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INVERSIONE DI TENDENZA

Contrordine: 2 vegani su 3 in Italia tornano alla carne, con i consumi a +5% nel 2018

A dirlo Coldiretti nel #Bisteccaday: i consumi sono in ripresa per tutta la carne. Dagli allevamenti un fatturato al consumo di 100 miliardi di euro
BISTECCA, CARNE, Coldiretti, CONSUMI ALIMENTARI, Non Solo Vino
Inversione di tendenza: aumentano i consumi di carne in Italia

Contrordine vegani. O almeno, così sembra, stando alle statistiche di Coldiretti, secondo cui oltre un milione di italiani che hanno scelto in passato una dieta vegan, sono tornati a consumare carne, latte e uova nel 2018. Con un abbandono dell’alimentazione senza carne e prodotti derivati dagli animali da parte di 2 persone su 3 tra coloro che l’avevano scelta. Al punto che, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Eurispes, i vegani in Italia sono passati dal 3% della popolazione nel 2017, allo 0,9% nel 2018. E una delle dirette conseguenze di questo, è che nel 2018 la spesa per la carne è cresciuta di oltre il 5%, il valore più alto degli ultimi sei anni che avevano fatto registrare un brusco calo dei consumi. Secondo l’organizzazione agricola, guardando ai dati Ismea sul primo trimestre del 2018, “l’aumento dei consumi riguarda tutte le diverse tipologie di carne, da quella di pollame (+4%) a quella di maiale (+4%) fino a quella bovina (+5%), che fa registrare il maggior incremento, in un quadro di sostanziale stagnazione della spesa alimentare (+1,4%)”. Dati diffusi nel #Bisteccaday della Coldiretti, celebrato nei Giardini Reali a Torino.
“Le diete vegane escludono dall’alimentazione - ricorda Coldiretti - la carne di qualsiasi animale e tutti i prodotti di origine animale, dai formaggi alle uova, dal burro allo yogurt, dalla panna al gelato, dal latte al miele. All’interno della dieta vegana basata su cereali, legumi, verdura e frutta sono nate correnti di pensiero alimentare ancora più estremiste come i fruttariani (che mangiano solo frutta caduta dagli alberi, ma escludono limoni, kiwi e ananas), i melariani (che si nutrono solo di mele), i fruttariani crudisti (che ingeriscono solo frutta non cotta e non condita).
Ad oggi sono rimasti quindi 460.000 gli italiani che seguono queste diete restrittive tra i quali a prevalere per oltre i 2/3 sono le donne (68%) ed i giovani, con la percentuale che sale al 2% tra quelli di età compresa tra i 18 ed i 24 anni, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Eurispes. Una scelta sul cui giudizio l’Italia è divisa in due, con il 49,4% che la ritiene radicale, fanatica e segnata dall’intolleranza, mentre il resto pensa che sia un’opzione rispettabile ed anche ammirevole. A spingere le convinzioni alimentari sono spesso, però, le “fake news” - continua la Coldiretti - che rimbalzano sui social dove non è difficile trovare che mangiare carne, latte o uova faccia sempre male o che chi è intollerante al lattosio non deve mangiare nessun formaggio, tra le bufale alimentari virali in rete. Invece non esiste nessuno studio che provi che mangiare carne anche in giuste quantità sia dannoso per la salute mentre al contrario, i vantaggi di una dieta completa che la includa sono scientificamente indiscussi. Se ne può fare a meno integrando la sua mancanza con altri prodotti animali, come uova in primis, latte e derivati, e in alcuni casi assumendo integratori di vitamine e minerali.
“Serve educazione e buon senso e soprattutto rispetto per tutti i diversi stili alimentari ai quali l’agricoltura italiana può offrire grandi opportunità di scelta grazie ai primati conquistati nella qualità e nella biodiversità - ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - proprio il rispetto dei principi della dieta mediterranea ha garantito fino ad ora all’Italia una speranza di vita da record a livello mondiale di 82,8 anni, 85 per le donne e 80,6 per gli uomini”. E come detto, l’abbandono della dieta vegana da parte di molti, è una delle cause della crescita del consumo di carne in Italia nel 2018.
“Il consumo medio annuo di carne, nel Belpaese, è sceso ai livelli di 79 chilogrammi pro-capite, tra i più bassi in Europa - continua Coldiretti - mentre i danesi sono a 109,8 chilogrammi, i portoghesi a 101, gli spagnoli a 99,5, i francesi e i tedeschi a 85,8 e 86. E la situazione non cambia a livello internazionale, dato che negli Usa si stima che nel 2018 il consumatore medio americano mangerà 222,2 chili tra carne rossa e pollame. L’inversione di tendenza nei consumi avviene dopo la scomparsa dalle tavole degli italiani di 1 fettina su 4 nel giro di dieci anni con il calo dei consumi che ha fatto scendere ad appena 5,9 milioni il numero degli animali allevati, il più basso dal dopoguerra”, sottolinea ancora Coldiretti ricordando che complessivamente dall’attività di allevamento in Italia per la produzione di carne, latte e uova si sviluppa un fatturato al consumo stimato dalla Coldiretti attorno ai 100 miliardi di euro.
“Ma quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di prodotti tipici e soprattutto di persone impegnate, spesso da intere generazioni, a combattere lo spopolamento e il degrado, anche in montagna”. Sul fronte degli gli acquisti, secondo l’indagine Coldiretti/Ixè, il 45% degli italiani privilegia la carne proveniente da allevamenti italiani, il 29% sceglie carni locali e il 20% quella con marchio Dop, Igp o con altre certificazioni di origine. Vola, infatti, il consumo di bistecca Doc con un balzo del 20% nel numero di animali di razze storiche italiane allevati negli ultimi 20 anni sulla base delle iscrizioni al libro genealogico. La razza piemontese a Indicazione Geografica Protetta (Igp) è la più diffusa e può contare su oltre 315.000 capi mentre sono più di 52.000 quelli di razza marchigiana, quasi 46.000 di chianina, 12.000 di romagnola, 11.000 di maremmana e più di 35.000 di podolica per un totale di oltre 472.000 animali allevati.

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