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OGM SI O NO? IL MINISTRO ROMANO DICE “NO, MA SI’ ALLA RICERCA IN AGRICOLTURA”, E IL MINISTERO DA’ L’OK ALLA SPERIMENTAZIONE IN ITALIA DI UN RISO GENETICAMENTE MODIFICATO. ANCHE PER IL MINISTRO FAZIO “SI’ AD ALIMENTI INNOVATIVI PER SPECIFICI BISOGNI”

Ogm sì o no? “Dico no agli Ogm come coltivazione, perché se fossimo gli unici al mondo a soddisfare il consumatore che cerca il prodotto non Ogm i nostri spazi di mercato aumenterebbero. Sostenere la ricerca, come io ritengo debba essere, significa mettere a disposizione della produzione gli strumenti per raggiungere questo obiettivo che l’azienda Italia si vuole dare. Sono molto attento a tutte le novità, perché non credo che ci sia necessaria correlazione tra risultato scientifico e applicazione in campo. Guai a fermare la ricerca e la sperimentazione in laboratorio, ma dobbiamo avere chiaro dove vogliamo indirizzare gli studi per arrivare al nostro obiettivo. È responsabilità delle istituzioni politiche indicare la strada da percorrere”. Parola del Ministro delle Politiche Agricole Saverio Romano, nel convegno ieri a Roma “Genomica e Biotecnologie applicate all’Agricoltura: quali prospettive?”, organizzato dal Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (Cra), e voluto dallo stesso Ministero per affrontare il tema in maniera laica e sostenendo un confronto scientifico aperto. Lo stesso da cui è arrivata la notizia del via libera del Ministero alla sperimentazione in Italia di un riso geneticamente modificato in modo da contenere un vaccino. Ben vengano “i filoni di ricerca che puntino all’innovazione per rispondere a specifici bisogni dei consumatori - ha detto al convegno anche il Ministro della Salute Ferruccio Fazio - penso ai celiaci. Sarebbe auspicabile creare un grano senza glutine”.
In particolare, la sperimentazione, in merito alla quale non sono stati diffusi particolari, è stata autorizzata dal Ministero delle Politiche Agricole in seguito alla revisione dei protocolli sperimentali di ricerca. “La sperimentazione avverrà in campo aperto, ma in condizioni sperimentali controllate e secondo criteri molto restrittivi”, ha spiegato Elisabetta Lupotto del Cra. E’ un progetto, ha aggiunto, “in linea con la nuova fase di ricerca sulle piante geneticamente modificate”: dopo aver considerato le piante finalizzate all’alimentazione, modificate in modo da resistere agli attacchi di erbicidi, insetti e virus, adesso si punta alle piante geneticamente modificate in modo da produrre molecole o composti utili all’industria o per la produzione di farmaci o vaccini.
“Sul tema delle biotecnologie e della genomica in agricoltura - ha aggiunto il Ministro Romano - è necessario discutere senza slogan, per arrivare così a scelte consapevoli. Il dibattito è aperto e le nostre riflessioni hanno bisogno di tempo. Sono convinto che dobbiamo considerare il nostro Paese come se fosse una grande azienda che si misura con fattori come la produttività, la qualità, i competitor, la promozione ed il prezzo di mercato. Come Governo il nostro compito è tutelare le produzioni italiane in ambito globale. Perciò il mio ragionamento è semplice - secondo Romano - se scegliessimo la strada degli organismi geneticamente modificati ci uniformeremmo alle scelte di molti Paesi, morfologicamente più adatti dell’Italia a questo tipo di colture, ma il nostro peso in termini di produzione diverrebbe irrilevante. Dobbiamo tenere in considerazione che la nostra superficie agricola non ci consente questo tipo di soluzione. Le nostre produzioni agricole, infatti, sono incapaci di produrre reddito autonomamente senza le risorse previste dalla Politica agricola comune. Dobbiamo, quindi, rafforzare la produzione lorda vendibile mantenendo apprezzabilità dei nostri prodotti, perché non possiamo competere sul piano dei prezzi, visto che contro alcuni paesi partiremmo in svantaggio. Abbiamo la necessità di indirizzarci verso l’eccellenza, verso un mercato di nicchia che è in espansione. A tale scopo dunque dobbiamo sostenere nel mondo il made in Italy - ha concluso il Ministro - promuovendo le iniziative che mettiamo in campo e che rendono unici i nostri prodotti. I prodotti italiani devono raccontare la nostra cultura, la tradizione, la sicurezza e anche la capacità di innovare incontrando i gusti dei consumatori”.
Da parte sua, il Ministro Fazio ha sottolineato che il Ministero della Salute “intende promuovere progetti” e che comunque “le competenze del dicastero attengono solamente al controllo della sicurezza alimentare. E’ noto che sugli Ogm saranno i singoli Stati membri a decidere il da farsi e il Ministero della Salute italiano si unirà alla posizione di quello delle Politiche agricole”. Insomma, la posizione della Salute “è allineata con quella dell’Agricoltura” e punta alla “ricerca sulla salute umana, al sempre maggiore controllo della salubrità degli alimenti, senza una generalizzazione industriale dell’utilizzo degli Ogm”.

