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La classifica dei vini più cari d’Italia su “Wine Searcher”? Non è così scontata, sul podio il Barolo Riserva Monfortino di Giacomo Conterno, il Masseto e l’Amarone della Valpolicella Riserva di Giuseppe Quintarelli. Fuori Gaja, Ornellaia e Sassicaia

I vini più cari d’Italia su “Wine Searcher”? No, non sono i “soliti” Super Tuscan, tutti fuori dalle prime dieci posizioni eccetto il Masseto, e dalla top ten spariscono, rispetto all’edizione 2013, l’ultima pubblicata dal portale Usa di riferimento per la ricerca e l’acquisto di vino in tutto il mondo, altri nomi illustri dell’enologia del Belpaese, da Angelo Gaja a Giuseppe Mascarello. Tra i nuovi criteri decisi da “Wine Searcher” (www.wine-searcher.com) c’è la disponibilità sul mercato, e a rimetterci, così, sono le grandi annate delle etichette top, ormai quasi introvabili, ma anche l’ex numero uno, il Vendemmia d’Artista di Ornellaia, non è più in classifica, con il prezzo medio più che dimezzato (dai 978 dollari del 2013 ai 401 del 2015) a fronte di un sensibile aumento della produzione.

In cima alla classifica, così, troviamo il Barolo Riserva Monfortino di Giacomo Conterno, con un prezzo medio online di 755 dollari, simbolo del Piemonte e del Nebbiolo, che nel database di “Wine Searcher” è presente addirittura dall’annata 1927. Al secondo posto, il Masseto, re dei Super Tuscan con un prezzo medio tra le ultime 24 annate, di 685 dollari, anche grazie ad una produzione inferiore a quella di Ornellaia e Sassicaia, sul mercato online, rispettivamente, ad una media di 187 e 204 dollari. Gradino più basso del podio per l’Amarone della Valpolicella Riserva di Giuseppe Quintarelli, invecchiato per sette lunghi anni in botti grandi di Slavonia, solo nelle migliori annate (le ultime su “Wine Searcher” sono 2003, 1995, 1990, 1986 e 1983), ad un prezzo medio di 637 dollari.

Alla posizione n. 4, un altro toscano, il Brunello di Montalcino Riserva di Biondi Santi (Tenuta il Greppo), vino icona della più prestigiosa delle denominazioni della regione patria del Sangiovese, la cui memoria storica risale al lontano 1888: oggi, una bottiglia costa mediamente 553 dollari. Ancora Toscana alla n. 5, con un blend dei tre vitigni autoctoni più rappresentativi, Sangiovese, Canaiolo e Colorino, diventato in pochi anni un simbolo dell’enologia regionale, il Testamatta Colore di Bibi Graetz, ad un costo medio di 533 dollari. Alla posizione n. 6 c’è invece una chicca dell’enologia del Piemonte, il Barbaresco Crichët Pajé di Roagna, sul mercato 10 anni dopo l’anno di produzione, in 2.000 bottiglie, ad un prezzo medio di 500 euro.

Parità assoluta alla posizione n. 7, con due etichette ben diverse ma altrettanto prestigiose, che si affermano allo stesso livello di prezzo, 483 dollari: il Brunello di Montalcino Riserva Case Basse (Gianfranco Soldera), tra le griffe più ricercate ilcinesi, ed un piccolo produttore friulano, Enzo Pontoni, con il suo Refosco Colli Orientali del Friuli Miani Calvari, prodotto in poche centinaia di bottiglie (su una produzione complessiva di 8.000 bottiglie su 18 ettari coltivati). Si arriva così alla posizione n. 9, con l’unico vino dolce in classifica, un altro toscano, il Vin Santo di Montepulciano Occhio di Pernice di Avignonesi, dallo stile ossidativo unico, capace di invecchiare per decenni, online a 460 dollari a bottiglia. Chiude la top ten l’Alzero Cabernet di Giuseppe Quintarelli, unico produttore a poter vantare ben due etichette tra le dieci più costose d’Italia: il blend (40% Cabernet Franc, 40% Cabernet Sauvignon e 20% Merlot), invecchiato in barrique, si compra a 431 dollari.

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