02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

ASIA, LA CINA È IL FUTURO DA COLTIVARE, IL GIAPPONE IL PRESENTE. DA HONG KONG, PER “VINITALY IN THE WORLD”, LE VOCI DEI “TRE MAESTRI TOSCANI” (BRUNELLO DI MONTALCINO, NOBILE DI MONTEPULCIANO E CHIANTI CLASSICO)

Giappone e Cina, due facce completamente diverse del mercato asiatico per il vino italiano: nel Paese del Sol Levante c’è un periodo economico molto difficile ma una cultura del vino italiano, sotto la Grande Muraglia l’economia cresce a doppia cifra ma la cultura dell’enologia del Bel Paese deve ancora muovere i primi passi concreti. Visto che l’export è un’esigenza del presente, e non solo del futuro, su quale dei due Paesi puntare di più. Rispondono i “Tre Maestri Toscani”, Brunello di Montalcino, Chianti Classico e Nobile di Montepulciano, arrivati nell’“International Wine & Spirits Fair di Honk Kong”, dopo una tappa a Tokio, insieme al Consorzio del Prosecco di Conegliano e di Valdobbiadene, per un workshop con 600 buyers, media e operatori di settore, dove tornerà “Vinitaly World Tour” il 10 e 11 dicembre.

“Il mercato del Giappone - spiega Ezio Rivella, presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino - è già un mercato abbastanza evoluto, i giapponesi amano la cucina italiani, ci sono tanti ristoranti italian style di giapponesi che hanno visitato l’Italia. E poi sono “fedeli”, non ti “barattano” per 5 centesimi in meno, quindi è un mercato piccolo, ma promettente, serio e qualificato, e appena la crisi passerà e i giovani ritroveranno lavoro, inizieranno a comprare tanto vino. Come ritorno, la Cina è un mercato più grande e interessante, ma a lungo termine, perché c’è da seminare parecchio”.

“Il Giappone è un mercato già consolidato - aggiunge Federico Carletti, presidente del Consorzio del Nobile di Montepulciano - magari in questo momento per vini meno cari, per le nostre basi. I giapponesi sanno di che si parla quando c’è in ballo il vino italiano. Qui in Cina è tutto nuovo, i dati del vino raddoppiano ogni anno in quantità, ma servono persone del mestiere, che conoscano bene le lingue ma anche il settore, e che aiutassero tutti a intessere rapporti e contatti per farci conoscere. Quindi investirei più in Cina che in Giappone, ovviamente senza abbandonarlo”.

“Il Giappone è una certezza - conferma Silvia Fiorentini, responsabile comunicazione e marketing del Consorzio del Chianti Classico - ci sono persone fidelizzate che apprezzano i nostri vini, usciranno dalla crisi economica. La Cina è un grande punto interrogativo, c’è una crescita economica in grande fermento, dobbiamo fare formazione perché l’interesse c’è, ma i risultati li vedremo fra un po’ di anni. Quindi per avere un successo immediato guarderei di più al Giappone, senza trascurare la Cina che darà grandi soddisfazioni.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli