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“NEL REGNO UNITO, UN MERCATO SPESSO ANTICIPATORE DI MODE E TENDENZE, IL VINO ITALIANO NON È RAPPRESENTATO COME DOVREBBE”. IL VINO ITALIANO NEL MONDO, SECONDO JANCIS ROBINSON, RINCORRE ANCORA LA FRANCIA

Italia
Jancis Robinson

Nel Regno Unito, un mercato spesso anticipatore di mode e tendenze, il vino italiano non è rappresentato come dovrebbe. A dirlo la Master of Wine d’Oltremanica Jancis Robinson, intervistata da WineNews, secondo la quale, “sul mercato britannico la scelta è limitata ad una selezione di vini fatta dai grandi importatori, che puntano quasi esclusivamente su vini poco costosi, rendendo praticamente introvabili i grandi vini, che invece è facile acquistare sul mercato americano”. Il problema riguarda, quindi, due aspetti fondamentali: una scelta possibile di vini e territori ristretta, che non rispecchia la grande diversità espressa dall’enologia italiana, e l’assenza quasi totale di quei vini in grado di spostare il gusto inglese dalle produzioni francesi a quelle italiane. “Il consumatore britannico va matto per i vini francesi, e di quelli italiani non ne sa a sufficienza. Del resto, i volumi di produzione dei grandi vini francesi li rendono maggiormente reperibili, anche se, negli ultimi tempi, le produzioni più famose di Bordeaux e della Borgogna hanno raggiunto dei prezzi talmente elevati da essere diventati inaccessibili ai più. Una situazione che - secondo Jancis Robinson - può rappresentare un enorme vantaggio per i grandi vini italiani: il consumatore inglese di vini d’alta gamma, di fronte ai prezzi “ridicoli” dei top francesi, rivolgerà la propria attenzione altrove, magari proprio alle produzioni di punta dell’Italia enoica, specie quelle piemontesi”. Ma la situazione, almeno secondo la Master of Wine inglese, non è così rosea neanche sul mercato asiatico, dove “non mi pare che il vino italiano abbia un impatto così importante, come quello che ha avuto il vino francese”. E per recuperare il gap con i cugini d’Oltralpe, meglio puntare su un concetto univoco piuttosto che sulla ricchezza delle nostre differenze, di uve e terroir: “il mercato asiatico si conquista puntando su un brand, che nel caso dell’Italia potrebbe nascere dal concetto di “lusso”, sostenuto dalle grandi produzioni di qualità. Solo dopo, seguendo il solco tracciato dai vini top, si può pensare ai grandi numeri ed al vino di massa”. Cambiano i mercati di riferimento, cambiano i trend ed i target, ma è sempre Italia-Francia ...

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