Sotto un tesoro fatto di terra e di vigna pregiatissima, stimabile in oltre 2 miliardi di euro, a Montalcino, ne riposa uno liquido altrettanto prezioso, in forma di vino, il cui valore finale è calcolabile in 1,2 miliardi di euro, il triplo rispetto alla “materia prima”. Nella terra del Brunello di Montalcino, per un ettaro di vigna iscritto al più importante vino rosso di Toscana si tratta a partire ormai da 1 milione di euro, secondo le stime WineNews in base agli ultimi episodi di “mergers & acquisitions” di cantine o di vigneti. Ma nelle cantine e nelle botti in cui riposa e affina il vino che, dopo 5 anni dalla vendemmia, come prevede il disciplinare, può essere messo sul mercato come Brunello di Montalcino, ad oggi, c’è un valore “liquido” di oltre 400 milioni di euro, che, di fatto, è destinato a triplicare, arrivando alla cifra enorme di 1,2 miliardi di euro. A dirlo, alla vigilia di “Benvenuto Brunello” 2020, il Consorzio del Brunello di Montalcino. Una cifra, la prima, che deriva dal calcolo del valore del vino “sfuso” (quotato sui 1.200 euro ad ettolitro) attualmente in cantina delle ultime 5 annate, 340.000 ettolitri secondo i dati di Valoritalia, mentre il secondo è una sorta di “futures” che il valore del vino acquista al momento in cui viene effettivamente imbottigliato come Brunello di Montalcino, prendendo come base il valore dell’annata 2014. Una sorta di scommessa già vinta, dunque, per chi produce Brunello, con la certezza che il vino destinato a divenire il grande rosso amato in tutto il mondo, triplicherà il suo valore da quando viene portato in cantina, a quando finisce sul mercato. Un dato che si accompagna ad una rivalutazione dei vigneti, che, come stimato da WineNews, in 50 anni ha toccato il +4.500%. Per un valore fondiario degli ettari a Brunello di Montalcino, appena 2.100, dal 1997, che, nel complesso, è stimabile in oltre 2 miliardi di euro. E che, visto il crescente interesse degli investitori e della finanza del mondo, oltre che dei grandi gruppi del lusso, per il territorio di Montalcino, pare destinato a crescere ancora di più.
“L’economia della nostra denominazione si mantiene in equilibrio - ha detto il presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci - gli imprenditori fanno a gara sul terreno della qualità e non sui prezzi, gli amministratori da tempo perseguono politiche di lungo termine, come quella del contingentamento a 2.100 ettari dell’area vitata Docg, mai modificata dal 1997. Oggi il nostro sfuso vale il quadruplo rispetto alla crisi del 2010 e l’imbottigliato raggiunge quotazioni più che soddisfacenti, due elementi questi in grado di remunerare bene tutta la filiera”.
Un quadro più che positivo, dunque, alla vigilia del debutto ufficiale, a “Benvenuto Brunello” 2020 (dal 21 al 24 febbraio. a Montalcino) di un Brunello di Montalcino 2015 (oltre che della Riserva 2014 e del Rosso di Montalcino 2018), che nomi di primo piano della critica internazionale hanno già celebrato come una di quelle annate destinate a rimanere nella storia.
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