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PAC

Pac, i tagli nel bilancio Ue non piacciono all’agricoltura italiana

Tutti contro, da Confagricoltura a Coldiretti, dalla Cooperative alla Cia. Paolo De Castro: “inaccettabile”

 

Se il bilancio Ue 2021-2027 arrivasse a conclusione così come è stato proposto (con un importo globale di 1.279 miliardi di euro, e più risorse per migranti, sicurezza, Erasmus e digitale) con i tagli del 5% al budget della Pac (nell’ultimo bilancio con una dotazione complessiva superiore ai 400 miliardi di euro), “l’Italia subirà un taglio della dotazione per gli aiuti diretti (uno dei pilastri principali della misura) del 3,9% a prezzi correnti rispetto al periodo finanziario attuale”. Lo ha detto il commissario Ue all’agricoltura Phil Hogan. In particolare, “i pagamenti diretti non diminuiranno di più del 3,9% in nessuno Stato membro”, e aumenteranno la loro quota di spesa Pac “dal 70 al 72%”. La Commissione chiederà inoltre ai Paesi membri di “aumentare il loro contributo" ai programmi di sviluppo rurale (Psr) del 10%, realizzando “risparmi a livello Ue”. Hogan inoltre rivendica l’azione a favore delle aziende piccole e medie: “stiamo proponendo un tetto di pagamenti a 60.000 euro per agricoltore e i risparmi generati da questo limite possono essere ridistribuiti ai piccoli agricoltori, che sono il cuore pulsante dell’Europa rurale”. Una visione che, in generale, scontenta un po’ tutti nel mondo agricolo italiano.

Ribadisco con forza la mia contrarietà a tagliare le risorse della Politica Agricola Comune nel bilancio Ue 2020-2027 - ha detto il vicepresidente della Commissione Agricoltura dell’Europarlamento Paolo de Castro - e quanto agli interventi a gamba tesa sulla gestione della Pac, compreso un eventuale tetto agli aiuti diretti ai produttori, tengo a precisare che si tratta di una competenza della Commissione agricoltura del Parlamento europeo e del Consiglio dei ministri agricoli dell’Ue”. Secondo De Castro, in particolare, il documento finanziario europeo “è poco ambizioso per quanto riguarda l’incremento delle risorse, che come chiedeva il Parlamento Europeo avrebbero dovuto raggiungere l’1,3% del Pil della Ue, mentre si ferma a poco più dell’1,1%. Senza contare - conclude De Castro - che l’annunciato taglio del 5% del bilancio agricolo significherebbe togliere più di 20 miliardi di euro alla Pac in sette anni. Un calo inaccettabile, considerando anche che viene chiesto a i Paesi della vecchia Europa, tra cui l’Italia, di proseguire nella convergenza degli aiuti diretti, ora più elevati rispetto a quelli dei nuovi Partner europei”.

Tagliare i fondi all’agricoltura per far quadrare i conti di un bilancio che resterà inadeguato, dimostra che c’è scarsa fiducia sul futuro della costruzione europea”, ha commentato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, sottolineando che il taglio delle risorse destinate all’agricoltura peserebbe per 40 miliardi di euro a prezzi correnti rispetto all’attuale dotazione. “È sbagliata e da respingere al mittente - ha aggiunto il presidente di Confagricoltura - anche la proposta di ridurre i trasferimenti alle imprese di maggiore dimensione. Vale a dire, quelle che assicurano la maggior parte dei posti di lavoro, producono per il mercato interno e per le esportazioni e sono aperte all’innovazione. Le vere imprese agricole - ha continuato Giansanti - hanno assicurato produzioni abbondanti, sicurezza alimentare, tutela del territorio e delle risorse naturali. Il tutto ad un costo che non arriva a trenta centesimi al giorno ad abitante. Alla luce di queste cifre, i tagli proposti dalla Commissione europea sono inaccettabili. L’agricoltura rientra a pieno titolo nella lista dei beni comuni che l’Unione Europea deve tutelare e valorizzare - ha concluso il presidente di Confagricoltura - occorre salvaguardare la dotazione finanziaria destinata all’agricoltura europea negli anni a venire, per continuare a dare un quadro di riferimento positivo a supporto della crescita di tutte le imprese, senza alcuna discriminazione. È questo l’obiettivo per il quale lavoreremo in ambito europeo e a livello nazionale”.

A pagare il conto della Brexit non può essere l’agricoltura che è un settore chiave per vincere le nuove sfide che l’Unione deve affrontare, dai cambiamenti climatici, all’immigrazione, alla sicurezza”, ha aggiunto il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.

Indebolire l’agricoltura, che è l’unico settore realmente integrato dell’Unione, significa minare le fondamenta della stessa Ue in un momento particolarmente critico per il suo futuro. Il taglio dei fondi destinati all’agricoltura nel bilancio per l’Unione Europea - ha continuato Moncalvo - è insostenibile per le imprese e per i cittadini europei che per il 90% sostengono la politica agricola a livello comunitario per il ruolo determinante che essa svolge per l’ambiente, il territorio e salute, secondo la Consultazione pubblica promossa dalla stessa Commissione europea”.

Tagliare del 5% il budget Pac - commenta Copagri - mette in pericolo il futuro dell’agricoltura europea e la sostenibilità economica di molte aziende. Più che mai, invece, c’è bisogno di una politica veramente comune a livello europeo, che consenta di aumentare la competitività delle imprese, la loro capacità di investire, evitando distorsioni della concorrenza”.

Più soft, ma comunque contrario, il commento di Cia-Confederazione Italiana Agricoltori: “le prime cifre annunciate dalla Commissione europea, sul prossimo quadro finanziario pluriennale dell’Unione, evidenziano la volontà di un rilancio del progetto comunitario, nel momento in cui cresce la dotazione finanziaria complessiva e la sua incidenza sul prodotto interno lordo dell’Unione. Nuove importanti politiche vengono attivate, evidenziando un impegno dell’Europa sul fronte dell’immigrazione e della sicurezza. Tuttavia - evidenzia la Cia - sul fondamentale capitolo agricolo i tagli annunciati non sono accettabili per l’importanza strategica che occupa il settore dal punto di vista socio-economico e ambientale. È necessario che il budget destinato alla Politica agricola comune rimanga inalterato, per una prospettiva di mantenimento e di sviluppo dell’agricoltura europea e italiana. La Pac ha, da sempre, garantito lo sviluppo di un’agricoltura di qualità, salvaguardando la salute dei cittadini europei, consentendo il mantenimento e lo sviluppo sociale ed economico delle aree rurali, contribuendo al mantenimento del paesaggio e dell’ambiente. È fondamentale che gli Stati membri diventino ancora più responsabili agiscano per lo sviluppo del progetto europeo, assicurando la possibilità di contribuire maggiormente al budget, così da scongiurare tagli che impatterebbero non solo sul settore agricolo ma in generale sui cittadini europei”.

Di positivo, c’è che il dibattito è appena iniziato, e ora la Commissione dovrà discutere con Parlamento e Consiglio per chiudere il negoziato entro i primi mesi del 2019, così da scongiurare eventuali incertezze già per il 2021. E magari, sperano gli agricoltori europei, ci sarà un’inversione di rotta.

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