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“AUTUNNO CALDO” PER VINO E AGRICOLTURA TRICOLORE: TRA ARTICOLO 62, CON OBBLIGO DI PAGAMENTO A 30 E 60 GIORNI PER LE MERCI, E LA LEGGE DI STABILITÀ CHE RIPORTA LA TASSAZIONE SUI BILANCI. A WINENEWS GUIDI (CONFAGRICOLTURA): “CAMBIAMENTO INACCETTABILE”

Non Solo Vino
Mario Guidi

Non solo le difficoltà generate dall’imminente entrata in vigore del decreto legge liberalizzazioni (legge 24 marzo 2012, n. 27) con il suo “famoso” art. 62, che renderà obbligatorio per chi acquista prodotti agricoli rispettare tempi di pagamento determinati (30 giorni per i prodotti agricoli e alimentari deteriorabili, 60 giorni per tutti gli altri prodotti alimentari), e a cui il mondo del vino e dell’agricoltura (ad eccezione delle cooperative) dovrà far fronte, a partire dal 24 ottobre, a vendemmia ancora da concludersi definitivamente, adeguando tutti i contratti di acquisto per quanto riguarda i termini di pagamento, ma anche il recente disegno di legge di stabilità varato dal Governo, sembra condannare il mondo del vino italiano ad un “autunno caldo”. La legge di stabilità in discussione in questi giorni, vorrebbe cancellare la possibilità per le società agricole a responsabilità limitata, di optare per la tassazione su base catastale, oltre ad appesantire la tassazione sui redditi agrari e domenicali, introdotta nel 2007. “È inaccettabile - spiega a WineNews il presidente di Confagricoltura Mario Guidi, che sul tema ha già scritto una lettera la Governo - un cambio di regime fiscale così repentino vuol dire mettere a rischio investimenti fatti con un orizzonte di 15-20 anni. Vanno rifatti tutti i business plan, bisogna ricontrattare con le banche, e tante aziende che avevano calcolato i tempi di rientro dei debiti sul regime fiscale attuale rischiano il default, tanto più che la norma, a quanto sappiamo, sarebbe anche retroattiva, sul periodo di imposta 2012. E poi si interrompe quel processo che ha visto, proprio grazie alla legge del 2007, le società agricole di persone e capitali raddoppiare negli ultimi 2 anni, sia per la volontà di superare il “nanismo” che caratterizza il mondo agricolo italiano, che per la necessità di affrontare i mercati sempre più globali. Siamo pronti a muoverci se non arriveranno segnali rassicuranti dal Governo. Anche perché quando il Parlamento si pronuncerà su questa norma, di fatto si pronuncerà sul ruolo che si vuol dare in Italia all’agricoltura: se relegarla ad una attività marginale assolutamente limitata alla gestione dei territori, chiudendo gli agricoltori nelle proprie campagne e condannandoli ad una morte lenta, dal punto di vista dell’impresa, o se, come si sente dire spesso a tutti i convegni a tutte le occasioni, fare del settore uno di quelli su cui l’Italia deve puntare per le proprie strategie di sviluppo, cosa che tutti dicono, ma che nella traduzione dei fatti non trovo da nessuna parte”.

Ma dentro la legge di stabilità, anche se ancora siamo lontani dalla sua forma definitiva, potrebbero nascondersi altre insidie per il mondo l’agricoltura ed il vino italiano. Per esempio, in tema di finanziamenti, come quelli provenienti dall’Ocm vino. Alcuni di questi potrebbero essere considerati dei concorsi al reddito dell’impresa agricola e, in questo caso, tassati con l’aliquota corrispondente al volume d’affari aziendale. Una sorta di “impoverimento” forzato del contributo Ue, che, insieme alle coperture richieste alle banche, spesso in ritardo, potrebbero portare l’impresa a pericolosi sbilanciamenti finanziari che ne metterebbero a rischio la vita stessa.

Ad ora, insomma, il disegno di legge di stabilità, in attesa della sua versione definitiva, sta “destabilizzando” l’impresa agricola italiana.

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