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MERCATI E SCENARI

Gli Usa imprescindibili oggi, la Cina per il futuro: a dirlo i nomi top dell’“Italia del Vino”

Il sentiment, in un 2019 fin qui positivo, di importanti realtà italiane del vino, riunite in un gruppo da 1,2 miliardi di euro di fatturato

È in salute, almeno in questa prima parte del 2019, il vino italiano. Nonostante il mercato interno mostri deboli segnali di ripresa, ed uno scenario mondiale sempre più complesso, dove alla competizione sempre più forte, legata soprattutto all’affollamento di referenze allo scaffale, in mercati storici, dall’America all’Europa, e al terreno da recuperare soprattutto in Asia e in Cina in particolare, si aggiungono dinamiche ormai note, che vanno al di là del mercato enoico, dalla Brexit e alle guerre commerciali fatte di dazi. Con la consapevolezza che muoversi insieme, e fare squadra, tra imprese e non solo, aiuta tutti. Tanto ad investire nei mercati che hanno fatto fino ad oggi il successo del vino italiano nel mondo, dagli Usa al Canada, dalla Germania al Regno Unito, si in quella grande promessa del futuro, ancora sospesa, per il vino italiano, “tra sogno e realtà”, che è la Cina. È il sentiment che arriva dal particolare “osservatorio” fatto dai produttori e dai manager, intervistati da WineNews, di Italia del Vino Consorzio, organizzazione che mette insieme 21 tra i nomi più importanti del vino italiano (con oltre 2.500 dipendenti), da Castello Banfi a Bisol 1542, da Cà Maiol a Cantina Mesa, da Cantine Lunae a Casa Vinicola Sartori, da Di Majo Norante a Drei Donà, da Duca di Salaparuta a Ferrari Fratelli Lunelli, da Gruppo Italiano Vini (Giv) a Librandi, da Marchesi di Barolo a Medici Ermete & Figli; da Ronchi di Manzano a Santa Margherita Gruppo Vinicolo da Terre de La Custodia a Terredora di Paolo, da Torrevento a Zonin1821, a Zaccagnini, fresca new entry annunciata ieri, a Roma, per i 10 anni dell’organizzazione, che mettono insieme una produzione di oltre 180 milioni di bottiglie, 11.000 ettari vitati, più di 1,2 miliardi di euro di fatturato complessivo, il 10% dell’intero export italiano, la presenza in oltre 80 mercati del mondo. Un parterre fatto da imprenditori e manager sempre in prima linea, in queste cantine di “Italian lifestyle”, capaci, meglio di tante ricerche, di leggere e capire in sentiment del mercati del vino, d’Italia e del mondo.
“È innegabile che ci siano dei problemi, ma i fatturati stanno tenendo - commenta Andrea Sartori, guida della Casa Vinicola Sartori, tra i leader della Valpolicella - qualche Paese va meglio, qualche altro fa più fatica, però direi che generalmente si può guardare con positività al futuro. Vediamo nella Cina un grandissimo potenziale inespresso, noi italiani siamo appena al 6% ed è troppo poco per le nostre potenzialità, è un mercato focus per noi di Italia del Vino, ma penso lo debba essere per tutto il Belpaese. Anche gli Stati Uniti vanno molto sostenuti, con investimenti importanti, perchè sono un mercato strategico, ma molto competitivo, e anche la produzione interna sta facendo molto bene”.
Sulla stessa linea di pensiero Ettore Nicoletto, ad del Gruppo Santa Margherita, realtà veneta con cantine in tanti territori importanti del Belpaese: “devo dire che per noi i dati sono molto buoni, sono anche migliorati a maggio, con un incremento di fatturato prossimo alla doppia cifra, quindi siamo estremamente positivi. Va data continuità al Nordamerica, ovvero Usa e Canada, che sono ancora mercati a grande assorbimento, e poi a livello di sistema dobbiamo guardare alla Cina. Ho detto più volte che la nuova Ice ha intrapreso iniziative buone negli ultimi 3 anni, e con il nuovo Ministero dello Sviluppo Economico sta continuando su quel solco, ma non basta, dobbiamo compattare più aziende e muoverci all’unisono in un mercato dove ancora abbiamo posizioni di rincalzo, e non è possibile che l’Italia sia così indietro in un mercato così prospettico e così grande come la Cina”.
“Dobbiamo dividere tra Italia e mondo. In generale, nel Belpaese, almeno sul segmento horeca - spiega Matteo Lunelli, presidente di Ferrari Fratelli Lunelli - c’è da considerare l’impatto del brutto tempo che non ha aiutato ristorazione e consumi, e c’è in generale un lieve rallentamento dei consumi, quindi saranno fondamentali i prossimi mesi. All’estero dipende dai mercati: abbiamo l’Inghilterra, dove la Brexit, che per ora è una nuvola, e vedremo se diventerà tempesta, per ora porta incertezza, e quindi un leggero calo sui consumi. Gli Usa invece, continuano ad andare bene, per il vino italiano restano il mercato di riferimento. La Cina è per noi ancora un mercato molto piccolo, ma è un sogno ed un progetto, per Italia del Vino, sono 10 anni che siamo insieme, e abbiamo un forte focus sulla Cina. Siamo oltre 20 aziende che fanno squadra, che lavorano insieme, e il progetto più complesso è proprio quello cinese: la Cina è il mercato dove il vino italiano sta facendo ancora fatica, dove siamo molto indietro rispetto ai francesi, muoversi come squadra è fondamentale, Italia del Vino mette insieme le aziende giuste per avere un ruolo da protagonista, ed è il nostro mercato prioritario per il nostro raggruppamento. In generale - aggiunge Lunelli, che, con Ferrari e Bisol, è tra i leader della spumantistica italiana - le bollicine sono il comparto che è più in salute, sono vini moderne ed in linea con in gusti del consumatore, e sia il Trentodoc che il Prosecco Superiore Docg stanno avendo dei trend di consumo positivi, anche se su quest’ultimo, a livello di Denominazione, c’è ancora da lavorare sul posizionamento di mercato, e sul far capire ai consumatori che si parla di un grande vino”.
