“Se dovessi scrivere un editoriale sul vino italiano oggi, scriverei di una crescita generalizzata, e di un buon periodo, perché c’è molta più qualità in bottiglia”. E perché, parafrasando Paolo Conte che canta Bartali, “i territori del vino italiano ne hanno fatta di strada”, e se ci sono vini “campioni” ci sono anche “gregari, che possono vincere qualche corsa se il capitano li dà giornata libera”. Una scommessa che ancora deve fare goal? “Impedire che si copino i nostri prodotti: questa sarebbe la vera scommessa, per l’Italia e l’Europa”. Così, nella sua ultima intervista a WineNews, Gianni Mura, maestro del giornalismo italiano, che ci ha lasciato troppo presto, a 74 anni, il 21 marzo, storica firma del quotidiano La Repubblica dalla fine degli anni Settanta. Con le sue bellissime parole, Mura ha raccontato la nostra vita, “corrispondente” delle nostre passioni più autentiche, lo sport, dal ciclismo, tra i più grandi narratori del Tour, al calcio, attraverso le gesta dei campioni più amati, e la buona tavola, che non può dirsi tale senza un grande vino. Passioni che in questi giorni, come lui, si sono fermate, e che, prima di tutto, erano le sue, e sulle quali ha scritto pagine memorabili.
Un connubio, tra vino e sport sempre più stretto, se si pensa al Giro d’Italia e alle tappe dedicate ai territori enoici: “adesso che sono certo che è un’operazione studiata il mio commento è era ora, perché il Tour questa cose le fa da 25 anni - ci disse Mura, firma prima de La Gazzetta dello Sport, Epoca e L’Occhio, poi, per La Repubblica, con Gianni Brera, e con le sue celebri rubriche, “Sette giorni di cattivi pensieri” sul domenicale e Mangia & Bevi su Il Venerdì di Repubblica con la moglie Paola, fino ai giochi di parole, autore anche di romanzi - ed è giusto che una corsa che si chiama Giro d’Italia, Giro di Francia o di Spagna, non si preoccupi solo di salite, discese e arrivi in volata, ma anche di cercare di valorizzare bellezze e bontà dei paesi che attraversa”.
Non c’è penna o firma del giornalismo che non abbia ricordato Gianni Mura con un aneddoto personale, segno che per tutti, di qualsiasi testata ed ogni ambito, e per più di una generazione è stato d’ispirazione. E per questo ci mancherà.
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