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Non il vino, ma la politica è la vera protagonista della prima giornata di Vinitaly 2018. Dal “wine pride” di Zaia, alle parole della presidente del Senato Alberti Casellati, alle “schermaglie enoiche” tra Di Maio, Salvini, Martina e Meloni

Non il vino, ma la politica, tra brindisi, dichiarazioni e annunci, la vera protagonista della prima giornata di Vinitaly (15-18 aprile). Tutti i leader dei principali partiti, da Di Maio (5 Stelle) a Salvini (Lega), da Martina (Pd) alla Meloni (Fratelli d’Italia) presenti e protagonisti, testimonianza dell’importanza di un settore e della sua manifestazione più importante dove però, più che di vino, si è parlato, gioco forza, di dinamiche politiche. Anche se il nettare di Bacco ed il suo valore per l’Italia sono state al centro di discorsi, promesse e buone intenzioni. A partire dalla parole della seconda carica dello Stato, la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati: “Vinitaly è un’eccellenza assoluta e un vero fiore all’occhiello per Verona, il Veneto e per l’intero Paese. Come lo è il vino Qui c’è l’Italia migliore, che lavora, che innova, che riesce a coniugare il lavoro nei campi con l’innovazione tecnologica e le nuove frontiere del commercio digitale. Parlare di vino vuol dire cultura, lavoro, know how, creatività e capacità competitiva delle aziende, sicurezza alimentare e riscatto sociale. E da qui, brindo con il Prosecco, visto che il Conegliano e Valdobbiadene è anche candidato a diventare Patrimonio Unesco” (bit.ly/2H1NmuR).

Come sottolineato, poco prima, dal presidente del Veneto, Luca Zaia, che ha annunciato anche la candidatura Unesco per la Valpolicella, e ha parlato di “Wine Pride” per l’Italia, perchè “nel mondo del vino abbiamo molto da comunicare, dobbiamo parlare dell’orgoglio del vino italiano, perché il vino deve essere il biglietto da visita dell’Italia nel mondo. Le sfide per aggredire i mercati oggi suggeriscono a parlare di certificazione del prodotto, di certificazione ambientale, di ridurre l’inquinamento, perché il consumatore sarà sempre più attento a cosa va consumare. Ma dobbiamo tenere presente che se noi oggi parliamo di vino italiano nel mondo è perché ci sono i nostri contadini e i nostri agricoltori che si spaccano la schiena, a partire da quelli della cosiddetta agricoltura eroica pionieristica di montagna, come la chiamiamo noi, Maurizio”. Maurizio che è l’ex Ministro delle Politiche Agricole ed ora “segretario reggente” del Pd, Martina, che dalla mattina ha iniziato con le schermaglie politiche in salsa enoica. “Per me è il quinto anno di Vinitaly, sono orgoglioso del record dell’export del vino nel 2017 (che ha sfiorato i 6 miliardi di euro, ndr), con una crescita del 20% rispetto al 2014. Frutto anche del lavoro che abbiamo fatto e portato avanti in questi anni. Bene che la politica abbia scoperto Vinitaly. Ma vi do una notizia - ha chiuso Martina con una battuta - Salvini e Di Maio sono astemi”.
Parole, ovviamente, smentite dai fatti, con i due leader protagonisti tra i padiglioni di Vinitaly. “I produttori di vino sono i veri ambasciatori dell’Italia nel mondo, sono loro che danno vita a questa nostra eccellenza, e dalla politica meritano grande attenzione. E poi il vino serve anche a distendere gli animi e dialogare”, ha detto con un calice di Pinot Grigio delle Venezie in mano il leader del Movimento 5 stelle di Maio. Parole buone per il settore, dunque, e un messaggio, probabilmente, a Matteo Salvini, alla guida della Lega e del centrodestra.
Che, nel frattempo, dopo vari bagni di folla, ha dichiarato: “spero che ci sia presto un governo guidato dalla Lega per difendere il made in Italy. Ma oggi non c’è spazio per le polemiche, porto solo un omaggio agli imprenditori che resistono. Oggi incontro gli agricoltori e i viticoltori, e vino agricoltura - ha detto Salvini a WineNews - saranno parte fondamentale del nostro programma. E sono qui a onorare una imprenditoria che dà lavoro - ha aggiunto - che fa grande il made in Italy nonostante i lacci imposti dall’Europa. In Europa non siamo secondi a nessuno, ha detto Salvini, che ha aggiunto: non dico no a nessuno; sono altri che non hanno deciso che vino bere”, prima di andare allo spazio Coldiretti, brindando con il vino prodotto da Alessia Berlusconi, nipote del leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. “Viene fuori alla lunga il buono” ha detto Salvini dopo aver aperto lui stesso la bottiglia e assaggiatone un calice, precisando comunque che “il vino italiano non va mai di traverso”.
Uniti, Di Maio e Salvini, almeno nel dire che a Vinitaly, non si sarebbero e non si sono incontranti. Come, invece, auspicato dal Giorgia Meloni: “chissà se tra un bicchiere di vino e l’altro non si riesca a far cadere qualche veto”, ha detto la guida di Fratelli d’Italia, anche lei a Vinitaly “per ringraziare e difendere i produttori di vino - ha detto brindando, in una sorta di “Porta a Porta” vinicolo, con i vini di Bruno Vespa - eccellenza dell’Italia e nel mondo, e vogliamo uno Stato che li aiuti e smetta di metter loro i bastoni tra le ruote, difendendo e valorizzando il made in Italy”.
E così, il primo giorno di Vinitaly è andato, tra mille parole dette e tanto vino nei calici. Con le prime che, ovviamente, ma forse ingiustamente, che hanno raccolto molto più attenzione del secondo.

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