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La tecnologia usata per i diamanti per tracciare i vini da collezione: l’ultima frontiera della lotta alla contraffazione si chiama “Chai Wine Vault”, e arriva dalla collaborazione tra la Everledger e la “Sherlock Holmes del vino” Maureen Downey

Italia
Maureen Downey, a capo di Wine Fraud

La tecnologia pensata per i diamanti per tracciare casse e singole bottiglie da collezione: l’ultima frontiera della lotta alla contraffazione, che ormai colpisce il settore enoico con la stessa frequenza del mondo dell’arte, arriva dalla collaborazione tra la Everledger, azienda tecnologica che garantisce la provenienza dei diamanti, e Maureen Downey, considerata la “Sherlock Holmes del vino”, tra le massime esperte al mondo di autenticazione di vini pregiati e titolare di “WineFraud” (www.winefraud.com). Il risultato è il “Chai Wine Vault”, il più sofisticato dei sistemi di tracciatura che si sia mai visto: tutto ruota intorno ad un profilo, costruito, per ogni singola bottiglia o cassa di vino, su un database accuratissimo, che prende in considerazione 90 caratteristiche diverse, dal tappo all’etichetta, dalla capsula al vetro, ma anche una documentazione fotografica ed una registrazione di ogni singolo passaggio e spostamento. Questi dati vengono conservati dalla Everledger, ed ogni volta che una bottiglia passa di mano, il profilo viene aggiornato, così che rivenditori, case d’asta o retailer possano conoscerne ogni minimo dettaglio, con la garanzia di avere tra le mani una bottiglia originale.
“Stiamo assistendo ad una vera e propria presa di coscienza da parte dell’industria del vino rispetto all’impatto che la contraffazione sta avendo sul settore - spiega Maureen Downey al magazine britannico “The Drinks Business” (www.thedrinksbusiness.com) - ma una soluzione in grado di assicurare la provenienza di una bottiglia, fino ad oggi, non c’è mai stata. Il vino certificato dal sistema “Chai Wine Vault” ha una garanzia di autenticità, accresce la fiducia dei collezionisti e protegge il valore dell’investimento nel futuro”.
Il fondamento tecnologico di “Chai Wine Vault” è il blockchain, una base di dati distribuita, che mantiene in modo continuo una lista crescente di record, i quali fanno riferimento a record precedenti presenti nella lista stessa ed è resistente a manomissioni, “grazie alla quale - aggiunge Leanne Kemp, fondatore di Everledger - possiamo conservare l’origine e l’identità di un bene come non abbiamo mai fatto in precedenza. L’industria del vino, per la sua catena di approvvigionamento, è molto simile a quella dei diamanti, con la minaccia dei falsi sempre incombente, ma è un problema che, con questa tecnologia, per la prima volta, possiamo davvero risolvere”.

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