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Ci sono Bordolino tinto, Barbera bianco prodotto in Romania e Chianti fatto in California, Marsala sudamericano e Kressecco tedesco, con Coldiretti a Vinitaly: “perdite per 1 miliardo di euro”. Focus: “In Italia addio a 1 bicchiere di vino su 5”

Dal Bordolino nella versione bianco e rosso con tanto di bandiera tricolore, al Meer-secco, ma ci sono anche il Barbera bianco prodotto in Romania e il Chianti fatto in California, il Marsala sudamericano e quello statunitense e il Kressecco tedesco, tra le contraffazioni e imitazioni dei nostri vini e liquori più prestigiosi che complessivamente provocano perdite stimabili in oltre un miliardo di euro sui mercati mondiali alle produzioni made in Italy. È quanto afferma la Coldiretti che per sensibilizzare le istituzioni in vista dell’Expo ha allestito al Vinitaly “L’angolo della vergogna”.
Sulla spinta delle tensioni politiche e commerciali che sono culminate con l’embargo da parte della Russia è anche arrivato il Prosecco made in Crimea perché ad essere colpiti, sottolinea la Coldiretti, sono i settori più dinamici dell’agroalimentare made in Italy come gli spumanti che con un balzo del 20% nelle bottiglie spedite all’estero sorpassano lo Champagne e conquistano le tavole nel mondo con un record storico, secondo un’analisi Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al 2014.
La stagnazione dei consumi interni, insieme alla crescita dei mercati esteri, rende più urgente, precisa la Coldiretti, l’intervento delle Istituzioni per tutelare le esportazioni di vino made in Italy di fronte ai numerosi tentativi di banalizzazione delle produzioni nazionali. Oltre al danno economico, a preoccupare è soprattutto il danno di immagine che provocano tra i consumatori emergenti dove non si è ancora affermata la cultura del vino. La Coldiretti ha esposto al Vinitaly alcuni esempi del vino “tarocco” che invade il mondo. Si va dal Chianti californiano al Marsala wine prodotto negli Usa, ma ci sono anche il Barbera bianco prodotto in Romania, il Kressecco e il Meer-Secco realizzati in Germania, sino ad arrivare al Bordolino bianco e tinto prodotti in Argentina in confezioni con tanto di tricolore.
Il fenomeno del falso vino made in Italy, informa la Coldiretti, trova un forte impulso anche dalle opportunità di vendita attraverso la rete dove è possibile acquistare pseudo vino ottenuto da polveri miracolose contenute in wine-kit, anch’essi esposti a Vinitaly, che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette più prestigiose come Chianti, Valpolicella, Frascati, Primitivo, Gewürztraminer, Barolo, Verdicchio, Lambrusco o Montepulciano.
Il vino in polvere può essere facilmente acquistato anche direttamente nei negozi di alcuni Paesi dell’Unione Europea, dalla Gran Bretagna alla Svezia dove è stato addirittura scoperto uno stabilimento di produzione. Fuori dall’Unione Europea dove uno dei più grandi produttori di wine kit si trova in Canada (www.vinecowine.com) e, con i marchi California Connoisseur, KenRidge, Cellar Craft, European Select, vende kit di Verdicchio, Chianti, Barolo, Amarone, Valpolicella ai quali, denuncia la Coldiretti, “si è limitato ad aggiungere semplicemente l’aggettivo “style”. La società che produce wine kit fa capo al secondo produttore canadese di vino Andrew Peller Limited (www.andrewpeller.com) che in passato ha anche esposto i propri vini al Vinitaly. preoccupante notare - continua la Coldiretti - che la falsificazione continui a prosperare in un Paese come il Canada con cui la Commissione europea ha recentemente raggiunto un accordo politico sugli elementi chiave dell’Accordo economico commerciale globale (noto anche con l’acronimo in inglese Ceta) per dirimere le controversie in corso sulla tutela delle denominazioni, dai salumi ai formaggi”.
Il problema, secondo la Coldiretti, non è legato solo all’utilizzo delle pregiate denominazioni del Belpaese poiché in base alla normativa europea del vino, non è possibile aggiungere acqua nel vino o nei mosti. La definizione europea del vino non contempla l’aggiunta di acqua e soprattutto per questo il commercio dei wine kit su tutto il territorio europeo, continua la Coldiretti, andrebbe vietato. Un problema altrettanto grave è la progressiva diffusione di bottiglie cosiddette “Mafia sounding” che si fondano su scandalose operazioni di business che fanno leva sugli episodi, i personaggi e le forme di criminalità organizzata piu’ dolorose ed odiose che danneggiano l’immagine dell’Italia nel mondo come il “Fernet Mafiosi”, con tanto di gangster e pistola disegnati, che viene venduto in uno degli Stati europei dove, conclude la Coldiretti, la presenza degli italiani è maggiore, la Germania.

