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Da Papa Gelasio che inventò le crêpes al Prosciutto (San Daniele) al Concilio di Trento, dal baccalà di Don Milani alla bagna cauda di Papa Francesco: curiosità sacre & profane dal volume “Mangiare da Dio” dei “Don” Ciucci e Sartor edito da San Paolo

Non Solo Vino
La copertina di “Mangiare da Dio. Cinquanta ricette da san Paolo a papa Francesco”

Dai “Tartufi degli amici vescovi” (Felice di Como e San’Ambrogio di Milano) a Papa Gelasio inventore delle crêpes, dal “Filetto alla Carlo Magno” al raffinato “Biancomangiare di Matilde” di Canossa, dal “Paté di aringhe”, “penitenza” saporita dei monaci di Westminster, alle lasagne dei “ghiottoni” monaci bolognesi (secondo lo storico medievalista Massimo Montanari), fino alle “Anguille alla Vernaccia del Papa goloso” (Martino IV, in Purgatorio a scontare il peccato di gola, cantato da Dante, così come la Vernaccia di San Gimignano), la “Zuppa sassone per Lutero”, il “Prosciutto del Concilio” di Trento, ovvero il San Daniele inviato dal patriarca di Aquileia, e la cioccolata ammessa “nel digiuno” solo se liquida come brodo. Infine, più recenti, il baccalà alla livornese amato dal prete fiorentino Don Milani, il “Flan di zucchine” per gli 85 anni del Papa emerito Benedetto XVI e, da ultimo, Papa Francesco che la ricetta della “bagna cauda” riporta alle origini piemontesi. Sono solo alcune delle curiosità culinarie a cavallo tra sacro & profano legate ai personaggi più importanti della storia della Chiesa, attraverso 2.000 anni di storia, raccolte in “Mangiare da Dio. Cinquanta ricette da san Paolo a papa Francesco”, originale volume delle Edizioni San Paolo (www.edizionisanpaolo.it), scritto a quattro mani da Andrea Ciucci e Paolo Sartor, sacerdoti milanesi e affermata coppia di autori.
Del resto, a proposito del tema, la tavola è condivisione e dialogo, voluta da Gesù come luogo di comunione, e proprio attorno al cibo accadono cose importanti come mostrano alcuni momenti della storia dei cristiani, popolo fondato da Chi, come recita il Vangelo, accusato di essere un “mangione e un beone” (Mt 11,19), ha insegnato che “non di solo pane vive l’uomo” (Mt 4,4).
“Mangiare da Dio” (prima edizione giugno 2015, Collana Guida alla Bibbia, pag. 144, prezzo di copertina 17,50 euro) non è una prima volta per gli autori, sacedorti in servizio a Roma, alla Santa Sede il primo e alla Cei il secondo, che con San Paolo hanno già pubblicato “A Tavola con Abramo. Le ricette della Bibbia” e “In cucina con i Santi. Ricette di cielo e di terra”. Questa volta, il nuovo volume, è una storia della Chiesa e dei suoi più celebri personaggi in salsa culinaria, dai primi secoli al giorno d’oggi.
Ci sono i “Pani della traversata”, da un impasto di farina, vino, olio e lievito sciolto in poca acqua tiepida, di cui si sarebbero cibati l’apostolo Paolo ed i suoi compagni in mare verso Roma dove sarà giudicato come cristiano; e l’insalata di “Porri in salsa per Nerone”, di cui il persecutore dei cristiani si cibava in abbondanza per mantenere chiara la voce, convinto di essere un grande cantore; i “Tartufi degli amici vescovi”, come Felice, vescovo di Como, al quale Sant’Ambrogio, vescovo di Milano, scriveva “mi hai mandato dei tartufi, e per giunta di straordinaria grossezza, così che le loro inusitate proporzioni lasciavano a bocca aperta” aggiungendo che si tratta di un regalo graditissimo. Ma ci sono anche le “Crêpes di Papa Gelasio”, pontefice romano nato in Africa (400-496) cui si attribuisce la loro invenzione, per offrirle ad un gruppo di pellegrini francesi venuti a Roma per la Candelora; la “Sponghata di Costantinopoli” è invece una frittata alla maniera bizantina, mentre il “Filetto alla Carlo Magno” deriva dal menu dell’Imperatore, amante del buon vivere e degli arrosti (grazie a lui, si iniziò a mangiare seduti, e non più sdraiati). Il “Biancomangiare di Matilde” è il raffinato piatto offerto dalla Contessa di Canossa nel banchetto di riconciliazione tra Papa Gregorio VII e l’imperatore Enrico IV che, scomunicato, per penitenza era dovuto “andare a Canossa”. Il tipico piatto piacentino dei “Pisarei e fasoeu” deve invece la sua origine alle necessità dei conventi in epoca medievale di nutrire i viandanti che percorrevano la Via Francigena.
Tra i personaggi più celebri, c’è anche il condottiero Goffredo di Buglione per il quale, non avendo da mangiare, i soldati cristiani a Gerusalemme bollirono erbe commestibili dei campi inventando il “Preboggion”, come i genovesi chiamano la zuppa alle erbe della loro tradizione. E se i monaci di Westminster amavano il “Paté di aringhe”, le “Lasagne” non possono che essere associate alla tavola dei “monaci bolognesi”. E poiché anche un Papa può essere ghiottone, il volume propone le “Anguille alla Vernaccia del Papa goloso”, Martino IV, che Dante mise in Purgatorio per scontare il peccato di gola, come la passione per le anguille del Lago di Bolsena, “annaffiate” del celebre vino bianco toscano cantato dallo stesso Alighieri nella “Divina Commedia”.
E, ancora dal “Pulmentum di Cluny”, la minestra di cereali, cibo-base dell’alimentazione di poveri e monaci, e il “Risi e bisi” per San Marco, tra le più note ricette della cucina veneziana, preparata per la festa del Santo il 25 aprile. E poiché negli importanti Concilii anche il cibo faceva la sua parte, per quello di Trento (1545-1563) il patriarca di Acquileia inviò il pregiato Prosciutto di San Daniele. E, infine, dalla “Starna del Cardinal Federigo Borromeo” al “Kir della Guerra Fredda” (vino bianco e crema di ribes, offerto a Digione agli ospiti del Comune inventato dal canonico Félix Kir), dal “Flan di zucchine” preparato dallo chef Sergio Dusslin per il compleanno di Papa Ratzinger all’ultima ricetta per l’attuale Papa Francesco, la “Bagna cauda alla Bergoglio bambino”, piatto tipico che lo riporta alle origine piemontesi della sua famiglia.

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