La Gran Bretagna potrebbe diventare il porto franco del falso Made In Italy in Europa. È l’allarme lanciato da Coldiretti, dopo l’ultima minaccia del premier inglese Boris Johnson, pronto a controllare le frontiere pur di non accettare l’imposizione dei regolamenti e gli standard europei sulle merci, come richiesto dalla Ue. I prodotti italiani Dop e Igp, che rappresentano circa il 30% sul totale dell’export agroalimentare tricolore, rimarrebbero così senza tutela giuridica, subendo la concorrenza sleale dei prodotti di imitazione realizzati oltreoceano e nei Paesi extracomunitari, come dimostrano le vertenze del passato nei confronti della Gran Bretagna con i casi della vendita di falso Prosecco alla spina o in lattina fino ai kit per produrre in casa finti Barolo e Valpolicella o addirittura Parmigiano Reggiano.
Per via della Brexit, dal 1 febbraio 2020 il Regno Unito non sarà più considerato ufficialmente un membro dell’Unione Europea ed inizierà la seconda fase del processo di uscita, ossia i negoziati sulle future relazioni tra l’Ue ed il Regno Unito. Il rischio, continua la Coldiretti, è che si affermi in Gran Bretagna una legislazione sfavorevole alle esportazioni agroalimentari italiane come ad esempio l’etichetta nutrizionale a semaforo sugli alimenti, che si sta diffondendo in gran parte dei supermercati inglesi e che boccia ingiustamente gran parte del Made in Italy a denominazione di origine (Dop), compresi prodotti simbolo come l’extravergine di oliva, il prosciutto di Parma, il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano.
A pesare sui rapporti commerciali è anche la minaccia di ostacoli amministrativi alle esportazioni, che scatterebbero con il nuovo status di Paese Terzo rispetto all’Unione Europea, dopo che le forniture agroalimentari Made in Italy stimate nel 2019 sono state pari a circa 3,4 miliardi di euro e classificano la Gran Bretagna al quarto posto tra i partner commerciali del Belpaese nel settore preceduta da Germania, Francia e Stati Uniti.
Dopo il vino, che complessivamente fattura sul mercato inglese circa 800 milioni di euro nel 2019 spinto dal boom del Prosecco con 350 milioni di euro, al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti in Gran Bretagna c’è l’ortofrutta fresca e trasformata come i derivati del pomodoro (250 milioni di euro), ma rilevante è anche il ruolo di pasta, formaggi e olio d’oliva. Nel complesso, sottolinea la Coldiretti, la Gran Bretagna importa dall’Unione Europea quasi un terzo del cibo consumato.
“Sulla Brexit l’Italia e l’Europa rischiano di finire in mezzo a una tempesta perfetta sotto il peso dei dazi di Trump e dell’embargo russo che è già costato ai produttori italiani un miliardo di euro negli ultimi cinque anni - afferma il presidente Coldiretti, Ettore Prandini - gli agricoltori e l’intera filiera agroalimentare non possono pagare le conseguenze di una Brexit affrettata, è quindi importante che prevalga il buon senso e che si arrivi a un accordo che tuteli le denominazioni geografiche Made in Italy, la qualità dei prodotti italiani e la sicurezza dei consumatori”.
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