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Natura morta in cantina: 40 opere di 26 artisti contemporanei reinterpretano uno dei generi pittorici portanti della storia dell’arte, in “Still-life Remix”, nuova esposizione di scena da domani da Antinori nel Chianti Classico (oggi il vernissage)

Italia
La natura morta in versione moderna torna protagonista nella cantina Antinori nel Chianti Classico

Circa 40 opere d’arte, molte delle quali realizzate appositamente per l’occasione (compresa anche un’opera site specific), firmate da 26 artisti italiani ed internazionali, in mostra in una cantina d’autore concepita come un vero e proprio museo: da domani al 4 ottobre le arti, del vino, della pittura, della scultura, della fotografia e video, tornano ad intrecciarsi da Antinori nel Chianti Classico, in “Still-life Remix”, la nuova esposizione che reinterpreta la Natura Morta, uno dei generi pittorici portanti della storia dell’arte, in chiave contemporanea (oggi il vernissage per la stampa). E che è solo l’ultima delle committenze di “Antinori Art Project”, la piattaforma di interventi in ambito contemporaneo dedicata alle arti visive e agli artisti del nostro tempo con cui Marchesi Antinori prosegue la sua secolare tradizione di mecenatismo e collezionismo artistico e culturale. Promossa con il patrocinio di Expo 2015, la mostra è inserita nei percorsi ufficiali culturali in Italia durante il semestre dell’Esposizione Universale.

Aperta ai visitatori della cantina Antinori nel Chianti Classico, a Bargino (San Casciano, Firenze), la mostra “Still-life Remix”, a cura di Ilaria Bonacossa, è un excursus contemporaneo dedicato a un genere pittorico, la Natura Morta (Still-Life), autonomo, come il paesaggio o il ritratto, in cui piante, fiori e frutti vengono riprodotti, insieme a prede di caccia, in composizioni prive della presenza di esseri umani. Questi assemblaggi, spesso arricchiti da oggetti simbolici come teschi, perle, libri o strumenti per la misurazione del tempo, rappresentano un monito alla fragilità della bellezza e all’inevitabilità della morte, nelle opere firmate da artisti come Giorgio Andreotta Calò ed Arianna Carossa, da Mat Collishaw a Hans Peter Feldmann, da Stefania Galegati a Francesco Gennari, passando per Ori Gersht, Piero Gilardi, Thomas Grünfeld, Gusmao & Paiva e Calla Henkel & Max Pitegoff, fino Georgie Hopton e Elad Lassry, Esko Männikkö e Davide Monaldi, Aldo Mondino, Nicolas Party, Jack Pierson, Namsal Siedlecki, Lorenzo Scotto di Luzio, Shimabuku, Shirana Shahbazi, Elisa Strinna, Wolfgang Tillmans, Santo Tolone e Luca Vitone.

La mostra, ambientata nel contesto suggestivo degli spazi della cantina Antinori nel Chianti Classico, vuole anche essere anche un omaggio e sottolineare la particolarità della committenza dell’esposizione: la mostra si inscrive infatti in una tradizione secolare della famiglia Antinori di passione per l’arte che oggi come allora si impegna a tutto campo per realizzare una forte connessione tra le migliori espressioni della tradizione e della contemporaneità.

Info: www.antinorichianticlassico.it

Focus - Il percorso espositivo: dalla “Natura Morta” nella storia dell’arte alle opere per la cantina Antinori nel Chianti Classico

A partire dalla seconda metà del sedicesimo secolo gli artisti ritraevano con mirabile maestria il momento di massimo splendore della natura, metaforicamente fermandone la trasformazione e il deterioramento. Le nature morte diventano quindi la rappresentazione fisica della fugacità della vita terrena, in cui i simboli della temporalità, come orologi e teschi, si accompagnano a tavole imbandite, cibi, fiori e animali. La Natura Morta come vero e proprio genere pittorico raggiunge il culmine nei primi anni del diciassettesimo secolo, divenendo un genere molto ricercato da mecenati e collezionisti. L’arte della modernità, invece, trova nella Natura Morta un importante strumento attraverso cui reinventare la tradizione e l’iconografia classica: così, dai Fauve ai Cubisti, passando per il Surrealismo, la natura morta diviene un genere che può essere completamente rivoluzionato dal punto di vista formale. In Italia l’interesse per questo genere pittorico connota la ricerca di due indiscussi maestri del genere come Giorgio Morandi e Filippo De Pisis che attraverso di essa sembrano catturare lo stato morale del Paese nelle loro piccole tele.

