Le autorizzazioni all’impianto dei vigneti non posso essere trasferite da una Regione all’altra, se non dopo 6 anni dalla registrazione dell’atto di conduzione. Ovvero, se affitto un vigneto nella Regione “X,” non posso estirparlo per piantare nuovi vigneti nella Regione “Y”, se non dopo 6 anni. Al contrario, se uno è proprietario sia del terreno in cui avviene l’estirpo, che dei terreni in cui avverrà il reimpianto, il parametro temporale che impedisce il trasferimento fuori dai confini regionali non vale, ed i proprietari, dunque, “non sono sottoposti a vincoli e possono muovere fuori dal territorio regionale le autorizzazioni di reimpianto a loro rilasciate, secondo le specifiche esigenze aziendali”.
Tradotto, se un’azienda è proprietaria di terreni vitati, o meglio di autorizzazioni di reimpianto, in Calabria, per esempio, e di terreni in Abruzzo, può estirpare le vigne dei primi, e ripiantarle nei secondi.
È quanto chiarisce, apprende WineNews, una nota della direzione generale delle Politiche Internazionali e dell’Unione Europea del dipartimento Politiche Europee e Internazionali dello Sviluppo Rurale del Ministero delle Politiche Agricole, firmata dal dg Felice Assenza.
Un chiarimento importante, dopo che il Decreto ministeriale del 13 febbraio 2018 aveva introdotto diverse novità sulla gestione delle autorizzazioni di impianto dei nuovi vigneti, tra cui, appunto il vincolo di 6 anni di conduzione prima di consentire lo spostamento tra Regioni diverse (sull’esempio tracciato per prima dalla Regione Toscana, ndr), per evitare, come successo nei primi anni di applicazione del nuovo regolamento Ue in materia, la “migrazione di massa” di vigneti da un territorio all’altro, spesso in conseguenza a contratti di affitto stipulati ad hoc, e per e contrastare fenomeni elusivi del principio di gratuità e non trasferibilità della titolarità delle autorizzazioni stesse.
Un aspetto, quello del trasferimento delle autorizzazioni di impianto da una Regione all’altra, che è uno dei tanti nodi delicati e mai definitivamente sciolti del Regolamento Ue entrato in vigore nel 2016, e che ha sostituito il sistema dei diritti di impianto con quello delle autorizzazioni.
Criticità che nasce dal fatto che, in alcune Regioni e territorio, l’1% massimo di aumento del vigneto annuo consentito per ogni Paese Ue, è più che abbondante, mentre in altri, di maggior successo sul mercato, le richieste sono decisamente superiori alle domande.
6.602 sono, per esempio, gli ettari messi a bando per il 2019, ovvero l’1% della superficie vitata in Italia al 31 luglio 2018, come previsto dal decreto n. 6638 del 14 dicembre 2018 del Ministero delle Politiche Agricole, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 28 dicembre.
Più o meno, ovviamente, lo stesso plafond che era a disposizione nel 2018, quando arrivarono richieste, a livello nazionale, per 63.500 ettari di nuovi impianti, 10 volte tanto gli ettari disponibili.
Questo lo stato dell’arte che, nella sostanza, non cambierà almeno fino al 2021, con l’entrata in vigore della nuova Politica Agricola Comunitaria (Pac), nel quadro della quale sarà possibile una revisione del regolamento, nato come compromesso, vale la pena ricordarlo, dopo il dietro front dell’Ue sulla prevista, all’epoca, liberalizzazione totale del sistema dei diritti di impianto.
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