Dalle Langhe, patrimonio Unesco, al Gavi terra di confine, dai paesaggi incantati dell’Alto Adige ai filari che corrono sulle colline della Valpolicella, dal Chianti Classico, trait d’union tra la Firenze del Rinascimento e la Siena del Medioevo, al Nobile di Montepulciano perla della Toscana, da Montalcino, terra del grande Brunello, alla Manhattan del Trecento, San Gimignano, dall’Orvieto, amato da imperatori, papi e pittori, al Sagrantino di Montefalco, vino dei seguaci di San Francesco, dai vitigni autoctoni della Campania ai fasti della Magna Grecia che si riflettono sulla Basilicata e su Cirò, il vino offerto ai vincitori delle Olimpiadi, alle bellezze naturali della Sardegna ed al rinascimento del vino di Sicilia, avvenuto nel ventennio più buio della storia contemporanea italiana. In questi lunghi giorni di “quarantena” vi proponiamo un viaggio virtuale tra i grandi territori del vino del Belpaese, attraverso video realizzati da WineNews
Cominciando dalle Langhe patrimonio Unesco, uno dei territori più importanti del vino mondiale, dove poggia un tesoro dal valore inestimabile, i vigneti di Barolo, i più preziosi d’Italia, e dove non mancano i giovani che dedicano la loro vita al vino, nuove generazioni di cantine che da anni costruiscono il successo di Barolo, Barbaresco e non solo. Sempre in Piemonte c’è una terra delimitata da 11 Comuni compresi tra Liguria e Lombardia, una terra unica, a 30 km dal mare, lembo inferiore della pianura del Po, che sale verso i colli e si arrampica sull’appennino ligure. Terra di confine, paesaggio che alterna vigneti, boschi, valli e dolci colli: è il territorio del Gavi, il grande bianco piemontese.
Incastonata nel cuore dell’Europa centrale e al centro delle Alpi sorge una terra incantata, verde e rigogliosa nei mesi più caldi dell’anno ed innevata durante i rigidi inverni. Paesaggi ricchi di vigneti che si estendono dalle rare pianure della valle dell’Agide fino ai pendii che dominano lo scenario a 1000 metri. Un fazzoletto di terra fatto di 5.300 ettari di vigna, dove convivono piccole cantine e grandi cooperativa, votate alla ricerca dell’eccellenza. Ci spostiamo poi in Valpolicella, dove le vigne e i filari corrono sulle colline puntellate dai secolari muretti a secco, qui chiamati “marogne”, e abbracciano la bellezza di un paesaggio storico, prezioso e reso ancor più unico dalle ville del Palladio, dove sorge un territorio tra i più storici e più importanti d’Italia in cui il sapiente intreccio di uve autoctone insieme a tecniche peculiari e sedimentate nel tempo dà vita a vini rossi che sono il pilastro del Veneto, locomotiva dell’export del vino italiano.
Corre tra la Firenze del Rinascimento e la Siena del Medioevo il Chianti Classico, uno dei territori del vino più belli del mondo, 70.000 ettari di boschi, colline e vigneti tra piccoli borghi, pievi e castelli che disegnano la bellezza del Gallo Nero. Dove i produttori tracciano le prospettive di un futuro fatto di sempre maggiore qualità, di una più dettagliata territorialità dei vini, e anche di un racconto ancora più forte sui mercati del mondo. Restando in Toscana, uno dei diamanti del vino del Granducato è il Nobile di Montepulciano, vino antico già cantato dal medico e letterato Redi che cresce nella terra che dette i natali ad Agnolo Poliziano, che fu alla corte di Lorenzo il Magnifico e precettore della famiglia Medici, e che oggi vede convivere cantine moderne tecnologiche a fianco di antiche grotte etrusche. Prima Docg italiana, 40 anni fa, per decreto del presidente della Repubblica Sandro Pertini, la denominazione è la prima che ha deciso di inserire in etichetta obbligatoriamente anche il nome Toscana, uno dei brand più affermati e conosciuti del mondo del vino e non solo. Il viaggio di WineNews prosegue con il vino bianco simbolo della Toscana, la Vernaccia, un vino che affonda le proprie radici nel XIII secolo in una città, Sangimignano, che ha mantenuto immutata la fisionomia tipica di quella che possiamo definire la Manhattan del Trecento, con tutte le sue torri medievali di cui tantissime arrivate intatte ai giorni nostri. Un vino protagonista anche dell’alta gastronomia con due ristoranti stellati Michelin, un triangolo virtuoso che si basa sul turismo, sul vino e sull’alta ristorazione. Passiamo poi a Montalcino, uno dei territori del vino più importanti al mondo grazie alla sua posizione fortunata, al suo clima unico ed alla sua storia, che ne hanno fatto un crocevia tra mare e montagna ed un esempio di resistenza e passione, ma anche sapere e conoscenza, arrivate fino ai produttori di oggi del Brunello. Un concetto ampio di terroir, che abbraccia più di 4.000 ettari vitati, di cui solo 2.099 a Brunello, solo il 13% del suo territorio. Che vale sempre di più, attraendo investimenti da altri territori e da imprenditori di ogni parte del mondo. Ma che vede anche una “nouvelle vogue” di imprenditori legata al territorio, con senso di squadra, mentalità aperta e una riconoscenza per chi ha costruito il successo fino ad oggi.
