Che il Coronavirus non si trasmette con merci e alimenti è stato detto e spiegato in tutte le salse, eppure non basta. E così, oggi, se il Ministero delle Politiche Agricole è dovuto intervenire per sbloccare le merci alimentare ferme al confine con la Slovenia, anche il vino è dovuto tornare sull’argomento. A farlo sono gli Enologi Italiani, guidati da Riccardo Cotarella. “In merito all’emergenza Covid-19, pervengono ad Assoenologi numerose richieste, da parte di soci ed altre categorie professionali, afferenti a diversi temi - spiega l’associazione - fra i quali la contaminazione del vino, la contaminazione degli imballaggi, gli effetti limitanti del vino sull’azione del virus. Al riguardo, con la dovuta prudenza, per il fatto che si tratta di un virus nuovo, Assoenologi, dopo un confronto con importanti rappresentanti della comunità medica, rileva quanto segue: la sopravvivenza del virus nel vino appare impossibile in quanto la concomitante combinazione della presenza di alcol, di un ambiente ipotonico e della presenza di polifenoli, impedisce la vita e la moltiplicazione del virus stesso; assai remota, se non addirittura statisticamente inesistente, appare la contaminazione da imballaggi, anche in considerazione della breve vita del virus e dell’assenza di un potenziale ospite “biologico” vivente. Un consumo moderato di vino, legato al bere responsabile, può contribuire ad una migliore igienizzazione del cavo orale e della faringe, area, quest’ultima, dove si annidano i virus nel corso delle infezioni”.
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