Focus - Coldiretti e i consumi di vino in Italia: “al minimo storico (20 milioni di ettolitri, sotto 37 litri procapite), addio a 1 bicchiere su 5”
Dall’inizio della crisi è sparito dalle tavole degli italiani un bicchiere di vino su cinque ed i consumi di vino sono scesi al minimo storico dall’Unità d’Italia nel 1861. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti presentata al Vinitaly. Se all’estero i problemi vengono dalle imitazioni, in Italia sono crollati gli acquisti di vino delle famiglie e i consumi nazionali sono scesi attorno ai 20 milioni di ettolitri, dietro Stati Uniti e Francia, con un taglio del 19% dall’inizio della crisi nel 2008. Se la media di consumo è al di sotto dei 37 litri a persona, solo il 21% degli italiani beve vino tutti i giorni e addirittura quasi la metà degli italiani (48,4%) non lo beve mai durante l’anno, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat.
Sta cambiando la geografia del vino e se i dati disponibili mostrano un consolidamento del consumo mondiale stimato nel 2014 attorno ai 243 milioni di ettolitri, l’andamento non è più trainato dai paesi tradizionalmente produttori e consumatori come Italia e Francia, bensì dalla nascita e dallo sviluppo di nuovi poli di consumo. La Cina in pochi anni è diventata il quinto Paese consumatore ed oggi circa il 39% del vino prodotto viene consumato in Paesi non europei, rispetto al 31% del 2000.
In Italia si beve meno, ma si beve meglio con il formato più venduto che è stato quello delle bottiglie da 0,75 litri a denominazione d’origine che può contare su una offerta made in Italy di 74 etichette Docg, 341 Doc e 123 Igt. I vini più richiesti sono Chianti, Lambrusco, Vermentino, Barbera, Bonarda, Montepulciano d’Abruzzo, Nero d’Avola, Morellino e Dolcetto, ma crescono anche il Pecorino, l’Aglianico e il Pignoletto a conferma del successo dei vini autoctoni.
Il risultato, sottolinea la Coldiretti, è che la quantità di vino made in Italy consumato all’interno dei confini nazionali è risultata addirittura inferiore di quella consumata nel mondo. Nonostante l’aumento dello 0,8% nelle bottiglie esportate per un quantitativo di 20,4 milioni di ettolitri, l’Italia nel 2014 è stata sorpassata dalla Spagna (22,6 milioni di ettolitri, il 22% in più sul 2013), dopo essere stata infatti a lungo il primo fornitore mondiale.
A trainare l’export, precisa la Coldiretti, sono le bollicine che mettono a segno nel 2014 un aumento del 18,2% nelle numero di bottiglie esportate. Ad apprezzare il vino italiano sono soprattutto gli Stati Uniti che ne hanno importato quasi 6 milioni di ettolitri e a seguire la Germania e la Gran Bretagna entrambi con quasi 3 milioni di ettolitri. In termini di valore il vino, continua la Coldiretti, resta la prima voce dell’export agroalimentare italiano con un fatturato di 5,1 miliardi nel 2014, in crescita dell’1,4% sul 2013 ma dietro la Francia sempre prima in termini di fatturato legato all’export vinicolo con 7,7 miliardi di euro.
Nel 2014 in Italia la produzione di vino è stata a 41 milioni di ettolitri con un calo del 12% sul 2013 che ha provocato anche la perdita del primato mondiale nella produzione di vino a vantaggio della Francia.

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