02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

Nello scandalo dei vini californiani “all’arsenico”, c’è qualcosa di grottesco: due terzi degli 83 vini citati dal laboratorio di Denver che si è occupato delle analisi, infatti, vantano una qualche certificazione di sostenibilità riconosciuta

Nello scandalo dei vini californiani con tracce di arsenico superiori ai livelli normalmente consentiti nell’acqua, c’è qualcosa di a dir poco grottesco: più dei due terzi degli 83 vini citati dal laboratorio di Denver che si è occupato delle analisi, infatti, vantano una qualche certificazione di sostenibilità riconosciuta, e ben 23 sono di aziende che fanno parte della Cswa - California Sustainable Winegrowing Alliance (www.sustainablewinegrowing.org), l’associazione che dal 2003 riunisce i viticoltori sostenibili, o presunti tali. Come Fetzer Wines, che usa slogan come “pioneers in sustainability” (pionieri nella sostenibilità, ndr), e all’agricoltura verde ha dedicato tutto il suo sito web: due dei vini all’indice, però, sono suoi. Ma una buona parte dei vini sotto accusa, ben 33, sono riconducibili alla produzione di Trinchero Family, tra le aziende più grandi del Paese, che non fa parte della Cswa, ma è comunque certificata sostenibile nell’ambito del programma di certificazione Lodi Rules.
I problemi, a ben guardare, come svela “Wine Searcher” (www.wine-searcher.com), erano sotto gli occhi di tutti, bastava volerli vedere: il sito web della California Sustainable Winegrowing Alliance, infatti, dice che dal novembre 2014 il 57,24% del vino californiano è prodotto da aziende sostenibili, nonostante le superfici vitate certificate, in tutto, fossero appena il 14,22% del vigneto della California. Del resto, a differenza di altre certificazioni, come quella biologica o biodinamica, quella della California Sustainable Winegrowing Alliance non prevede alcun tipo di controllo, ma una semplice autocertificazione, e l’impegno, da parte del produttore, ad un miglioramento continuo, ma senza proibire esplicitamente l’utilizzo di alcun tipo di fertilizzante. Per chiarezza, però, va sottolineato che i livelli di arsenico ammessi dall’Oiv - Organisation Internationale de la Vigne et du Vin, sono di 200 parti per miliardo, mentre negli Stati Uniti non esiste una legge che ne limiti la presenza, motivo per cui le analisi del laboratorio di Denver, che hanno preso in considerazione vini di basso prezzo e perlopiù di grandi aziende, hanno usato come limite quello legale dell’acqua, di 10 parti per miliardo. Del resto, che l’arsenico sia dannoso per la salute non è certo un segreto, e adesso la paura dei produttori è che l’eco mediatica influisca negativamente su tutto il comparto vino, oltre che su eventuali cause penali.

Copyright © 2000/2025


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025

Altri articoli