Puntare sulla qualità e sulla ricerca per colmare il gap tra consumo interno (in calo) ed export (che cresce), fare sistema con le istituzioni regionali e locali per sostenere i produttori sul territorio ma anche nella promozione all’estero. Ecco la dichiarazione di intenti di Francesco Saverio Romano, Ministro dell’Agricoltura Italiano, che ha scelto Vinitaly come debutto pubblico del suo mandato.
“Inaugurare da Ministro delle Politiche Agricole la più importante manifestazione enologica d’Italia è per me un onore, anche perché nel tempo ho cercato di acquisire maggiore conoscenza di un settore come quello del vino, di per sé affascinante e poliedrico. Vinitaly rappresenta, fin dalla sua nascita, un momento fondamentale per il comparto, un’occasione unica per sottolineare, anche sotto il profilo vitivinicolo, la centralità dell’Italia a livello internazionale. Il vino è da sempre un simbolo unitario per la nostra cultura, un elemento indissolubile delle nostre radici, capace di trasformare l’Italia nel vero cuore pulsante della civiltà mediterranea. La storia ci dimostra come l’uva e l’olivo rappresentino da migliaia di anni lo spirito delle nostre tradizioni, un valore che si rinnova quotidianamente e che contribuisce a proiettare il nostro stile di vita nel mondo. Non è un caso che costituisca uno dei pilastri della Dieta Mediterranea, così come non è un caso che l’Italia sia la patria di queste eccellenze. Per festeggiare i 150 anni dell’Unità del nostro Paese non esiste nessun comparto, più di quello vinicolo, che abbia titoli e onori per rappresentare un’Italia unita, una nazione in grado di esprimere in tutti i suoi magnifici territori una qualità diffusa nella coltivazione della vite. Una tradizione che unisce ancora oggi Nord e Sud in un coro di ricchezza realmente identitaria. Se guardiamo i dati economici del comparto possiamo affermare con certezza che il vino italiano è un capitale, una vera e propria punta di diamante del nostro sistema agroalimentare. Un capitale che va preservato, anzi accresciuto. Gli ultimi anni ci hanno dimostrato come la recessione e la crisi economico-finanziaria non facciano sconti a nessuno, arrivando a minare la stabilità anche di settori sostanzialmente sani. Ritengo sia questo il momento di costruire le basi per un futuro capace di garantire al bicchiere italiano delle prospettive di medio-lungo termine. Desidero per questo aprire un dialogo proficuo, costante e attivo con le Regioni, con le organizzazioni professionali e con tutti i protagonisti, affinché nelle sue varie sedi il vino abbia il giusto riconoscimento per il proprio alto e significativo valore. Un confronto necessario, per far sì che il Ministero che mi onoro di guidare possa effettivamente essere al fianco del sistema vitivinicolo italiano, adottando le misure adeguate a favorirne lo sviluppo. L’obiettivo comune dovrà essere quello di rendere stabile la crescita, favorire uno sviluppo sostenibile per il nostro ambiente, senza dimenticare che ogni giorno i viticoltori e i produttori compiono un fondamentale lavoro di rispetto dei paesaggi rurali, di strenua difesa delle nostre campagne, di valorizzazione dei territori, che costituiscono, senza dubbio, una priorità strategica per il Paese. Non bisogna sicuramente cullarsi sugli allori: mai come oggi è necessario pensare tanto all'export, elemento decisivo per tutte le aziende italiane, quanto al mercato interno, dove va affrontato il problema del calo dei consumi, attraverso una comunicazione mirata che riporti il vino alla sua primaria natura, che è quella, lo ripeto, di prodotto tradizionale italiano. Sul fronte interno, la sfida dei prossimi anni, anche e soprattutto sotto il profilo politico, sarà quella di riconquistare l’affezione degli italiani al vino. Bisogna ripartire dalla comunicazione del prodotto, specialmente verso i nostri giovani. Ritengo necessaria e strategica una comunicazione che sia educazione al consumo, che si traduca in passione e quindi, inevitabilmente, in rispetto tanto della propria salute, quanto delle regole. Ecco perché tutti si dovranno impegnare per una comunicazione più immediata, diretta, che sappia parlare un linguaggio comprensibile. Desidero rivolgere un plauso alla stampa di settore, ai giornalisti che attraverso la televisione, la radio e i giornali contribuiscono a trasmettere l’importanza della cultura del vino. Credo che il web, con il fenomeno Social Media, sia un’altra delle strade da percorrere, e, coerentemente con queste convinzioni, ho fortemente voluto che anche il Ministero si adeguasse e rinnovasse il proprio sito istituzionale, trasformandolo in una vetrina dell’Agricoltura a disposizione dei cittadini. Siamo di fronte alla necessità di valorizzare attraverso l’immagine e la comunicazione questa qualità, di trasformare ogni