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Vino e tecnologia digitale, un rapporto ormai “necessario per aumentare la competitività del settore”: a dirlo Flavio Radice, ad Hitachi Systems Cbt, dal palco della kermesse milanese “The Italian Way of Life”

Una delle più recenti incarnazioni della tecnologia digitale diffusa, ovvero la pervasività di strumenti digitali e connessi tra loro all’interno di ecosistemi produttivi che viene collettivamente denominata “Internet of Things” (IoT), può portare vantaggi rilevanti all’intero settore vitivinicolo italiano: è questo, in sintesi, il messaggio che Flavio Radice, presidente e ad Hitachi Systems Cbt, ha lanciato oggi dal palco del summit meneghino “The Italian Way of Life - I nuovi ecosistemi che guidano la crescita”, organizzato da The Innovatiom Group (www.theinnovationgroup.it).
L’adozione completa, se non totale, delle tecnologie digitali da parte delle aziende che aspirano ad avere portata e ambizioni globali è ormai inevitabile e necessaria, e da questo punto di vista le case history non mancano. Per quanto riguarda il settore vitivinicolo, Radice ha descritto una soluzione creata dalla società di system integration facente capo al colosso giapponese dell’information technology: “grazie all’analisi dei dati e all’applicazione di modelli IoT, è possibile tracciare l’intera filiera dalla raccolta dell’uva fino alla tavola del consumatore: i dati a cui il produttore ha accesso vanno dalle ore di sole, al tasso di umidità, al livello di zucchero, alla raccolta, alla miscelazione, all’invecchiamento in botte, ai dati riguardanti le cantine, l’imbottigliamento fino ad arrivare alla spedizione. Raccogliendo questa serie di Big Data e analizzandoli, si arriva a fare addirittura previsioni sulla produzione della stagione successiva”. Una granularità di informazioni che permette soluzioni quasi istantanee al sorgere di eventuali problemi o di modifiche “in corso d’opera”, insomma, e che, fatto non secondario in un contesto globale dove l’“italian sounding” è e rimane un problema enorme, permette al consumatore finale un ben più alto grado di sicurezza sugli acquisti enoici che decide di compiere. Tutto questo tramite una tecnologia ormai consolidata dal tempo, ovvero i QR Code posti su ogni bottiglia. “Assicurando la valorizzazione dei fattori che distinguono i prodotti certificati”, ha sottolineato Radice, “diamo alle aziende la possibilità di aumentare il proprio livello di competitività e produttività all’interno del mercato di riferimento”.

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