La vendemmia 2019 si avvicina, e se lo stato del vigneto italiano non sembra presentare, ad oggi, particolari criticità, a preoccupare i viticoltori in primis, ma non solo, è la tensione al ribasso sui prezzi dei vini sfusi all’ingrosso. Una questione delicata e sotto i riflettori da tempo, che ha subito un importante scossone dopo la vendemmia 2018, con quantitativi nella media, che ha visto iniziare il crollo delle quotazioni dei vini, a detta di molti ben oltre quanto fosse lecito aspettarsi dopo i rialzi importanti dopo la scarsissima vendemmia 2017. E così, se più volte dalle rilevazioni Ismea, analizzate da WineNews, è emerso il calo anche di denominazioni importanti, a fare il punto della situazione alle porte della raccolta 2019, che peraltro si annuncia buona almeno in quantità, sono Unioncamere e Bmti (Borsa Merci Telematica Italiana), secondo cui, su base annua, “il calo, iniziato negli ultimi mesi del 2018, sfiora ormai la doppia cifra, attestandosi su un -9,4%. Ad essere più penalizzati nel confronto con lo scorso anno sono i vini generici, senza denominazione, con flessioni del 12,9% -19,5% per i bianchi e del -24,7% per i rosati”.
Percentuali preoccupanti, e il calo, seppur in misura minore, per i vini Dop e Igp: nel complesso le denominazioni rossiste sono in calo del -4,6% rispetto ad un anno fa (con punte del -9,9% per Dop e Igp di fascia più bassa), mentre i bianchi a Denominazione o Indicazione Geografica scendono del -5,4% (con picchi del -12,4% nelle fasce di prezzo più economiche). E, in generale, secondo i dati Unioncamere e Bmti, non tengono più neanche gli spumanti, nonostante la crescita dei consumi in Italia e nel mondo, seppure con delle differenze: se nel complesso il calo delle quotazioni è del -5,3%, da un lato si registra il crollo delle quotazioni del metodo Charmat (dove domina il Prosecco) a -7,3%, dall’altro la leggera crescita dei metodo classico, a +1,7%, unica voce in positivo insieme a quella dei vini rosati Dop e Igp, in aumento de +1,4%.
Ma se questo è il quadro generale, diverso è lo stato di salute di alcune delle denominazioni più rilevanti delle tre Regioni top del vino italiano, Piemonte, Veneto e Toscana, secondo i dati Unioncamere e Bmti analizzati da WineNews. Partendo proprio dal Piemonte, le quotazioni di Barolo rilevate a luglio, secondo la Camera di Commercio di Torino, sono sostanzialmente stabili tra gli 8-9 euro a litro, come un anno fa, mentre quelle di Barbaresco sono addirittura salite dai dai 4,7 euro al litro di giugno 2018 ai 5,5 di luglio 2019. Diverso l’andamento del mondo Barbera: si vai dai poco meno di 2 euro al litro per la Barbera d’Alba Docg agli 1,5 Barbera d’Asti Docg, sostanzialmente stabili, mentre sono in rialzo, rispetto all’estate 2018, sia le quotazioni di Barbera del Monferrato Doc, intorno ad 1,2 euro al litro, e del Piemonte Barbera Doc, poco sopra gli 1,3 euro al litro. Leggerissimo rialzo, sempre prendendo a riferimento i dati della Camera di Commercio di Torino, per il Gavi, intorno ai 2,8-2,9 euro al litro.
In Veneto, invece, secondo la Camera di Commercio di Verona, le quotazioni di Amarone e Recioto annata 2015 sono leggermente diminuite nell’anno, ma sempre intorno agli 8 euro al litro, con la stessa dinamica per la produzione 2016, che è scesa però sotto i 7 euro al litro, con qualche centesimo in più, in entrambi i casi, per i vini provenienti dalla zona classica.
Più articolata la situazione del mondo Prosecco, che vive nel complesso un trend a ribasso: le quotazioni del Conegliano e Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg (Camera di Commercio di Treviso) sono passate dal picco di oltre 3 euro al litro di giugno-luglio 2018 ai 2,5 di luglio 2019, mentre il Prosecco Doc, dai poco più di 2 euro dell’estate 2018 (Camera di Commercio di Padova), è sceso sotto l’1,5 euro al litro di luglio 2019.
In Toscana, invece, è grafico piatto, all’insegna di una totale stabilità, per il Brunello di Montalcino, con importanti differenze di prezzo, però, tra le diverse annate rilevate dalla Camera di Commercio di Siena: si vai dai poco più di 8 euro al litro per la produzione 2015, a quotazioni tra 11-12 euro al litro per le annate 2011, 2012 e 2015, mentre si sfiorano in 14 euro al litro per i vini della vendemmia 2013.
All’insegna della stabilità o del leggero rialzo, invece, le quotazioni del Chianti Classico, dove si parte dai 2,7 euro dell’annata 2014, per arrivare ai 3 euro al litro della produzione 2017, con pochi centesimi in meno registrati per le annate 2015, 2016 e 2018 (Camera di Commercio di Firenze). Stabilità anche per quotazioni del Nobile di Montepulciano, con l’annata 2015 e 2016 sopra i 3,5 euro al litro, e la 2014 poco sotto i 3,4.
Soffre un po’ di più il Chianti: per la più grande denominazioni rossista della Toscana, le quotazioni hanno vissuto un periodo con diverse piccole oscillazione, ed ora i prezzi rilevati dalla Camera di Commercio di Siena dicono 1,2 euro al litro per la produzione 2018, e prezzi intorno a 1,4 euro al litro per le annate 2015, 2016 e 2017.
Come sempre, è bene ribadire che si tratta di prezzi indicativi, di medie, e che le cose in fase di reale contrattazione possono anche differire e non poco, per tanti fattori. Ma quello che è certo è che la questione della redditività della produzione viticola e vinicola è una questione sempre più centrale, e la vendemmia 2019 stimata di buona quantità non solo in Italia, ma anche in Spagna e Francia, per esempio, sotto questo aspetto, con ogni probabilità, complicherà ancora di più le cose.
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