“Il 2019 è iniziato con tanto entusiasmo e concretezza, soprattutto dopo un 2018 faticoso, ma gli sforzi dell’anno scorso si sono concretizzati quest’anno - aggiunge Valentina Abbona, della storica Marchesi di Barolo - con mercati più solidi, come Stati Uniti e Canada, che hanno ripreso a correre ad un ritmo molto importante, come il Nord Europa, ma anche il Centro-Sud America sta camminando bene. La Cina sembra diventare realtà dopo tanti anni di lavoro e comunicazione, e bisogna continuare proprio ad investire in comunicazione. L’Italia è un Paese molto piccolo nella sua diversità, ci sono tante sfumature diverse da comunicare con sempre più attenzione, perchè il cliente è sempre più esigente, e si deve lavorare su ogni dettaglio. Tenendo presente che il consumatore ed il mercato più esigente è quello che poi porta maggiori soddisfazioni”.
Il sentiment “regalato” dalla prima parte del 2019 è positivo anche per Francesco Liantonio, alla guida della cantina pugliese Torrevento: “le cose vanno bene, soprattutto per il Meridione. La Puglia, in particolare, è in forte crescita, anche all’export, e lo notiamo in maniera forte sui mercati che cercano vitigni e territori nuovi, e questo ci facilità, perché il Sud, con le sue tante espressioni, ci consente di offrire prodotti nuovi a prezzo giusto per il mercato, aspetto importante in uno scenario sempre più competitivo. Ma dobbiamo continuare ad investire in tutti i mercati, in America, Asia, Australia, perchè tutto quello che abbiamo fatto negli ultimi anni non può e non deve essere vanificato. Mi spaventano certe norme, quasi vessatorie - legate all’Ocm Promozione - secondo cui non si può tornare dove si è già investito, dobbiamo rivedere questo aspetto, perchè dove si è investito, dove si è fatto formazione e informazione non si può abbandonare tutto. Poi dobbiamo essere presenti in Europa, in mercati maturi come la Germania, ma anche andare alla scoperta dei mercati nuovi. La Cina, poi, è un po’ un sogno e un po’ realtà. C’è da fare tanta tanta formazione, c’è chi è arrivato prima di noi ma non dobbiamo spaventarci, noi ci siamo. Come azienda stiamo lavorando tanto in Asia, dobbiamo fare tanto sul posizionamento, sui prodotti premium e super premium, per qualificare la grande offerta del vino italiano”.
Uno dei fenomeni del momento sui mercati è il rosè, di cui Torrevento è uno dei produttori più rappresentativi. “I rosati stanno diventando importanti, sono vini premiati dal mercato, nel 2018 la crescita è stata a doppia cifra, e anche quest’anno si va a ritmi sostenuti, sono vini che piacciono molto ai giovani, e il movimento “rosato” potrebbe essere una “briosa novità” capace di aiutare il vino italiano”.
“Fino a qui è stato un anno in crescendo - conferma Diego Bosoni della ligure Cantine Lunae, uno dei migliori rappresentanti dell’autoctono Vermentino - e devo dire che Stati Uniti, Canada e Giappone sono mercati importanti e molto attenti anche a realtà piccole e in crescita come le nostre. La Cina è sogno e realtà, mercato dal grande potenziale, con grande dinamismo, e sarà sempre più importante, ma la chiave è andarci in maniera più strategica e comune, l’Italia deve presentarsi insieme ed in maniera forte”.
Stesso pensiero di Daniela Mastroberardino della cantina campana Terredora di Paolo. “I mercati esteri stanno andando abbastanza bene - spiega - nonostante le diverse problematiche specifiche di ogni Paese. L’importante è muoversi insieme, sopratutto per i territori meno conosciuti che cercano spazio, e per cui il traino del made in Italy è ancora più importante. Tra i mercati, è fondamentale continuare ad investire in America, ma anche in Europa, dove l’affollamento competitivo può essere un problema, ma sono anche i mercati dove la cultura del vino può essere meglio compresa. Poi tutti parliamo di Asia e di Cina, che sono mercati dove il sistema del vino deve muoversi unito, e dove si deve agire pensando non all’oggi, ma ad un futuro forse neanche non troppo vicino”.
“La prima parte 2019 è andata piuttosto bene, non ci sono grandissimi incrementi - conclude Alessio Di Majo della storica cantina molisana Di Majo Norante - ma neanche cedimenti. Gli Stati Uniti sono imprescindibili, basta che aumentino di poco i consumi per tradursi in milioni di bottiglie, e l’immagine del vino italiano è al vertice. In Cina, per i cinesi, ancora il vino è “francese”, noi italiani ci stiamo conquistando degli spazi, ma non si può andare da soli. Bisogna camminare uniti, fare squadra, cosa che non sempre in Italia è facile. Italia del Vino è un gruppo coeso che lavora bene, e sta puntando a questi nuovi mercati, e credo che i risultati arriveranno perchè i giocatori di questa squadra sono dei Ronaldo e dei Messi”.

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