singola bottiglia in un messaggio di italianità. Un messaggio legato ai tesori della nostra terra, che fanno innamorare ogni anno più di 5 milioni di turisti, per un giro d’affari, come sapete, di più di 4 miliardi di euro. L’enoturismo è, e deve essere ancor più in futuro, una voce importante del fatturato delle aziende, ma soprattutto un vanto per il sistema Paese. Un turismo che deve essere sostenuto in maniera più efficace, con azioni coordinate e con una crescita anche nella formazione specifica per l’accoglienza, vera garanzia di consolidamento del rapporto con i visitatori italiani e stranieri. La qualità ormai è una premessa per la competizione mondiale e i produttori italiani hanno dimostrato di averlo capito da tempo. I numeri ne sono una dimostrazione: abbiamo 386 vini a Denominazione d’Origine e 118 a Indicazione Geografica. L’Europa ci riconosce un ruolo chiave a livello comunitario, un ruolo che sapremo far valere come Governo fino in fondo. A tale proposito il Ministero, come richiesto dalla riforma dell’Organizzazione Comune di Mercato del 2009, entro dicembre presenterà all’Unione Europea tutti i dossier completi dei vini italiani tutelati. Il nostro sistema di garanzia della qualità vinicola rappresenta un’ulteriore colonna portante del settore. Dovremo cercare di comunicare e far comprendere a tutti i consumatori, anche in chiave di export, qualità e sicurezza dei nostri prodotti. Mi preme in questa sede ricordare il grande lavoro svolto dalle Forze dell’Ordine ed in particolare dagli organismi di diretta dipendenza del Ministero, come il Corpo Forestale dello Stato, il Nucleo Antifrodi Carabinieri, l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressioni frodi dei prodotti agroalimentari, che ogni giorno mettono in campo competenza e professionalità, raggiungendo risultati fondamentali per l’Italia. È indubbio che sul fronte internazionale il positivo dato delle esportazioni, al +11,9 % del 2010, vada capitalizzato. Il vino rischia di trasformarsi sempre più in una commodity, legata alla fluttuazioni delle monete, alle dinamiche economiche che non danno peso alcuno alla qualità. L’Italia ha tradizioni e forze produttive in grado di contrastare questo fenomeno, dobbiamo far sì che emergano in una luce, anche legislativa, sempre maggiore. Concordo con chi pensa che il mercato mondiale sia un orizzonte necessario per l’economica vinicola, soprattutto guardando alle opportunità che si potranno aprire in Paesi con economie in crescita, come quelli del Bric (Brasile, Russia, India, Cina), o negli Stati Uniti d’America, dove il consumo procapite si attesta a 9,5 litri, dimostrando di fatto una possibilità di miglioramento significativa sulla quale puntare. Una grande opportunità è rappresentata in tal senso dalle risorse previste in ambito Ocm (Organizzazione Comune di Mercato) dall’Unione Europea, che consentiranno all’Italia di spendere nei Paesi Terzi quasi 500 milioni di euro nei prossimi tre anni per sostenere la comunicazione delle imprese. Sarà mio impegno personale stimolare anche le Regioni al fine di riuscire ad utilizzare tutte le somme disponibili. Il mondo della produzione ha oggi di fronte la possibilità di scegliere come investire, trovando nel Ministero delle politiche agricole un partner sensibile e attento. Se, dunque, la sfida e l’opportunità sarà quella di comunicare al meglio, desidero insistere su un concetto: il mercato globale è una necessità, ma la competizione deve avere regole valide per tutti. Primo: l’effettiva provenienza dei prodotti, quindi dell’italianità nel nostro caso. Secondo: la lotta alla contraffazione, che rappresenta un punto cardine dell’azione governativa, un nodo cruciale per la tutela del vino e dell’agroalimentare italiano in generale. La contraffazione nel settore agroalimentare genera un danno stimato di più di 4 miliardi di euro all’anno, dunque, la parola d’ordine è tolleranza zero per chi usurpa il nome dell’Italia. L’Europa tutta dovrà essere coinvolta in questo campo, perché siamo l’area geografica mondiale che esprime come numeri e come tradizione un incomparabile ruolo. L’Europa deve continuare anche in futuro ad essere la stella polare delle nostre politiche, per il bene di ogni singolo Paese produttore e per questo stiamo già lavorando sulla riforma Ocm Vino del post 2015, con un obiettivo chiaro: eliminare la norma che riguarda la liberalizzazione dell’impianto di nuove vigne. D’accordo con la Francia, porteremo con forza la nostra voce nell’ambito dell’Unione Europea: non permetteremo che vengano applicate nuove regole senza fornire ai produttori e alle filiere adeguate certezze di conservazione di quel valore di sistema che fino ad oggi ha consentito lo sviluppo del nostro vino Made in Italy di qualità”.
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