La mostra “Still-life Remix” presenta un insieme di opere fotografiche, scultoree, pittoriche e video che illustrano come ancora oggi il nostro sguardo possa, attraverso il codice espressivo della Natura Morta, cogliere il passare del tempo attraverso la rappresentazione visiva di un impossibile equilibrio tra naturale e artificiale. Le opere presentate in mostra dimostrano che attraverso la Natura Morta molti artisti contemporanei ancora oggi possono raccontare la loro percezione del mondo che ci circonda, la fragilità umana, la caducità della felicità terrena, a dimostrazione che questo genere sospeso tra tradizione pittorica e fotografia pop sia oggi più che mai vivo e capace di trasferire emozione. Le immagini di Wolfgang Tillmans dimostrano ad esempio come il genere si sia trasformato catturando la quotidianità e i residui della presenza umana sullo spazio, mentre i lavori di Ori Gersht mostrano il rapporto stretto che intercorre tra violenza e bellezza attraverso la improvvisa esplosione di Nature Morte che sembrano uscite dalla migliore pittura fiamminga secentesca. Due talenti emergenti come Santo Tolone ed Elisa Strinna si riappropriano invece con ironia di un’iconografia classica per trasformarla in cosa altra.

In risposta alla mostra “Still-life Remix” la famiglia Antinori ha deciso di presentare negli spazi dedicati alle collezioni della cantina alcune opere di Palazzo Antinori. Una grande Natura Morta Fiamminga del 1600 e due tele di Filippo De Pisis in cui il tono ‘crepuscolare’ e intimista della rappresentazione degli oggetti inanimati è ottenuta da un fare pittorico lieve contraddistinto da rapidi tocchi.

Focus - Da un’antica tradizione di passione per l’arte all’“Antinori Art Project”

La Cantina Antinori nel Chianti Classico è il simbolo del legame profondo che sin dal 1385 lega la famiglia Antinori alla passione per le arti e alla tradizione mecenatistica, accanto all’arte di produrre grandi vini. Due ambiti apparentemente diversi, ma che hanno spesso proceduto in parallelo: i Marchesi Antinori hanno spesso affidato all’arte il compito di raccontare i loro valori e la loro storia (lo stemma della casata, degli inizi del ‘500, proviene dalla bottega di Giovanni della Robbia). Con l’inaugurazione della nuova cantina nel 2012, concepita dall’architetto Marco Casamonti, parte della collezione di famiglia che raccoglie dipinti, ceramiche, tessuti pregiati e antichi manoscritti ha lasciato lo storico Palazzo Antinori di Firenze per trovare, con il contributo della curatrice degli Uffizi Giovanna Giusti, una nuova collocazione che la rende accessibile al pubblico.

Sempre nel 2012 è stato avviato “Antinori Art Project”, progetto che muove dall’idea di creare una naturale prosecuzione dell’attività di collezionismo, indirizzandola però verso le arti e gli artisti del nostro tempo. “Antinori Art Project” è infatti una piattaforma di interventi in ambito contemporaneo - realizzato in collaborazione con curatori affermati - che raccoglie sotto a un’unica progettualità coerente tutte le attività messe in campo. Oltre allo spazio museale integrato nel percorso di visita della cantina che ospita la storica collezione della famiglia, è stato avviato uno speciale programma di commissioni annuali, molte delle quali site specific, rivolto a giovani ma già affermati protagonisti della scena artistica nazionale e internazionale. Gli interventi hanno visto nel biennio 2012/2013, a cura di Chiara Parisi, il coinvolgimento di Yona Friedman, Rosa Barba e Jean-Baptiste Decavèle e lo scorso anno, con l’arrivo di Ilaria Bonacossa alla direzione artistica biennale del progetto, ha visto la partecipazione di Tomàs Saraceno che ha realizzato l’opera “Biosphere 06, cluster of 3”, installata nello spazio verticale dello scalone interno della cantina. Per il prossimo autunno, è stato invitato l’artista Giorgio Andreotta Calò.

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