Il Decreto Rilancio, che stanzia 55 miliardi di euro a sostegno delle imprese e dei lavoratori, prevede misure importanti anche per il settore agricolo, illustrate oggi dal Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova dal webinar, organizzato da Ismea “Rilanciamo l’Agricoltura”, insieme a tutti i presidenti delle organizzazioni delle imprese della filiera agroalimentare: Giorgio Mercuri (Confcooperative), Ettore Prandini (Coldiretti), Dino Scanavino (Cia - Agricoltori Italiani), Massimilaino Giansanti (Confagricoltura), Ivano Vacondio (Federalimentare) e Cesare Baldrighi (OriGin Italia).
“Dovremo fare un grande lavoro insieme - esordisce la Bellanova - nel momento del rilancio dell’economia, come auspichiamo, e del nostro settore. Abbiamo la consapevolezza che il settore agricolo è stato spesso considerato marginale, legato al passato, ma l’emergenza sanitaria ci ha portato a riconsiderare la sua centralità: ha posto il decisore politico, e le persone, nella condizione di ragionare su quanto sia strategico. L’agricoltura ci ha permesso di vivere momenti di normalità in una fase in cui di normale non c’era nulla - sottolinea il Ministro delle Politiche Agricole - e di questa strategicità dobbiamo fare un punto di forza, non ricadere nei vizi del passato. Investendo nel settore, come faremo con il Decreto Rilancio e come abbiamo fatto con il Cura Italia e con la Legge di Bilancio. Ci apprestiamo a fare un lavoro importante e specifico con misure orizzontali che prevedono misure per ogni settore, per un totale di 1,15 miliardi di euro stanziati. Per il vino sono previsti 50 milioni di euro destinati alla distillazione, e 100 milioni di euro per la vendemmia verde: non vogliamo che si esca da questa crisi con un abbassamento della qualità.Puntiamo alla sostenibilità economica dei settori di eccellenza, che soffrono la chiusura ed il blocco delle esportazioni e della ristorazione, dalle Dop al vino. Rischiamo altrimenti di indebolirci proprio in quei pezzi che garantiscono maggiore redditività”.
Altra misura fondamentale è “il plafond da 500 milioni per le filiere ancora da individuare”, così come “per Ismea, altri 250 milioni di euro per facilitare l’accesso al credito e sostenere imprese e lavoro, stanziati di concerto con Ministero Sviluppo Economico e Ministero dell’Economia e delle Finanze. Ci sono poi ulteriori 250 milioni di euro per il fondo indigenti, attraverso cui rispondere alle nuove fragilità che la crisi e l’emergenza hanno determinato: sono risorse per acquistare esclusivamente prodotti italiani, anche a denominazione d’origine, per le persone che non hanno accesso al cibo, coinvolgeremo associazioni e Regioni: la chiusura del canale horeca - agiunge Teresa Bellanova - vuol dire più cibo di qualità sul mercato, non facilmente collocabile, con i consumi che si collocano necessariamente su una fascia più bassa. La filiera non si è mai fermata, con quella sanitaria è la filiera della vita, ha consentito al Paese di andare avanti, ma non bastano i ringraziamenti, ci vogliono le risorse, che abbiamo messo in campo”. Ultimo aspetto toccato, a dir poco fondamentale, quello della promozione all’estero, canale fondamentale per l’agroalimentare italiano. “Stiamo lavorando con Ice - conclude il Ministro delle Politiche Agricole - per incrementare le risorse destinate alle campagne di comunicazione all’estero: è bene farci trovare pronti quando potremo andare di nuovo su mercati per noi più importanti, da tornare a presidiare ed a difendere”.
Misure che trovano il plauso - unanime - di tutte le associazioni agricole, concordi però sulla necessità di dare risposte veloci alle aziende. “A disposizione dell’agricoltura un budget importante - dice Giorgio Mercuri, presidente di Confcooperative - in una fase delicata. È vero che siamo tutti in attività, ma ci sono problemi con il canale horeca e dobbiamo fronteggiare costi di produzione in aumento. Importanti saranno i tempi dell’intervento, le risorse vanno messe al più presto nella disponibilità delle nostre aziende. Il mondo agroalimentare si regge sul mercato, ma oltre al Covid ci sono altri problemi, dalla cimice asiatica alle gelate. In questo decreto c’è molto di quello che avevamo chiesto, le risorse a fondo perduto (500 milioni di euro) ci vedranno protagonisti nella loro allocazione. Per quanto riguarda il settore vitivinicolo: tengo a precisare che è un settore che sta soffrendo, nel decreto c’è un impegno sulle rese dei vini generici, ma quando arriverà il decreto attuativo, ci aspettiamo che con la deroga alle 40 tonnellate si guardi anche più in là dell’emergenza. Un altro settore che dovremmo inserire negli interventi previsti - conclude Mercuri - è quello delle cooperative agricole sociali”.
