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Il futuro sorride a Constellation Brands: nonostante il valore delle azioni della multinazionale del beverage sia cresciuto del 750% negli ultimi 5 anni, per gli analisti di Morgan Stanley è ad oggi l’azienda più sottostimata del beverage

Buone, anzi ottime notizie per Constellation Brands, la multinazionale del beverage che ha in portafoglio nomi di primo piano sia dell’enologia, statunitense e non - come Robert Mondavi - che della birra industriale, come Corona e Tsingtao, e un portfolio più che rispettabile anche negli spirits. Come se non bastasse la crescita vertiginosa del suo titolo azionario sulla piazza di New York, decollato dai poco più di 20 dollari del 2012 agli oltre 160 attuali, gli analisti della multinazionale finanziaria Morgan Stanley considerano la società fondata nel 1945 da Marvin Sands come la più sottostimata dell’intero suo settore di riferimento.
Come riportato da un articolo di “Business Insider” (www.uk.businessinsider.com), le opportunità future non mancano per Constellation; la società ha recentemente acquisito ulteriori marchi nel mondo del nettare di Bacco, come The Prisoner e Meiomi, per un totale di 600 milioni di dollari, e a valle dell’accordo con Modelo del 2013 - poi acquisita da Anheuser-Busch InBev - è passata dal ruolo di semplice importatore di Corona a suo produttore per il mercato a stelle e strisce.
Un mercato dove quel marchio è così richiesto, a dispetto di un consenso critico unanime sulla sua bassa qualità, da vedere le proprie vendite salire costantemente, e questo in un contesto economico nel quale le vendite di birre industriali stanno generalmente diminuendo, anche per marchi consolidati come Budweiser. Non a caso, Constellation ha investito 1,5 miliardi di dollari per ammodernare e ampliare il proprio birrificio sul confine messicano, allo scopo di raddoppiarne sia la capacità che l’output produttivo entro il 2018: tutto merito, secondo gli analisti, di una campagna di marketing estremamente efficace, che ha non solo portato Corona a divenire il quinto marchio di birra più venduto negli States, ma anche a un suo ammanco di scorte avvenuto nel 2015. E dopo questo senz’altro lusinghiero parere di Morgan Stanley, che si traduce limpidamente in un “buy” per gli investitori globali, c’è da aspettarsi che le azioni - e quindi le operazioni - del gruppo sui mercati del mondo non potranno che accelerare ulteriormente.

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