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IL VINO ITALIANO PROTAGONISTA IN GERMANIA. DA PROWEIN, NELLE PAROLE DI ALCUNI TRA I PRODUTTORI TOP DEL BELPAESE, I PUNTI DI FORZA DEL MERCATO TEUTONICO: UN’ECONOMIA SOLIDA, TANTA CULTURA ENOICA E GRANDE CURIOSITÀ

Con un giro d’affari che vale 1,01 miliardi di dollari ed un totale di 5,9 milioni di ettolitri esportati nel 2013, la Germania, per il Belpaese enoico, è un partner di vitale importanza, primo in volume e secondo solo dietro agli Stati Uniti in valore. Ma quali sono i punti di forza, e quali i limiti, del mercato tedesco, dove il vino italiano sarà protagonista fino al 25 marzo con ben 1.200 espositori al ProWein di Düsseldorf (www.prowein.de)? WineNews l’ha chiesto ad oltre 50 tra produttori e importatori più rappresentativi del vino dello Stivale, presenti alla fiera enoica di riferimento del Paese teutonico, sempre più porta d’accesso sia per i mercati del Nord Europa, che per quelli dell’Est.
Il risultato è che quello tedesco è un successo figlio di tanti diversi fattori. Innanzitutto, la grande stabilità economica della Germania, che produce due dinamiche. Una assolutamente positiva, ossia la sicurezza, per tutto il settore, di avere un partner affidabile, in cui produrre risultati certi. L’altra, invece, è la grande competizione, sempre più accesa, che esiste tra le aziende, in una vera e propria corsa al mercato tedesco che, per quanto stabile, non può certo risolvere, da solo, le difficoltà che le cantine italiane vivono da anni sul mercato interno.
Un altro aspetto importante, o meglio fondamentale, sta nella maturità dei consumatori tedeschi, ormai profondi conoscitori, e soprattutto estimatori, dei vini del Belpaese. Una cultura enoica grazie alla quale non sono solo i grandi brand o i territori più noti ad avere successo: è facile, ad esempio, che chi conosce da anni Chianti Classico, Brunello e Barolo, adesso abbia la curiosità di scoprire qualcos’altro, e così i vini di Sicilia, Puglia, Campania, Umbria, Abruzzo, qui, non sono certo una novità, ma un’altra solida realtà, con grandi possibilità di crescita. A patto, però, di sapersi mettere nei panni del consumatore, e capirne le sfaccettature e le unicità: in Germania, ad esempio, il consumo domestico è quasi esclusivamente lontano dai pasti, ed il posto in cui si vanno a scoprire nuove etichette e nuovi terroir, non è tanto l’enoteca, quanto i “gastronomia”, dove trovano spazio bottiglie di qualità, spesso vendute al bicchiere, e prodotti tipici del made in Italy che hanno davvero fatto innamorare del Belpaese tutta la Germania.
Infine, se c’è una peculiarità, ormai da anni, nel mercato tedesco, che difficilmente cambierà nel breve periodo, è una spaccatura piuttosto profonda tra due tipologie di mercato, quello che riguarda i vini d’alta gamma, e quella dei cosiddetti entry level, bottiglie che, mediamente, vanno sullo scaffale a 5 euro o poco più. Una caratteristica che l’Italia sta sfruttando al meglio, proprio grazie alla ricchezza ed alla diversità della propria offerta, ma che in qualche modo limita un segmento fondamentale, su cui c’è ancora tanto da lavorare, per fare della Germania il mercato perfetto per antonomasia.

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