Sono sempre di più le cantine tricolore che mettono in campo progetti ecologici, che vanno dal fotovoltaico alle biomasse, dalle bottiglie in vetro alleggerito al risparmio idrico, dai packaging eco-friendly al risparmio energetico, di pari passo con il crescere della sensibilità e dell’interesse da parte degli eno-appassionati per le pratiche rispettose dell’ambiente. Tanto che, se fino a non molti anni fa a guardare all’eco-sostenibilità nella produzione di vino erano in pochi, oggi una svolta “verde” di una parte consistente del settore vitivinicolo italiano potrebbe contribuire all’affermazione del vino italiano all’estero. La pensa così il 48% degli eno-appassionati, secondo un sondaggio realizzato da www.winenews.it, uno di siti più cliccati dagli appassionati italiani, e Vinitaly (www.vinitaly.it), appuntamento enologico di riferimento internazionale, per i quali l’impegno ecologico in cantina è, e sarà, il valore aggiunto per rendere ancora più competitivo il vino made in Italy sui mercati, e non solo a livello internazionale, ma anche nazionale, perché per il 55% degli amanti del buon bere il bollino “verde” in bottiglia, che garantisca cioè l’impegno ecologico della cantina produttrice, rappresenterebbe un motivo in più per acquistare un vino.
L’attenzione e l’interesse crescente verso l’ambiente, non solo da pare dei produttori - che, per raccontare le proprie esperienze, si danno appuntamento il 23 febbraio a Verona Fiere nella conferenza internazionale “Eco-sostenibilità e vantaggio competitivo nelle imprese agricole”, promossa da Vinitaly e E.On, uno dei più grandi gruppi energetici privati al mondo (dalla Marchesi Antinori a Caprai, da Planeta a Berlucchi a Santa Margherita, insieme al direttore generale VeronaFiere Giovanni Mantovani, Giacomo Mojoli, docente del Politecnico di Milano, Fabio Renzi, segretario generale “Fondazione Symbola”, il professor Attilio Scienza, ordinario di viticoltura dell’Università di Milano, Enrico Morandi, direttore “Sales Large Clients E.On Energia”) - ma anche degli amanti del buon bere, sono testimoniati dal fatto che gli eno-appassionati chiedono maggiore informazione su cosa vuol dire impegno ecologico in cantina, perché questo, se sostenuto da campagne mediatiche e di promozione che possano istruire ed informare correttamente il consumatore, va a tutto vantaggio delle loro scelte di acquisto.
Su una cosa gli eno-appassionati nelle loro risposte - oltre 1.200 - non sembrano avere dubbi: a contare prima di tutto, e in ogni caso, è sempre l’alta qualità, già prerogativa dei vini italiani riconosciuta ed apprezzata in tutto il mondo, per i quali l’impegno “verde” delle cantine sarebbe comunque un valore aggiunto alla competitività soprattutto nell’export. Valore che però deve essere garantito al 100%, e non rappresentare solo una semplice “operazione di facciata”. Per il 55% degli eno-appassionati, infatti, non è detto che una cantina eco-friendly faccia un vino più sicuro e di maggiore qualità, che dipende, invece, da molti fattori, come la professionalità del produttore e dell’enologo, il vigneto e il terreno, le materie prime e la tecnologia, e soprattutto non è per definizione ma tutta da verificare una volta assaggiato il vino.
Se pratiche eco-friendly in cantina uguale sicurezza e qualità non è dunque un’associazione così scontata per gli amanti del buon bere (lo è solo per il 25%), l’impegno ecologico delle cantine può rappresentare comunque un indice di maggiore affidabilità e buoni intenti, tanto che per il 55% una bottiglia con un bollino “verde”, a garanzia dell’impegno ecologico della cantina che produce, rappresenterebbe un motivo in più per acquistarla. Non lo è invece per il 35% degli enonauti. Ma anche in questo caso a patto che questo non incida sul prezzo, che deve essere giusto e non lievitare, e che la cantina sia effettivamente in grado di certificare la sua ecosostenibilità, perché a fare la differenza sono sempre l’onestà e la professionalità del produttore.
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