- Australia, troppo vino rispetto alla domanda
Sarà di 2 milioni di ettolitri il surplus australiano nel 2011 e la pur esplosiva crescita dell’esportazione in Cina non sarà sufficiente ad assorbire l’eccedenza. La previsione è della Winemakers’ Federation of Australia. Secondo il presidente Peter Schulz, nel 2011 il raccolto sarà nella media degli anni precedenti, cioè 1,8 milioni di tonnellate. Una quantità che provocherebbe un’eccedenza di 22 milioni di casse sulla domanda e a cui si aggiungono le eccedenze del 2010. L’Australian Department of Agriculture & Food, la struttura federale che si occupa di rilevazioni statistiche, stima che, nei prossimi 5 anni, le giacenze si manterranno sui 12 milioni di ettolitri. Tutto ciò nonostante negli ultimi 12 mesi sono stati espiantati 8.000 ettari di vigneto e in 13.000 non è stata effettuata la vendemmia. Sulla situazione di difficoltà e di eccesso di offerta ha pesato anche il dollaro australiano forte che ha reso meno competitivi i vini sui mercati internazionali. Tony Jordan, consulente ed ex ceo di Domaine Chandon, avverte che, nonostante la crescita delle esportazioni verso la Cina sia aumentata del 34% negli ultimi 12 mesi, i consumatori cinesi continueranno a preferire i vini francesi per l’immagine di alto profilo che li accompagna. “Un vantaggio (quello dei vini australiani, ndr) destinato a sparire , avverte Jordan- specialmente quando i vini cinesi, attualmente poco significativi ma in via di miglioramento qualitativo, entreranno in concorrenza come prezzi nella nicchia attualmente occupata dagli australiani”.
- Nuova Zelanda, crescono i vigneti e diminuiscono i prezzi
Con una crescita del 9% nel 2009, i vigneti kiwi hanno raggiunto i 32.000 ettari con prospettive di ulteriore ampliamento nel 2010. Di contro i prezzi delle uve, dopo aver raggiunto nel 2008 il picco di 216 dollari neozelandesi per quintale, nel 2009 sono scesi a 163 dollari/quintale, riportando le lancette dell’orologio indietro al 2002. La novità è che i consumi nazionali sono molto cresciuti, per esempio, sul 1999 passando da 38,4 milioni di litri ai quasi 60,00 del 2009. I neozelandesi, in sostanza, hanno preferito i vini di casa propria e in più hanno incrementato le esportazioni.
- Usa e Uk: i fattori di scelta del vino dei consumatori
All’ultima “London International Wine Fair” è stato presentato uno studio sulle motivazioni che portano i consumatori americani e inglesi a scegliere un vino piuttosto che un altro. Secondo la ricerca, in testa tra le motivazioni è il vitigno (76% in Usa e 70% in Uk), il passaparola (74% e 63%), la conoscenza del marchio (68% e 57%), le offerte speciali (60% e 73%), il paese di provenienza (49% e 64%), i consigli del negoziante (47% e 25%), la regione di provenienza (46% e 51%), le recensioni dei giornalisti (35% e 25%), packaging (31% e 24%), i consigli delle guide (29% e 21%), il grado alcolico (28% e 30%), premi (21% e 17%). In sintesi, il vitigno continua ad essere di gran lunga la motivazione di acquisto più gettonata in entrambi i paesi, insieme ai consigli degli amici e alle offerte speciali. Se negli Stati Uniti l’influenza della stampa (giornalisti, guide ...) è ancora elevata ma non tanto quanto quella dei rivenditori, nel Regno Unito, l’atteggiamento è molto più “autonomo”. Per l’affinità culturale con certi paesi, la Spagna (56% Usa e 62% Uk), South Africa (21% e 39%), Portogallo (43% e 47%), Nuova Zelanda (61% e 70%), Italia (71% e 66%), Germania (49% e 38%), Francia (46% e 56%), Cile (29% e 35%), Australia (73% e 78%), Argentina (32% e 38%). Un aspetto, quello delle affinità, che conta molto quando si sceglie un vino (50% e 64%), ma a parte l’Australia, l’Italia è molto ben piazzata anche sulla Nuova Zelanda, altro paese di tradizione culturale anglosassone.
