A dieci anni dalla sua nascita, per iniziativa del Consorzio del Soave sotto il nome “Vulcania”, il progetto Volcanic Wines, che riunisce i territori viticoli italiani a matrice vulcanica, entra nell’età dell’adolescenza. Alle spalle un bel lavoro per costruire, da Nord a Sud, una trama di relazioni tra territori e persone come non ce ne sono altre in Italia. Davanti la sfida di definire con maggior precisione il “perimetro” dei vini dei vulcani partendo da evidenze geologiche e rinsaldando, anche attorno all’uso di un marchio, la collaborazione tra le realtà coinvolte (Soave, Campi Flegrei, Colli Euganei, Colli Berici, Etna, Frascati, Gambellara, Lessini Durello, Pitigliano, Orvieto, Tuscia, Vesuvio, Vulture).
La festa dei 10 anni, non poteva che svolgersi alle pendici dell’Etna, a ViniMilo (24 agosto-9 settembre) ed è culminata, sabato 8 settembre, nella degustazione “Vulcania 10 anni: i vini, gli uomini, il tempo” con il racconto dei territori e di 12 vini dell’annata 2008 nei calici, uniti dal fil rouge del vulcano e della longevità.
ViniMilo coniuga la festa popolare con la promozione del turismo, dei prodotti tipici e dei vini dell’Etna e richiama nel borgo di montagna addetti ai lavori ed enogastronauti particolarmente numerosi in questa 38° edizione che ha anche proposto interessanti convegni come il confronto con il Piemonte e il Barolo e il punto sui 50 anni della denominazione e sulle sfide future.
“Il Comune di Milo ha aderito alla rete Volcanic Wines in rappresentanza dei produttori etnei - spiega Alfio Cosentino, sindaco del Comune che l’organizza tramite il Comitato ViniMilo - e quest’anno abbiamo voluto ricreare quella prima degustazione che ci ha visto protagonisti a Soave. I tempi sono maturi per passare il testimone al Consorzio di Tutela dei Vini dell’Etna, oggi forte del riconoscimento dell’Erga omnes e di un nuovo consiglio, presieduto da Antonio Benanti, che proiettano l’ente di tutela verso una governance dinamica della denominazione. Noi continueremo a impegnarci sulla manifestazione che, cresciuta notevolmente in qualità, contenuti e presenze, oggi coinvolge tutto il tessuto economico del nostro territorio. Siamo partiti, inoltre, con un progetto specifico sui vini di Milo, unica area in cui si può produrre l’Etna Bianco Superiore, che porterà alla loro completa tracciabilità”.
Il rinnovo ai vertici consortili che ha riguardato ben 8 Consorzi del progetto Volcanic Wines comporterà un riallineamento e un maggior coinvolgimento di tutte le denominazioni nella rete dando nuovo slancio al progetto. Oltre a quello dell’Etna sono cambiati consigli e presidenti del Vesuvio con Ciro Giordano, dei Campi Flegrei con Ciro Verde e del Vulture in Basilicata con Francesco Perillo, dell’Orvieto con Vincenzo Cecci, del Bianco di Pitigliano con Edoardo Ventimiglia, del Soave con Sandro Gini, dei Colli Euganei con Marco Calaon, del Gambellara con Silvano Nicolato.
“In dieci anni il gruppo si è rinnovato - sottolinea Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio di Soave e animatore fin dalla prima ora del progetto - e sono cambiate anche le sfide. Siamo stati bravi ad arrivare fin qui senza risorse, ora però i nuovi presidenti sono chiamati sostanziare le caratteristiche dei Volcanic Wines e servono studi e ricerche”.
Il primo passo verso la validazione delle produzioni vitivinicole su suoli vulcanici non può che essere uno studio geologico su basi scientifiche e con una scala sufficientemente dettagliata. C’è attesa quindi per il prossimo congresso della Società Geologica Italiana (Sgi), di scena a Catania dal 12 al 14 settembre, in cui “tra i punti all’ordine del giorno dell’Assemblea - assicura Sandro Conticelli, presidente della SGI e professore del Dipartimento Scienze della Terra dell’Università di Firenze – c’è il rilancio delle guide geologiche regionali, tra le quali figurerà in programmazione una guida su Geologia e Vino, che toccherà in maniera importante i territori vitivinicoli che insistono su terreni di natura vulcanica”.
Prima di arrivare all’apposizione sulle bottiglie del marchio “Volcanic Wines” - registrato dal Consorzio di Soave - andranno definite delle regole. E si tratta di una questione delicata. I terreni di origine vulcanica frequentemente, infatti, non interessano tutto il territorio delle denominazioni, non si sovrappongono completamente ai confini decretati dai disciplinari, quindi ci saranno da fare dei distinguo. E la qualità dei vini provenienti da suoli vulcanici non è necessariamente elevata.
“Per disegnare il futuro dei Volcanic Wines - ritiene Sandro Gini, neopresidente del Consorzio di Soave - serve un protocollo di riferimento e per lavorarci, visto il ricambio avvenuto in tanti i territori vulcanici dovremo rafforzare i legami tra i nostri Consorzi. Le radici che affondano in un terreno vulcanico sono la prima condizione, ma non l’unica e ogni Consorzio è chiamato a dire la sua su questo per costruire insieme i criteri distintivi”.
E circa il coinvolgimento attivo nel progetto a ViniMilo c’è stata una apertura del Consorzio dell’Etna. “L’interesse sui vini da suoli vulcanici è elevatissimo - afferma il neopresidente Antonio Benanti - per la loro unicità. L’abbiamo verificato a New York nel marzo scorso all’evento ad essi dedicato a cui ho partecipato con altre due aziende dell’Etna. Il solo nominarli crea aspettativa e negli occhi di chi li degusta si accende una luce. Personalmente sono favorevole a formalizzare l’appartenenza e a dare un contributo al progetto Volcanic Wines, come credo lo saranno il Consiglio e i soci, anche perché le azioni di valorizzazione e promozione sono tra i compiti dei Consorzi”.
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