L’assegnazione delle stelle alla vendemmia 2013 (4, stando ai rumors), il debutto dell’annata 2009 e della Riserva 2008: è l’ora di “Benvenuto Brunello”, a Montalcino (21/24 febbraio), che chiude le “Anteprime” toscane.
Un territorio blasonato in cui, però “la redditività delle aziende, negli ultimi anni, dai bilanci che si possono consultare, per legge, è calata”, come ha detto in un incontro ieri a Montalcino, all’Enoteca La Fortezza, promosso, tra gli altri da Jp Morgan (forse alla ricerca in Montalcino anche di portafogli di aziende) e Weal (società di consulenza nel settore vitivinicolo), Emilia Nardi, alla guida di una delle più storiche cantine del Brunello, e nel consiglio del Consorzio (www.consorziobrunellodimontalcino.it).
Non che il territorio sia in crisi: “il Brunello, che allo scaffale si trova con prezzi che variano da 20 a 100 euro, rimane un lusso approcciabile da molti e, soprattutto, non è replicabile o delocalizzabile altrove. E poi il Brunello è un brand fortissimo per il territorio, nemmeno lo scandalo degli anni passati ne ha intaccato la forza, visto che il numero di bottiglie commercializzate è rimasto grosso modo lo stesso, nel breve periodo, nonostante la crisi degli ultimi anni che, all’estero, ha colpito soprattutto i “colletti bianchi”, che sono il target del Brunello di Montalcino. Mentre in Italia, ormai, il Brunello va forte soprattutto nelle cene private di persone abbienti, nelle cene tra amici, ma cresce anche la gdo, sempre più attenta anche ai grandi brand del vino di qualità. Un canale dove, però, i piccoli produttori faticano di più. All’estero, invece, il top per il Brunello restano gli Usa, mentre frena un po’ la Germania, mercato più attento al prezzo. L’Asia, e la Cina in particolare, sono una grande opportunità, ma non bisogna pensare che siano i nuovi Stati Uniti”. Dall’incontro, poi, è emersa anche la possibilità, per le Pmi che magari fanno fatica ad accedere al credito tradizionali, di poter sfruttare strumenti che prima preclusi a questi tipi di impresa, come i “mini-bond”, ovvero delle obbligazioni che le aziende che accettano certe condizioni, come la certificazione del bilancio, possono collocare presso investitori privati per avere liquidità e finanziare la propria attività di crescita.
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