici italiani
Abruzzo, 143
Basilicata, 73
Calabria, 272
Campania, 333
Emilia Romagna, 234
Friuli Venezia Giulia, 151
Lazio, 367
Liguria, 295
Lombardia, 209
Marche, 147
Molise, 159
Piemonte, 365
Provincia Autonoma di Bolzano, 92
Provincia Autonoma di Trento, 109
Puglia, 222
Sardegna, 172
Sicilia, 238
Toscana, 463
Umbria, 70
Valle d’Aosta, 31
Veneto, 367
Fonte: Ministero delle Politiche Agricole

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