Dopo la flessione registrata nelle vendite del vino italiano nella Grande Distribuzione per il 2018, il primo bimestre 2019 mostra segni di ripresa. Dati positivi specialmente per le etichette a denominazione di origine controllata che aumentano le vendite del 5,3%, mentre il totale del vino confezionato totalizza un aumento percentuale dell’1,7%.
I numeri e i dati per il primo bimestre 2019 e per l’andamento delle vendite del vino in Grande Distribuzione 2018 sono stati collezionati dall’Istituto di Ricerca IRI che ha realizzato lo studio di settore in esclusiva per Vinitaly 2019. Il 2018 si è chiuso con un totale di più di 619 milioni di litri di vino italiano con un valore complessivo di 1 miliardo e 902 milioni di euro. Tra i più venduti si attestano Lambrusco e Chianti. Risultano buone le performance di Montepulciano d’Abruzzo, Muller Thurgau e Gutturnio. Nell’elenco delle sorprese, ovvero vini che hanno registrato un aumento delle vendite proporzionalmente maggiore nella curva di crescita, ottiene un buon risultato la Lugana con un +22,1% a volume e un +24,2% a valore.
Una vera e propria classifica dei primi 15 vini “rivelazione”, con Lugana in testa, ma con exploit degni di nota per il Primitivo, secondo, che registra un +20,6% a valore. Passerina in terza posizione con un +14,8% e Negroamaro +14,7%, sempre a valore. Seguono poi Riesling, Grignolino, Valpolicella, Cerasuolo, Refosco, Pecorino, Aglianico e Falanghina.
Spumanti in crescita del 2,1% a volume, mentre nel complesso i vini Doc e Docg chiudono con un -0,7% con un prezzo medio di 4.74 Euro al litro. Male gli Igt con un -2.4% e i vini generici che cedono l’8.9%. Situazione positiva per i vini e gli spumanti biologici che aumentano del 18% i primi e dell’11,8%, comunque con le vendite generali del “bio” limitate a 5 milioni di litri l’anno. Cala il brik con il -5.6% e cresce il bag in box del +10.3% a volume.
Scarsa vendemmia 2017 e processo di aumento del valore in scaffale con consequenziale aumento del prezzo e diminuzione delle promozioni. Queste sono le cause, identificate da IRI, per giustificare la flessione delle vendite 2018. “Da anni cantine e catene distributive portano avanti la scommessa sul valore - spiega Virgilio Romano, Business Insight Director IRI - per dare la giusta rilevanza alla grande offerta di uve presenti in Italia. E questo significa lavorare sulla qualità, sui disciplinari delle denominazioni d’origine, ridurre le promozioni e definire i prezzi più appropriati”.
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