Sommelier celebrato da qualsiasi tipo di titolo possibile ed immaginabile, Master Sommelier dal 1989, Master of Wine dal 1998, in mezzo il titolo di Miglior Sommelier d’Europa nel 1996, a cui nel 2010 è seguito anche quello al Miglior Sommelier del Mondo, Gerard Basset è un vero e proprio punto di riferimento per il mondo del vino, grazie ad una carriera costruita sull’asse Francia (dove è nato) - Inghilterra (dove è cresciuto professionalmente). Ecco perché il suo punto di vista, raccolto da WineNews, è tutt’altro che banale. A partire dal ruolo del vino italiano, “fondamentale nel panorama enoico internazionale, soprattutto perché vanta una miriade di stili diversi, che arricchiscono l’offerta. In Italia di fatto ci sono molti nomi iconici del vino, e questo contribuisce a creare quella diversità che è la caratteristica più importante della produzione del Belpaese”. E la ricchezza varietale, spesso considerata una complicazione, è tutt’altro che un limite secondo Basset, perché “le persone oggi sono sempre più curiose, e hanno sempre più voglia di provare nuove varietà e nuovi stili. È molto diverso rispetto a vent’anni fa, quando la gente si accontentava di un Cabernet Sauvignon o un Merlot, e questo costituisce un grande vantaggio per l’Italia”.
Un aspetto, quello della curiosità, vero leitmotiv di questi tempi, che vale a maggior ragione per “gli appassionati e per i collezionisti, che pur amando principalmente i grandi classici, dai migliori Barolo ai grandi toscani ed i top del Veneto, hanno comunque la curiosità di scoprire e conoscere nuove varietà, per esempio dalla Sardegna, dalla Puglia o dalla Sicilia”. In una dinamica di regionalizzazione della produzione che, ormai, non riguarda più solo l’Italia l’Europa, ma anche il Nuovo Mondo, perché “in effetti - riprende Basset - sono sempre di più i produttori nel mondo che curano al qualità dei loro vini partendo proprio dalla valorizzazione delle Regioni più vocate, in Australia come in Usa ed in Cile. Si cerca sempre più una caratterizzazione del vino, e questo vale sia per i piccoli che per i grandi produttori, a tutto vantaggio dei consumatori, che stanno vivendo una vera e propria età dell’oro del vino”. Chiosa, inevitabilmente, sull’Italia: “ciò che mi piace maggiormente del vino italiano è l’unicità delle proprie produzioni: non assomigliano a nessun altro vino - conclude Basset - niente al mondo assomiglia al Barolo, o all’Amarone, ecco, è questo che mi piace, unito alla qualità”.
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