Scendendo un po’ più a Sud troviamo l’Orvieto, vino storico delle terre che dall’Umbria abbracciano il Lazio, che cerca il rilancio e disegna il futuro partendo però dalla sua storia e dal legame profondo con la sua città e il suo territorio. Un vino antico e dal nobile lignaggio, amato dagli imperatori di Roma, dai papi e da pittori come Pinturicchio e Signorelli, che lo chiesero come vitalizio tra la fine del Quattrocento e il Cinquecento, durante i lavori per gli affreschi nello splendido Duomo di Orvieto. Spostandosi più nell’entroterra del Centro Italia ecco Montefalco patria del Sagrantino, creato nel Medioevo come vino da messa dai seguaci di San Francesco e le sue più celebri cantine. WineNews vi propone un suggestivo viaggio a volo d’uccello sul territorio del Sagrantino, in mongolfiera.
Se si parla di vitigni autoctoni e di antica coltivazione la Campania Felix è probabilmente una delle aree più ricche d’Italia. Eppure, nonostante questa ricchezza e una qualità dei vini che cresce di anno in anno, la Regione è conosciuta, più che per i suoi vini, per le sue bellezze storiche e paesaggistiche. E se invece, per una volta, fosse il vino a fare da traino della promozione del territorio? Il nostro tour arriva poi in un territorio dove la vite è presente da millenni e che ora punta su qualità, identità e innovazione per tornare ai fasti della Magna Grecia. È la Basilicata del vino, una piccola perla enologica che tra recupero del passato e ricerca scientifica costruisce il domani. Che passa dalla valorizzazione dell’Aglianico del Vulture, ma che va oltre, tra una grande varietà di vitigni antichi recuperati e tutti da riscoprire, sempre più legati alle unicità dei sapori del territorio, che raccontano storie di popoli, genti e pionieri, che oggi continuano nel segno del vino e del cibo. Restando in tema di Magna Grecia scendiamo in Calabria, a Cirò, dove la storia del vino italiano ha origine: qui veniva prodotto più di 2000 anni fa il vino offerto ai vincitori delle olimpiadi, e ancor prima gli Enotri avevano fatto di questa fertile culla tra colline e lo Ionio la dimora della vite. Il video di WineNews omaggia i 50 anni della Doc Cirò, prima denominazione di origine calabrese, istituita nel 1969 dando una svolta al posizionamento nel mercato che il cirotano manteneva allora come bacino produttivo di vino sfuso. Con la certificazione i capostipiti delle famiglie viticoltrici cominciano a investire nella qualità e nella riconoscibilità del territorio e a scrivere il capitolo della rinascita enologica della Calabria.
Con le sue spiagge incantate, le montagne incontaminate di granito, gli sconfinati campi e le distese boschive e i reperti archeologici storici, la Sardegna è un’isola ricca di opportunità naturali. Una parte importante della vita agricola della Regione è occupata dalla produzione vinicola che comprende 17 Doc e una Dogc, dal nord di Alghero fino alla zona sud di Cagliari, e che sta vivendo un periodo di trasformazione con l’arrivo di capitali di grandi gruppi imprenditoriali. Il nostro viaggio itinerante tra le meraviglie d’Italia si chiude con la Regione più a Sud d’Italia. Diventata in pochissimi anni una delle terre del vino più conosciute, la Sicilia nell’immaginario collettivo affiora oggi con un’identità ben precisa, microcosmo di bellezze naturali, arte, culture materiali di cui la viticoltura è una delle espressioni più forti ed evocative. Un restyling radicale coraggioso il cui merito va anche a coloro che hanno avviato il Rinascimento del vino siciliano avvenuto nel ventennio più buio della storia contemporanea italiana. E la Sicilia ospita il territorio simbolo della viticoltura eroica per eccellenza, l’Etna, il fenomeno enologico a cui tutti guardano e da tanti considerato l’Eldorado del vino.
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