Focus - Ogm: si apre una nuova pagina, da cibi a prodotti utili all’industria. La ricerca italiana è pronta, ma rischia lo stallo
Si apre una nuova pagina nella storia delle piante geneticamente modificate. Se finora sono state messe a punto piante che, grazie a nuovi geni, sanno difendersi da erbicidi, parassiti e combattere malattie, ora la sfida è trasformare le piante in fabbriche di sostanze utili all’industria, oppure in produttori di farmaci e vaccini. E’ il nuovo scenario emerso a Roma, nel convegno promosso dal Ministero delle Politiche Agricole e dal Consorzio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (Cra). Le biotecnologie per l’agricoltura stanno avanzando a grandi passi in tutto il mondo. Basti pensare che secondo gli ultimi dati disponibili, del 2010, nel mondo sono coltivati con Ogm 150 milioni di ettari di terreno e che dal 1996 ad oggi la superficie coltivata è stata complessivamente di un miliardo di ettari in 29 Paesi. Oggi ad ospitare le maggiori coltivazioni sono Stati Uniti, Brasile, Argentina e India; in Europa sono otto i Paesi più attivi in questo settore: Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Polonia, Slovenia, Romania, Svezia e Germania.
Molti di questi Paesi sono già pronti ad entrare nella nuova fase della ricerca sulle piante geneticamente modificate: dopo aver considerato le piante finalizzate all’alimentazione, modificate in modo da resistere agli attacchi di erbicidi, insetti e virus, adesso si punta alle piante geneticamente modificate in modo da produrre molecole o composti utili all’industria o per la produzione di farmaci o vaccini, ha spiegato Elisabetta Lupotto, del Cra. Nuovi scenari ancora stanno per aprirsi con la possibilità di avere a disposizione la mappa di genomi molto complessi, ma importantissimi, come quello del frumento, 17 volte più grande di quello del pomodoro e 35 volte più grande di quello della vite, ha osservato il direttore del Centro di ricerca per la genomica del Cra, Luigi Cattivelli. E una sfida ancora più grande sta per arrivare con la possibilità di utilizzare quella grandissima parte del Dna (almeno il 90%) che non controlla la produzione di proteine, ma che è un vero e proprio regista dei geni: “è il cosiddetto nuovo codice genetico e sta per aprire un campo completamente nuovo”, ha detto il presidente della Fondazione per le biotecnologie, Lorenzo Silengo.
L’Italia ha competenze scientifiche solide, tanto che a breve si prepara a sperimentare un riso geneticamente modificato in modo da produrre un vaccino. Tuttavia la ricerca italiana rischia di restare a guardare quanto accade altrove. Dopo la decisione europea che lascia ogni Stato membro libero e autonomo nella decisione rispetto agli Ogm, il Ministro delle Politiche Agricole Saverio Romano, ha detto no agli Ogm come coltivazione, ma nessuno ha fermato la ricerca, che va messa a disposizione di questo obiettivo.
Fonte: Ansa

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