Se poi si va alle denominazioni vere e proprie, nel Regno Unito, vanno forte, Bordeaux (94%), Champagne (93%), Burgundy (90%), Chablis (83%), Chianti (81%), Cotes du Rhone (78%) Beaujolais (76%), Rioja (74%), Cava (74%), Provenza (73%), Napa Valley (69%), Loira (66%), Alsazia (52%), Bourgogne (49%) Languedoc (44%), Barossa Valley (38%) Prosecco (33%) Malborough (27%). Negli Usa, invece, Napa Valley (95%), Bordeaux (80%), Champagne (75%), Burgundy (73%), Chablis (69%), Chianti (67%), Beaujolais (50%), Provenza (43%), Bourgogne (32%), Alsazia (32%), Cotes du Rhone (31%), Loira (29%), Rioja (25%), Prosecco (17%) Cava (17%), Languedoc (13%), Malborough (12%), Barossa Valley (10%).
Insomma, la strada è ancora molto in salita per il vino tricolore e tutto sommato per il Prosecco andare a pari con il Cava, non è niente male. Certo, se c’erano pure Barolo e Brunello o il Soave, tanto per citarne qualcuno, magari il panorama sarebbe stato più completo.
- Australia, pericolo cemento per i vigneti della McLaren Vale
Il progetto si chiama Heights Seaford Real Estate: vuol dire 1200 abitazioni comprensive di un centro commerciale, costruite su 77 ettari nel cuore di una delle regioni del vino per eccellenza dell’Australia, la McLaren Vale, situata a sud di Adelaide. L’intera filiera vitivinicola, dalla comunità dei produttori agli operatori del turismo del vino, si sta opponendo all’operazione immobiliare che potrebbe stravolgere per sempre una delle più belle aree del paese che ha come slogan “Dove i vigneti incontrano il mare”. Ora per convincere le autorità locali a non permettere che si dia l’avvio alle costruzioni, si stanno mobilitando in tanti e in tutto il mondo.
Una delle adesioni più significative alla campagna di difesa è stata quella di Jancis Robinson, notissima wine-writer britannica che ha espresso un aperto sostegno ai viticoltori locali.
Il presidente dell’associazione per la protezione del vino e del turismo della McLaren Vale, Dudley Brown, ha spiegato su Facebook, che il progetto immobiliare, inizialmente concepito negli Anni Sessanta, quando è stato riproposto, non ha tenuto conto dello sviluppo del settore vinicolo e turistico avvenuto nel frattempo. Anzi gli appetiti del settore immobiliare si sono accresciuti proprio grazie al successo del turismo nell’area. “Ci sono 500 viticoltori, cantine e operatori turistici che generano un giro d’affari di quasi 1 miliardo di dollari australiani all’anno - ha scritto Browne - importantissimi per l’economia e rappresentano il più grande datore di lavoro della regione. Ci chiediamo se questo tipo di sviluppo immobiliare sia compatibile e appropriato per una delle zone destinate, tra venti/trenta anni, a diventare uno dei più grandi terroirs del mondo”.
Recentemente nella Barossa Valley è stato respinto un progetto che prevedeva l’apertura di un fast food Mc Donald’s perché in contrasto con la tradizione culinaria e il modello di vita della valle. Ora si attendono le decisioni delle autorità della McLaren Vale.
- Sud Africa, nel 2009 cresce la produzione ma diminuiscono le vendite
Nel 2009 la produzione del Sud Africa arriva a 8,1 milioni di ettolitri, di cui 5,2 bianchi e 2,8 rossi, con un incremento del 5% sull’anno precedente ed un aumento delle resa per ettaro da 75 a 80 ettolitri per ettaro. Il mercato nazionale ha avuto un decremento complessivo del 5% e anche l’estero non è andato, infatti, le esportazioni di vino sono scese del 4% nel 2009, passando da 4.1 a 3.9 milioni di ettolitri. La superficie vitata è leggermente diminuita da 101.325 ettari ai 101.957 del 2007 e stanno anche calando (-5%) anche il numero dei produttori. La produzione continua gradualmente a muoversi verso i vini di qualità - nel 2009, il 56% della produzione totale - con un 50% di vino varietale e la restante parte non legata al vitigno. Si attendono i risultati del 2010, nei quali si vedrà quanto ha pesato l’effetto mondiali di calcio.
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