Erano gli anni Settanta del Novecento, il mondo scopriva l’economia globale e il benessere che faceva dimenticare la guerra, e gli Stati Uniti iniziavano a scoprire il vino italiano, soprattutto grazie al Lambrusco, in alcuni casi chiamato negli States “la coca cola d’Italia”. Dalle cui fortune, ad esempio, è nata l’esperienza di Castello Banfi, frutto dell’investimento fatto a Montalcino dalla famiglia Mariani, che aveva fatto fortuna in Usa proprio importando Lambrusco. E se, negli anni, il Lambrusco ha vissuto un’evoluzione qualitativa indiscutibile, il rosso mosso emiliano romagnolo, che coinvolge il 75% dei 14.800 ettari di vigneti nelle province di Reggio Emilia e Modena, continua a fare da apripista nei nuovi mercati al vino italiano: ad esempio, rappresenta il 70% di tutto il vino che il Brasile, una delle grandi economie emergenti del “Bric” - Brasile, Russia, India e Cina - importa dall’Italia. La conferma arriva anche da Auchan, colosso francese della grande distribuzione (42,5 miliardi di euro di fatturato nel 2010, più di 1.000 punti vendita in Francia, Spagna, Italia, Portogallo, Lussemburgo, Polonia, Ungheria, Cina, Taiwan, Russia, Romania e Ucraina) che punta a valorizzare “60 etichette, partendo proprio dal Lambrusco, con un progetto che nel 2012 coinvolgerà il mercato della Russia, sempre più affamata di prodotti italiani e, grazie a questo nuovo driver di vino e liquori, intende raddoppiare il risultato del 2011, raggiungendo i 6 milioni di euro di fatturato del mondo. E il Lambrusco è il migliore ambasciatore dell’italianità nel mondo, è grazie ad esso che possiamo penetrare nei principali mercati e, quindi, portarci in seguito anche altri grandi vini”, ha detto a Vinitaly Fabio Sordi, direttore acquisti e mercati di Auchan. Anche perché il Lambrusco, come ricorda a www.winenews.tv Alessandro Ceci, alla guida di uno dei suoi marchi più conosciuti, è “un’eccellenza qualitativa che si trova a 5 euro a bottiglia come in nessun altro caso”. E poi, oltre al formidabile rapporto qualità/prezzo, il Lambrusco, dicono i produttori, è perfetto per i mercati emergenti, perché piace ai giovani, ha una bassa gradazione alcolica e si sposa con diverse cucine. Ed i numeri, per ora, sembrano dar loro ragione ...
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