L’anima delle colline Unesco di Langhe-Roero e Monferrato svelata da vignaioli, potatori, cantinieri, bottai, storici, ricercatori e giovani studenti. Paesaggi e storie scandite dal ritmo delle stagioni e dalle pillole di saggezza dell’antropologo Piercarlo Grimaldi. Vendemmie, feste e giochi popolari, architetture rurali e cantine avveniristiche, ciabot e infernot a comporre un mosaico variegato e complesso che anima uno dei distretti enologici più prestigiosi al mondo. Tutto questo è “Vite!”, il docufilm del regista Tiziano Gaia prodotto da StorieDoc e promosso dall’ente che gestisce il sito piemontese, l’Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, con l’obiettivo di far emergere il carattere e i valori che stanno dietro al riconoscimento Unesco, ottenuto nel 2014, attraverso una forma poetica e allo stesso tempo descrittiva, ponendo l’elemento umano e culturale al centro della scena.
Girata nell’arco di due anni, l’opera, 65 minuti di film in alta definizione con una versione sottotitolata in inglese, in attesa di presentazioni pubbliche in cinema e teatri debutta in queste ore sul canale YouTube dell’associazione. “Con questo docufilm - spiega il regista Tiziano Gaia - abbiamo voluto mettere in luce quella dimensione “epica” delle colline del basso Piemonte, che giustifica e corrobora il loro eccezionale valore universale, sancito dall’Unesco. Un paesaggio mentale, oltre che fisico, enfatizzato dai gesti, le parole e i saperi ancestrali del popolo delle colline, le cui altissime competenze fanno di questa antichissima Regione l’emblema dei paesaggi vitivinicoli in Europa”.
Molta enfasi è stata data al materiale d’archivio, rappresentato in primis dalle splendide fotografie in bianco e nero del fotografo-postino di Barolo, Lorenzo Foglio. E un ruolo importante è giocato dalle tradizioni, dai riti e dalle feste popolari. “Il film - sottolinea Gaia - tratta il sito come un immenso set a cielo aperto. I vigneti, le architetture del vino e gli arnesi da lavoro costituiscono uno “specchio magico” attraverso il quale lo spettatore è condotto nella sfera intima e intangibile del paesaggio oggetto della narrazione”.
Il viaggio parte da quel “mare ancestrale” di cui le colline sono figlie, e si srotola capitolo dopo capitolo come il gomitolo di lana rossa lanciato tra i filari da una bambina, simbolo del passaggio di eredità, di famiglia in famiglia. Come dice l’antropologo e già rettore dell’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo Piercarlo Grimaldi, nel suo ruolo di Virgilio all'interno del docufilm, “non c'è stata interruzione di saperi da padre in figlio, da nonno a nipote: tutte le generazioni continuano a narrare incessantemente i miti di questa terra”. È questo il segreto di un patrimonio che è storia contadina, sociale e imprenditoriale.
“Il film - commenta Gianfranco Comaschi, presidente dell’Associazione Patrimonio - è un altro tassello del Progetto Memoria e Tradizioni delle Vigne, realizzato con i fondi del Mibact. L’obiettivo è offrire stimoli ed emozioni a chi vive, lavora, studia e ama questo territorio, cosi come abbiamo fatto con l’archivio multimediale, la piattaforma web con centinaia di immagini, video e testimonianze della cultura del vino, che da poche settimane è a disposizione di tutti”. “L’auspicio - aggiunge Roberto Cerrato, direttore del sito Unesco - è che anche il docufilm possa offrire un contributo alla “comunicazione di territorio” attraverso le voci rappresentative di coloro che quotidianamente sono in campo per custodire e tramandare la cultura dei paesaggi vitivinicoli, patrimonio immateriale dell’Umanità”.
Tante le aziende coinvolte nel progetto: da Michele Chiarlo a Ceretto, da Botti Gamba a Cascina Vano, da Josetta Saffirio a La Casaccia, da Oreste Buzio a Monfalletto Cordero di Montezemolo, da Tenute Cisa Asinari dei Marchesi di Grésy a Vinchio-Vaglio Serra, da Gancia 1850 a Cantine Contratto, da Cantine Coppo a Cantine Bosca a Ceretto.
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