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LA SOCIOLOGA

Stiamo riqualificando le nostre abitudini alimentari. Facciamone tesoro per il futuro nel fuoricasa

Così Marilena Colussi. Il valore e il rispetto per cibo e vino sono in primo piano. Gdo ed e-commerce crescono ma non possiamo fare a meno dell’horeca
CONSUMI ALIMENTARI, MARILENA COLUSSI, SPESA ALIMENTARE, Non Solo Vino
Marilena Colussi

“Nell’emergenza che viviamo, da soli, in coppia, in famiglia o con gli amici via social, con il cibo e con il vino ci concediamo un momento di felicità. Questo vuol dire qualificare le nostre abitudini alimentari e del bere, riscoprendone anche i valori di nutrimento, culturali e simbolici, accanto a quelli del piacere e grazie a scelte più consapevoli. E questa buona abitudine dovrebbe mantenersi per quando torneremo alla convivialità fuoricasa”. È l’analisi, a WineNews, della sociologa Marilena Colussi sull’impatto del Coronavirus , tra lockdown e misure per contenere la pandemia, che hanno stravolto la quotidianità a partire dall’approccio ai consumi di prima necessità, ma anche di piacere, dalla tavola al vino, lasciando, forse, una traccia indelebile. Ma anche delle opportunità per il dopo, quando torneremo a consumare il vino e il cibo fuoricasa, consapevoli che, seppur in questo momento particolare crescono i consumi in gdo ed è boom dell’e-commerce, le loro filiere non possono fare a meno dell’horeca.
Il valore del cibo e della filiera agricola sono tornati in primissimo piano, c’è più rispetto: “abbiamo ben capito la loro importanza, dalla terra, alla distribuzione fino all’ultimo addetto del supermercato. Ci consentono di vivere. La filiera ha assunto una rilevanza sempre più sociale, popolare e da gratificare”. Del resto, spiega la consulente di marketing per realtà importanti del food & beverage, “quella che stiamo vivendo è una nuova dimensione, quella dello stare a casa totale, con delle regole completamente diverse rispetto a prima, occupandoci davvero di tutto: acquisti, cucina, lavori domestici, con in più chi ha il lavoro o fa lo smart working, e la gestione dei figli-studenti. Questo ci ha obbligato a fare la spesa in modo del tutto nuovo e più consapevole, sia quando la facciamo vecchio stile al supermercato attrezzati e muniti soprattutto di pazienza per le file, sia recuperando antichissime abitudini come telefonare al panettiere sotto casa per farci portare quello che ci occorre, sia facendola online”.
Nella riapertura parziale e in maniera completamente stravolta della ristorazione nella fase 2, “per il consumatore la paura del contagio rimarrà, finché la scienza non ci rassicurerà, ma le rassicurazioni e la fiducia dovrà darle anche il ristoratore al cliente su tutte le pratiche adottate. Ma poi ci sarà anche una massa critica, e quando ci sarà un livello sufficientemente ampio di riaperture nelle condizioni più rassicuranti possibili, la voglia di uscire e di tornare alla nostre abitudini fuoricasa, che ovviamente c’è ancora, riprenderà”.
Insomma, secondo la ricercatrice, “lo stare a casa ci ha cambiato dal punto di vista psicologico e culturale - sottolinea - e speriamo in meglio, portandoci a comportamenti più virtuosi”.

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