Plaude al “bando per gli indigenti da 250 milioni di euro” Ettore Prandini, presidente di Coldiretti. “Ma è importante fare bandi in tempi brevi, e togliere prodotto dal mercato. Bene il sostegno ai bandi Ismea, fondamentali per linee dirette con istituti di credito ed imprese. Fondamentale sarà poi accompagnare le azioni di promozione, appena la situazione si normalizza, perché è necessario riprendere le esportazioni dell’agroalimentare italiano, contestualmente alla partecipazione alle fiere, da sostenere per rilanciare le filiere. Altra misura importante sarebbe poi non tanto mettere risorse a fondo perduto, quanto un intervento significativo come l’annullamento dei contributi per tutto il 2020. Bisogna Lavorare alla semplificazione del periodo di quarantena per cittadini che provengono da altri Paese a lavorare nei nostri campi: va snellita la burocrazia per salvaguardare la nostra ortofrutta. Per quanto riguarda la vitivinicoltura, molto bene le misure prese per il vino, sia vendemmia verde che distillazione, da ampliare ad annate precedenti, specie per abbassare disponibilità delle Doc e Docg”.
Esprime apprezzamento per la portata delle risorse messe in campo dal Governo Dino Scanavino, presidente di Cia - Agricoltori Italiani, sottolineando però che ora “si tratta di dare esecuzione con rapidità. È una situazione inedita, non possiamo prevederne l’evoluzione, per cui le soluzioni dovranno adattarsi velocemente. Siamo di fronte alle campagne di raccolta, vediamo come reagiscono i mercati, ma è importante un coordinamento con il resto d’Europa, specie Spagna e Francia, facendo attenzione a governare il mercato per evitare azioni di dumping nello stesso mercato Europeo. Dobbiamo spendere velocemente i fondi a disposizione, ma temo sempre che le risorse vadano a chi è in fase intermedia invece che ai produttori agricoli: c’è un problema di utilizzo delle risorse. Chiediamo alla distribuzione di privilegiare le produzioni italiane, e siamo contenti di essere alle battute finali sui protocolli di lavoro che garantiscano in agricoltura la sicurezza sanitaria”.
Massimilaino Giansanti, presidente di Confagricoltura, sottolinea come “florovivaismo, vino, pesca, agriturismo e zootecnia sono i settori più esposti. L’emergenza pone attenzione su agricoltura ed agroalimentare, che torna al centro delle agende politiche di ogni nazione.
Dobbiamo puntare su produzione e competitività: conosciamo i problemi del comparto, costruiamo una filiera che garantisca l’autosufficienza dell’industria agroalimentare italiana. Un passaggio fondamentale poi riguarda la riforma della Pac, siamo in regime transitorio, e quello che si vuole impiantare non è un sistema che può sostenere il comparto dei Paesi del Mediterraneo. Natura e mercato ci mettono nelle condizioni di non poter aspettare, ma dobbiamo anche tornare a sederci intorno ad un tavolo per parlare di strategia, perché abbiamo bisogno di un progetto forte: potremmo utilizzare Ismea come la Mediobanca dell’agroindustria per rilanciare l’agroalimentare nazionale”.
Fondamentale, nella lunga filiera dell’agroalimentare, la trasformazione, rappresentata da Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare. “Siamo complementari all’agricoltura, pur nelle diversità. Trasformiamo il 75% delle materie prime agricole nazionali. Su Sugar tax e plastic tax siamo contenti, così come sulla compensazione Iva passata da 700 milioni di euro ad un miliardo, lo ritengo un capolavoro. Mi premono i dati sull’export, chiodo fisso del nostro settore. Possiamo crescere solo così, nel mondo abbiamo costruito un’immagine straordinaria, che dà persino fastidio a qualcuno: presidiamo il Parlamento Europeo, perché gli aspetti di carattere nutrizionale, che abbiamo già combattuto con il nutriscore, torneranno, e va evitato assolutamente. E poi dobbiamo prestare attenzione ai mercati esteri, non possiamo mollare, sul mercato nazionale la contrazione dei consumi è inevitabile, perché la bolla dell’assalto ai supermercati delle prime settimane di lockdown la stiamo pagando adesso”.
Infine, il punto di vista di Cesare Baldrighi, alla guida di OriGin Italia. “La specificità delle Indicazioni Geografiche aggiunge aspetti di carattere sociale: tutti i nostri prodotti hanno un legame strettissimo con il territorio, contribuendo alle economie ed al lavoro degli stessi. Il decreto è molto utile in questo senso, perché ci concede due opportunità: aiutare gli indigenti trovando uno sbocco alle eccedenze e, con accesso alla liquidità attraverso Ismea, garantire i tempi per ristrutturare le aziende. La ristorazione è determinante in Italia e all’estero per i nostri prodotti, e l’iniezione di liquidità, per riorganizzare la ripartenza, sarà fondamentale”.
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