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“Orvieto DiVino”, il primo passo del Rinascimento dell’OrvietoDoc, nasce sotto la buona stella della condivisione, fra Regione Umbria (1,5 milioni in tre anni, ndr), Comune e Consorzio (che riunisce 100 soci e 14 milioni di bottiglie)

Italia
Un progetto di marketing territoriale in Umbria per il Rinascimento del vino di Orvieto, uno dei territori nobili del bianco italiano

Si apre l’era 2.0 dell’Orvieto Doc, uno dei territori nobili e storici del bianco d’Italia: e questo “Risorgimento” dell’Umbria vinicola ruoterà intorno ad “Orvieto DiVino”, un nuovo progetto di marketing territoriale e di comunicazione che vedrà in atto una sinergia tra la Regione Umbria (che lo finanzierà con 1,5 milioni di euro in tre anni, ndr), le cantine di Orvieto, che dovranno fare la loro parte per il sostegno di una produzione che si attesta sui 14 milioni di bottiglie - il 75% delle quali all’export - e il Consorzio, che rappresenta oltre il 90% dei produttori.
“Orvieto DiVino” vuole essere il perno di un rilancio che parte dal vino, e da una storia produttiva di tutto rispetto, ma che riguarderà eventi, promozioni, incoming enoturistico, partecipazione alle fiere del vino più importanti del mondo, degustazioni, master class abbinate ad “Umbria Jazz Winter Festival”, azioni di incoming di giornalisti italiani e stranieri per promuovere il territorio di Orvieto e dell’Umbria. Tutto nell’ottica di mettere sotto la luce che merita l’unicità dei suoi prodotti, valorizzare l’arte, la cultura, il cibo, il vino e la musica, coinvolgendo personalità di prestigio, con lo scopo di mettere a sistema le molte eccellenze - enogastronomiche, culturali, artistiche, paesaggistiche e dell’artigianato - che il territorio possiede. Ma azioni anche nell’ottica dell’allargare la visibilità del territorio anche al di là degli enoappassionati, con “video per dare voce a questa stupenda area geografica” e il “coinvolgimento di testate non solo del vino e della gastronomia, ma anche del turismo per il raggiungimento di un target molto ampio di utenti”.
L’obiettivo è quello di far tornare alta l’immagine dell’OrvietoDoc nel mondo: secondo Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi e umbro di nascita, “vogliamo creare un fiume in piena che possa inondare tutti quei territori che hanno sete del sapere, di conoscere la nostra realtà e le nostre ricchezze: è un Rinascimento e un Risorgimento”. I produttori ci credono e sono pronti a dare il massimo, secondo Patrizia Marin, responsabile comunicazione del Consorzio dell’OrvietoDoc: quella rivolta al progetto “è stata un’accoglienza con grande entusiasmo, sono stati estremamente propositivi, e abbiamo creato insieme un progetto straordinario ma che parte da loro”. E per Piero Antinori (che ad Orvieto ha lo storico Castello della Sala, ndr), uno dei personaggi più importanti al mondo del vino italiano, “il territorio ha tutte le caratteristiche per avviare davvero un Rinascimento, e ha una storia secolare di leader nei vini bianchi: se si mettono da parte gli individualismi, la possibilità c’è, la qualità c’è e si può ancora migliorare, bisogna lavorare tutti insieme per rivalorizzare questo prodotto e questo territorio. Io credo che l’Umbria in generale, e Orvieto in particolare, siano veramente unici”.
Come ricordato dal Sindaco di Orvieto, Giuseppe Germani, del resto, “il vino per Orvieto è un elemento che storicamente fa parte della città e del suo Dna: fino dal VI secolo a.C. era coltivata la vite e prodotto un vino di qualità”. Vincenzo Cecci, presidente del Consorzio Orvieto Doc, ha, invece, ricordato che “forse ci si è un po’ seduti sui successi del passato, senza tenere conto che il mercato, invece, è diventato molto dinamico e competitivo. Così ora vogliamo fare sistema con tutto il territorio per riposizionare meglio il nostro vino e le diverse eccellenze di Orvieto in ambito non solo nazionale ma internazionale, ridandogli maggiore dignità e attrattività”.
Tramite una partnership con l’Università Iulm di Milano, sarà inoltre realizzato un gruppo di lavoro di giovani in grado di convertire in azioni concrete il supporto di un Comitato Scientifico, coordinato dal presidente Assoenologi Riccardo Cotarella, di cui fanno parte nomi del calibro di Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, Bruno Vespa, conduttore televisivo di “Porta a Porta” RaiUno e produttore, Enzo Vizzari, direttore de “Le Guide I Vini e Ristoranti de L’Espresso”, Antonio Paolini, giornalista, critico gastronomico e curatore della Guida “I vini de L’Espresso”, Giorgio Calabrese, docente universitario specializzato in scienza dell’alimentazione, Luciano Ferraro, caporedattore del “Corriere della Sera”, Fiammetta Fadda, critico gastronomico televisivo e di “Panorama”, Marcello Masi, sommelier e giornalista della Direzione della Rai per l’offerta informativa, Mario Morcellini, professore ordinario in Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi presso l’Università La Sapienza di Roma, Luciano Pignataro, giornalista, blogger, enogastronomo del quotidiano “Il Mattino”, Patrizio Roversi, conduttore televisivo, Attilio Scienza, ricercatore e docente di viticoltura all’Università di Milano e Rocco Tolfa, sommelier e vicedirettore di Rai Tg2.

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